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Politica | 18 marzo 2012, 19:26

Uncem Piemonte rilancia una mobilitazione a tutela dell'acqua

I Comuni montani del Piemonte e le 22 Comunità montane si schierano compatte contro lo sfruttamento delle risorse idriche

Uncem Piemonte rilancia una mobilitazione a tutela dell'acqua

 

I Comuni montani del Piemonte e le 22 Comunità montane si schierano compatte contro lo sfruttamento delle risorse idriche delle vallate alpine e appenniniche da parte delle grandi imprese multinazionali che sottraggono l’acqua al territorio facendone business milionari e lasciando poche briciole alle Terre Alte. Dopo il “Diga day” del 26 giungo 2010, con le manifestazioni all’ombra dei grandi invasi italiani, gli enti locali riportano sul tavolo uno dei temi più importanti per lo sviluppo socio-economico delle aree montane. Non più politiche di assistenzialismo, ma il diritto di poter utilizzare le risorse – acqua, legno, suolo in primo luogo – per delineare nuove politiche e progetti di sviluppo. A fronte di un miliardo di gettito annuo dell’idroelettrico in Piemonte, al territorio montano “ritornano” con il meccanismo dei sovracanoni solo 20 milioni di euro. Difficile non riconoscere il fenomeno come una “colonizzazione” da parte di grandi imprese multinazionali, supportate dalla rete di rapporti forti tra città e aree urbane. L’Uncem Piemonte rilancia la mobilitazione e propone un nuovo modello di gestione delle risorse naturali  - a partire dall’acqua per scopi potabili ed energetici – all’interno di un Manifesto”, che verrà presentato mercoledì 21 marzo (alle 19) in un convegno a Torino presso la sede della Delegazione, in via Gaudenzio Ferrari 1 (aula magna al secondo piano).

 

All’incontro, al quale sono invitati tutti i sindaci e gli amministratori dei Comuni montani piemontesi, interverranno:

 

Lido Riba, presidente Uncem Piemonte:  “Giù le mani dall’oro blu della montagna”

Roberto Isola e Orazio Ruffino, Uncem:  “Il nuovo modello di sviluppo dell’idroelettrico nelle vallate piemontesi”

Carlo Malerba, Hydrodata Spa:  “L’esperienza della Maira Spa”

Maurizio Rosso, docente al Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Infrastrutture Civili del Politecnico di Torino:  “AlpWater Scarce e l’analisi multicriteri per la scelta delle nuove centraline”

Giovanni Francini, presidente Comunità montana Valli dell’Ossola e sindaco di Druogno (Vb):  “La Superossola contro la nuova colonizzazione”

Marco Cavaletto, presidente PieMonti Risorse:  “PieMonti Risorse per lo sviluppo delle Terre Alte”

Giuseppe Giacomelli,sindaco di Groscavallo (TO):  “La gestione del ciclo idrico e il ruolo degli enti locali”

Enrico Borghi, presidente Uncem nazionale:  “L’economia montana riparte dalle risorse naturali”

 

 

«L’acqua è il volano della nostra economia - spiega Lido Riba, presidente dell’Uncem Piemonte - Già i padri piemontesi della politica per la montagna ponevano il tema del valore dell’acqua per il  territorio negli anni ‘60. Da allora nulla e cambiato. Le centrali idroelettriche che davano lavoro al territorio oggi non lo danno più, i canoni pagati sono gli stessi del 1952 e continua a esserci un assurdo stile politico che considera la montagna un mero costo. Idee senza logica che vogliono penalizzare il territorio dove sono presenti le risorse, messe a disposizione della collettività, sempre prese a costo zero. Ci hanno convinto che la montagna deve essere  povera. La montagna degli anni ‘60 a oggi è stata spogliata del tutto. Una nuova “coscienza di territorio” che possediamo, impedirà che le nostre vallate diventino sempre più luogo di scorribande e prateria facile bersaglio  per le aziende private». «Non permetteremo - prosegue Riba - che i problemi di altri, con un modello sbrigativo, vengano risolti con le nostre risorse. Rubate. Quei 20 milioni di euro che ritornano al territorio a fronte di un miliardo di euro di gettito totale dell’idroelettrico in Piemonte non sono sostenibili. È un furto. Cosa chiediamo? Di poter partecipare con i nostri enti alle gare per la riassegnazione delle concessioni idroelettriche in scadenza. E di avere il 15 per cento del gettito dell’idroelettrico: 150 milioni per lo sviluppo della montagna. Perché non viviamo di assistenza e non vogliamo essere presi in giro dai poteri forti che fanno solo gli interessi delle grandi città. Siamo pronti al dialogo con tutti, a partire da Regioni e Province, per reimpostare quell’assurdo flusso di risorse che oggi dalla montagna vanno solo verso il basso. Vi sono ancora 300 mwatt di potenziale di energia idroelettrica insediabile, tutti con impianti di piccola taglia, sostenibili e perfettamente inseribili nel territorio montano. Gli enti locali hanno avviato nuovi rapporti con alcune imprese pronti a riconoscere il valore vero dello sviluppo e delle risorse. I progetti devono essere inseriti in piani territoriali di valle, che devono poi essere riconosciuti positivamente nelle fasi autorizzative. Pochi punti chiave, sui quali la montagna non può essere scavalcata».

c.s.

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