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Al Direttore | 24 novembre 2013, 08:09

La manifestazione, il corteo o lo "sciopero dello studente" è veramente una risposta civile, culturale e politicamente accettabile alle ingiustizie che la Provincia sta portando avanti?

"Ironicamente mi verrebbe da sottolineare il fatto che, oltre a non andare il sabato, non si sia andati neanche il venerdì e non per demerito della Provincia Granda, ma per scelta personale" - afferma Davide Debernardi

La manifestazione, il corteo o lo "sciopero dello studente"  è veramente una risposta civile, culturale e politicamente accettabile alle ingiustizie che la Provincia sta portando avanti?

In queste settimane dove gli studenti paiono aver perso ogni certezza riguardo il loro futuro scolastico, mi sembra opportuno, se non doveroso, esprimere la mia personale idea in merito.

Due basilari premesse per non esser frainteso o semplificato. In primo luogo sono stato anche io studente delle superiori fino a qualche mese fa, ed è una realtà con problematiche che conosco bene, avendo inoltre rappresentato gli istituti saluzzesi e saviglianesi nella consulta provinciale studentesca l'anno passato. Secondo punto: sono perfettamente d'accordo (e ci tengo a ribadirlo) che la scelta della Provincia di chiudere le scuole il sabato, sia profondamente errata. La mancanza di strutture,soldi e trasposti adeguati non permettono, specialmente in un momento così delicato, la cosiddetta "settimana corta".

Il vero problema, a mio avviso, non consiste nel "fine" di questa manifestazione, ritenuto più che lecito anche da me, bensì nei "mezzi", anzi, nel "mezzo" con cui questo fine voleva esser conseguito.

La manifestazione, il corteo o lo "sciopero dello studente" (solo per citare alcuni sinonimi) è veramente una risposta civile, culturale e politicamente accettabile alle ingiustizie che la Provincia sta portando avanti?

Gli studenti, per la maggior parte minorenni e ovviamente non-lavoratori, hanno il diritto di scioperare e di "tagliare", mi si perdoni la parola, un giorno di scuola per scendere in piazza a gridare "Cara provincia, posso andare  il sabato?"

Ironicamente mi verrebbe da sottolineare il fatto che, oltre a non andare il sabato, non si sia andati neanche il venerdì e non per demerito della Provincia Granda, ma per scelta personale.

La maggior parte dei lettori potrà obbiettare che una manifestazione domenicale non avrebbe avuto alcun senso e sicuramente avrebbe ottenuto meno partecipazione e clamore dai media.

Son d'accordo. Pienamente d'accordo.

A mio avviso, infatti, questa manifestazione non era da fare. Sottolineo il "secondo me", perchè sicuramente non è una posizione condivisa da molti. Mi spiego meglio. Si sarebbe potuto escogitare( per una volta) qualche metodo alternativo, per far capire alle alte cariche che così non si può andar avanti.

La mia personale protesta, non ha avuto la pretesa di esser alternativa, ne tanto meno efficace,  ma forse un po' più fantasiosa dell'ormai superato corteo.

Avendo preparato in precedenza una lettera, indirizzata alla Provincia, in cui spiegavo tutte le mie motivazioni in merito, il giorno venerdì 15 novembre, come tutte le mattine, mi sono recato a Torino per seguire le 6 ore previste dal mio piano di studi universitario. la motivazione era chiara: volevo dare un segnale differente.

Ecco. non sarebbe stato culturalmente più efficace, se tutti gli studenti (200? 300? 1000?) avessero applicato questa protesta o svariate altre, tuttavia culturalmente accettabili? Una normale mattinata di informazione e studio, con uno scopo nobile, volto a combattere una scelta presa senza cultura. Come si fa a criticare un fatto, se lo si affronta nello stesso modo ritenuto illecito e non con il suo contrario?

Detto ciò, pieno rispetto e riconoscimento ai pochi (pochissimi) studenti che venerdì scorso erano in piazza con una propria personale ideologia e motivazione. Volutamente ho tralasciato la questione politica o a-politica della manifestazione perchè mi pare scontata. Le bandiere, le frasi e le immagini che ho avuto modo di vedere  non mi lasciano dubbi circa lo scopo. Sono uno studente: né un politico, né tanto meno un lavoratore. Io ho provato ad agire da studente..sicuramente non sono riuscito nello scopo, ma sono dubbioso anche sulla riuscita degli altri mezzi.

Concludendo, sono felice che si sia aperto un tavolo di confronto sul tema e ancora di più per  l'istituzione del referendum consultivo in ogni istituto della Provincia. Ora torniamo a far gli studenti.

Chiedo scusa per il tono semplicistico della lettera, nella speranza che sia comprensibile ai più.

 

Davide Debernardi

LiberalMente Giovani

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