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Attualità | 24 novembre 2014, 10:16

In Marocco un orto che parlerà il dialetto di Bra

Destinati ad un piccolo villaggio vicino a Marrakech, i soldi raccolti dalla Condotta di Bra

In Marocco un orto che parlerà il dialetto di Bra

Realizzare 10.000 orti buoni, puliti e giusti nelle scuole e nei villaggi africani significa garantire alle comunità cibo fresco e sano, ma anche formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura; protagonisti del cambiamento e del futuro di questo continente. E secondo questo spirito, la Condotta Slow Food di Bra, secondo la sua mission contribuirà in questi cinque anni a realizzare “Orti in Africa”. Dopo la cena del “Bagne nt’oeli” dello scorso 30 luglio si erano raccolti 900 euro che si volevano destinare alla realizzazione di un orto in Africa. E il primo sarà realizzato in un villaggio che si chiama Ait Boucili, a 40 km a sud di Marrakesh, dove due fratelli Aziz e Mohamed, hanno fondato una cooperativa con lo scopo di aiutare la gente del loro villaggio, a preservare le tradizioni rurali e al sostentamento e alla creazione tra i giovani di sensibilità all’agricoltura con l’obiettivo in primo luogo di creare un allevamento di capre per la produzione di formaggi di capra. “L’anno scorso avevo conosciuto i due fratelli durante un viaggio nel Sud del Marocco – ci dice uno dei due membri della Condotta di Slow Food di Bra che la scorsa settimana hanno visitato le terre che dovrebbero ospitare l’orto – e avevo intuito sulla bontà del progetto e della voglia di fare qualcosa per preservare le tradizioni agricole. La gente è affidabile, il posto ha molta acqua e negli intenti di Aziz e Mohamed, dovrebbero essere inseriti nel progetto alcuni giovani del villaggio. Con il responsabile di Slow Food per il Sud Marocco, un giovane di 27 anni che anch’egli si chiama Aziz Elgasmi abbiamo visitato il territorio, imbattendoci in una agricoltura piena di tradizioni come il villaggio vicino al nostro dell’orto che si chiama Ait Said, dove la spremitura delle olive per la produzione di olio avviene ancora con l’asino che gira la macina da frantoio”.

Non sono mancati i contributi da Bra per la buona realizzazione del sopralluogo dove sorgerà il nuovo orto, come quello fornito dal consigliere comunale e dipendente Slow Food, Abderrahmane Amajou e lo studente dell’Università di Pollenzo, John Wajnu. Ora nelle prossime settimane dovrebbe partire l’iter per far iniziare nel villaggio l’orto: uno dei 10.000 orti in Africa parla braidese.

V.A.

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