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Attualità | 28 luglio 2014, 15:12

Mamma, papà, parto per l'estero: da Cuneo alla ricerca di una vita "di quelle che non si sa mai"

Il racconto dell’esperienza di giovani cuneesi partiti per un'esperienza abroad: qualcuno è volato a Londra, qualcuno in Australia. Torneranno? Forse...

Mamma, papà, parto per l'estero: da Cuneo alla ricerca di una vita "di quelle che non si sa mai"

“Sono sempre un po' triste, prima di partire, poi, appena ho chiuso la porta di casa  l'umore improvvisamente cambia e comincia quella frizzante e leggera eccitazione che mi consolerà per tutto il viaggio”. Così Vasco Rossi salutava i suoi fans prima di partire per Los Angeles, la “Città Degli Angeli”, per respirare un po’ di rock e mangiare degli hot dog.

Come il cantante aveva bisogno di “staccare” la spina dalla quotidianità partendo, così tanti giovani di Cuneo hanno deciso di andare all’estero ad inseguire un sogno, una passione, un amore o più semplicemente spinti da una sfida personale e dalla voglia di conoscere. Abbiamo quindi raccolto qualche testimonianza di ragazzi cuneesi in giro per il mondo, ma, seppur residenti in Paesi diversi, accomunati tutti da una qualità che nel XXI secolo è fondamentale: la voglia di mettersi in gioco. Volendo sapere i motivi per cui i giovani decidono di lasciare l’Italia abbiamo chiesto a tutti quanti le motivazioni che li hanno portati a prendere la valigia e salire su un aereo, se sentono una mancanza particolare per qualcosa che hanno lasciato a Cuneo e dove vedono il loro futuro.

Diego è un ragazzo residente a Cork, in Irlanda, che al momento ha due lavori: durante la settimana ha un’occupazione “full time” per Amazon nel dipartimento del supporto ai venditori ma nel week-end si “trasforma” in un barista per il “Costa-Coffe”. In realtà però questo ragazzo ha un desiderio: entrare nell’università di economia a settembre.

Ha deciso di intraprendere questo viaggio inizialmente per imparare meglio la lingua, però pian piano ha cominciato ad intravedere molte opportunità così da convincerlo a rimanere nella verde Irlanda. Al momento non sente molta nostalgia, se non per la sua “vecchia vita” ma non tanto per Cuneo, quanto per gli amici: “Allo stile di vita ci si adatta, dipende molto dalla personalità. Ci sono molti stranieri che si lamentano di essere all’estero e di voler tornare a casa, ma personalmente, penso sia tutta una suggestione. Ci sono persone invece , che vengono costrette a partire e quindi rimpiangono tutti giorni di aver lasciato la loro casa; e altri, come me, che hanno accettato la sfida e ora sono contenti. Però sono stufo della pioggia irlandese!“.  

Dove vedi il tuo futuro? In Italia o all’estero? “Non lo so. Una volta partiti scopri un mondo diverso e capisci che non c’è nulla a tenerti fermo e, che non si può mai sapere come andrà. Non escludo che potrebbe finire in entrambi i modi “.

Successivamente ci siamo spostati nella bellissima capitale dell’Inghilterra: Londra. Abbiamo “scovato” il cuneese Stefano, qui residente da ormai un anno e mezzo. Attualmente lavora in un locale messicano, dove si occupa della gestione della cucina ed è impegnato a migliorare il proprio livello di inglese per poi iscriversi all’università di “business and management”.     

Perché hai deciso di trasferirti? Ci ha risposto: “Prima ho fatto sei mesi a Sharm El Sheikh poi sono rimasto a casa un mese e dopo sono partito per Londra. Mi sono trasferito perché sinceramente mi sentivo soffocato al pensiero di intraprendere la strada di vita che ormai quasi tutti i ragazzi prendono: fine delle superiori, università e poi lavoro. Quasi sempre non si “esce” dal luogo dove si è nati e cresciuti senza vedere cosa ci riserva il mondo. Ho scelto Londra perché al liceo ho sempre avuto l’insufficienza in inglese, quindi l’ho colta come una sfida personale“.                                                                                        

Cosa ti manca di Cuneo ma, più in generale dell’Italia? E, dove ti vedi in futuro? “A me Cuneo piace molto e da quando sono lontano l’ho rivalutata tantissimo: della mia città mi manca la tranquillità, la bellezza del paesaggio. Londra è quasi totalmente invasa da palazzi e talvolta la frenesia di questa metropoli sta un po’ stretta; mi manca molto il cibo italiano. Se il mio futuro fosse in Italia lo vedrei sicuramente a Cuneo, fosse all’estero su qualche spiaggia di un’ isola esotica a vendere cocco: non più in una grande città“.

Dopo aver attraversato il globo è la volta di Luca, un ragazzo che abita a Bondi Beach, Sydney in Australia. Studi o lavori? “Il visto che ottieni qui ti permette una scelta alla volta, io al momento lavoro come bartender; sono suddivisioni prettamente australiane, dietro al bancone vedono due figure: quella del barista e quella appunto, del bartender, nel mio caso si intende colui che si occupa di vino, birra, cocktail ecc..

Descrivici una tua giornata tipo in Australia e una a Cuneo: “In due parole? In Italia pensavo a come sarebbe potuto essere il domani, in Australia invece, penso a come vivere oggi. Il tenore di vita e l’atmosfera positiva che circondano le persone ti cambiano dentro. Non penso che tornerò a Cuneo. Ho trascorso il mese di giugno in Italia, dopo aver vissuto un anno in Australia; vista da fuori ti rendi conto che mentre c’è un mondo che va avanti c’è un’Europa che sta ferma a guardare. Non so dire con certezza se ho intenzione di tornare o no, sono sicuro però che voglio crearmi la scelta di poter vivere altrove perché in Italia purtroppo, non c’è futuro per la nostra generazione".   

Se potessi dire qualcosa ai giovani italiani cosa diresti? “Viaggiate. Non dico di andarvene ma “girate” e aprite la mente: siamo solo un puntino nel mondo ed è solo conoscendo gli altri puntini che possiamo crearci un futuro”.

Tornando in Europa, più precisamente in Svizzera a Menolpisio, troviamo Lorenzo, studente della facoltà di architettura. Non è più in Italia dal 2012 e si trova molto bene. “Dal punto di vista organizzativo la Svizzera ha una marcia in più rispetto al nostro Paese: c’è una serietà molto scrupolosa, anche se, qualche volta eccessiva; però l’Italia è troppo bella per essere rinnegata. Mi manca il “viversela all’italiana”. Però consiglio ai giovani di vivere un’esperienza come la mia: il lasciare tutto e partire aiuta. Aiuta a capirsi e confrontarsi con la realtà in cui nulla è già dato. Inoltre è forse propedeutico ad un futuro di spostamenti“.

Sempre in Europa siamo arrivati in Belgio, dove abbiamo trovato Filippo: “Lavoro come “steward” per la città di Liegè, dove abito da un anno e mezzo, vale a dire una figura per i turisti. Principalmente abbiamo l’uniforme e cerchiamo di attuare progetti per tenere vivo il centro città soprattutto l’obiettivo prefissato è quello di coinvolgere sempre più persone e mantenere il livello di convivialità”.                 

Ti trovi meglio in qui o preferisci l’Italia? “Sicuramente in Belgio. Il sistema, ti permette ancora di prendere delle scelte. In questo Paese se vuoi puoi: riguardo al lavoro, alle tolleranze, la mentalità e l’approccio meno cattolico... Comunque il mio punto di riferimento principale rimane Cuneo. Certamente il Belgio ha una marcia in più rispetto all’Italia. Se il nostro Paese fosse amministrato meglio sarebbe lì casa mia. Qui, è tutto un po’ paradossale: le persone lavorano seriamente, e soprattutto ci sono possibilità. La gente ha animo festaiolo, infatti gli eventi sono molto più coinvolgenti rispetto a quelli italiani.   

Credo che l’unico punto negativo rispetto all’ Italia sia la tossicodipendenza. Qui è più elevata, ma penso sia normale vista la posizione geografica, vale a dire: il Belgio è una piattaforma che gira in mezzo all’Olanda, alla Francia, al Lussemburgo e alla Germania. Trovi ogni sorta di droga, quindi, sempre di più, i giovani sono facilitati fin dall’inizio all’accesso a sostanze sia leggere che pesanti. Queste ultime infatti vengono consumate con molta più leggerezza che in Italia. Nonostante tutto però mi sono trasferito con la voglia di vivere nuove culture, parlare nuove lingue, imparare. In secondo luogo il Belgio è un paese che ha una marcia in più rispetto a molti altri Paesi. Senza parlare la lingua e con pochi soldi in tasca, quando parti, scegli un posto che ti permetta di lanciarti”.

Dove vedi il tuo futuro? “Dove mi porta il vento. Non lo so, per ora penso a trascorrere qualche tempo qui per poter di conoscere tutto più a fondo… La tappa successiva sarà al mare, forse in California“.

CB

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