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Agricoltura | 13 dicembre 2014, 17:09

Imu Terreni agricoli: pagamento rinviato al 26 gennaio

Il viceministro Olivero: “Nel frattempo i Comuni possono accertare l’eventuale maggior gettito”

Immagine di repertorio

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La tassa Imu riguardante i terreni agricoli sta causando preoccupazioni e incertezze su più fronti. Fino al 2013 i proprietari delle aree nei Comuni classificati, da un legge del 1977, come montani o collinari, non dovevano versare l’imposta. Tutti gli altri sì. Con l’entrata in vigore del provvedimento del 23 giugno 2014 si stabilisce che, a partire da quest’anno, quindi con effetto retroattivo, la classificazione avviene in base all’altitudine riportata nell’elenco dei Comuni italiani predisposto dall’Istituto nazionale di statistica (Istat).

Diversificando tra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nell’apposita previdenza e gli altri proprietari. In pratica, la norma prevede l’esenzione totale (lavoratori del settore e altri proprietari), solo più per i terreni agricoli nei Comuni a un’altitudine posta oltre i 601 metri. Fra i 281 e i 600 metri non devono pagare i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli, mentre gli altri proprietari sono tenuti a versare il dovuto.

Inoltre, sempre nella precedente forbice di quota, non pagano la tassa i coltivatori che affittano i loro terreni ad altri imprenditori agricoli. Tutte le aree possedute sotto i 281 metri di quota dai lavoratori del settore e da altre persone sono soggette all’Imu, secondo le disposizioni normative attualmente in vigore.

Il pagamento per chi non è più esente, compreso l’acconto dello scorso mese di giugno, deve essere eseguito, in unico importo entro il prossimo 16 dicembre. Il provvedimento, pur venendo incontro e salvaguardando un buon numero di operatori del settore agricolo, taglia, comunque, drasticamente gli Enti locali con i terreni esentati in modo totale: in Italia 1578, contro i 3524 precedenti. Quindi, con un maggior gettito calcolato in 350 milioni di euro. Tre, soprattutto, le contestazioni: la diminuzione, rispetto a prima, dei Comuni considerati montani e quindi l’ulteriore danno per un territorio già debole e svantaggiato; la suddivisione in base alla sola altitudine senza tenere conto dei parametri ambientali e di redditività dei terreni e i soldi incassati in più che, pur rimanendo nelle casse degli Enti locali, vengono compensati, per l’importo corrispondente, da minori trasferimenti da parte dello Stato. Le richieste di modifica della legge sono state molte. Anche per porre mano a una certa fretta con la quale è stata scritta. Il decreto attuativo, infatti, porta la data del 28 novembre scorso.  

Cosa dice Andrea Olivero, viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali? “Per andare immediatamente incontro alle sollecitazioni provenienti dal territorio e “sanare” un’ingiustizia - spiega - come ministero delle Politiche Agricole abbiamo ottenuto che il Consiglio dei ministri di oggi, venerdì 12 dicembre, approvi un decreto con la proroga, al 26 gennaio 2015, del versamento dell’Imu sui terreni agricoli. Per cui, chi in base alla norma dello scorso 28 novembre, doveva pagare l’imposta entro il 16 dicembre, non è più tenuto al rispetto di quest’ultima scadenza”.

Inoltre? “C’è stato l’ulteriore nostro invito a togliere la retroattività del decreto, facendo entrare a regime il nuovo sistema solo dal 2015. Nel frattempo, in questo periodo di oltre un mese, i Comuni interessati dal provvedimento possono effettuare l’accertamento convenzionale del maggior gettito della tassa ai fini del bilancio 2014”.

Avete dei problemi su questo aspetto? “Bisogna trovare la copertura per gli eventuali mancati introiti dei Comuni che, però, il ministero dell’Economia ha già “caricato” sugli stessi Enti locali, indicando, per loro, i relativi minori trasferimenti. Ma i Comuni quelle risorse le hanno inserite a bilancio nel previsionale di inizio 2014. Di conseguenza, non potevamo creare, a fine anno, un’ennesima passività nei loro confronti costringendoli a una variazione, tra l’altro, su soldi già spesi”.

Quindi? “Stiamo chiedendo, con forza, che si trovino le risorse per coprire l’eventuale “buco”. Purtroppo, gli interessi del nostro ministero non sempre collimano con quelli del ministero dell’Economia. Nonostante la struttura delle Politiche Agricole abbia rispettato i tagli del 3% introdotti dalla nuova Legge di Stabilità”.

Rinvio significa anche rivedere i parametri del decreto Imu del 28 novembre? “Pur in presenza di tempi piuttosto stretti, perché volevamo una proroga decisamente più lunga, la nostra intenzione è di proporre modifiche su due questioni. La prima riguarda la classificazione dei terreni, che deve essere fatta non solo in base all’altitudine, ma tenendo conto del loro pregio e, quindi, della loro redditività. Sarebbe interessante, ad esempio, visti i molti dati già disponibili in questo senso, andare a differenziare le aree per pendenza, anziché per altimetria”.

Il secondo problema?Se rimanesse il parametro altitudine, occorre, comunque, superare il dato Istat con riferimento alla sede del Palazzo municipale. Nel nostro Paese, infatti, e non solo in provincia di Cuneo, ci sono Comuni collinari i quali hanno sul loro territorio terreni che sarebbero totalmente esentati dal pagamento dell’Imu perché superiori ai 601 metri e altri no in quanto posti sotto a quella quota. Si creerebbe così il paradosso per cui il proprietario di due aree agricole situate in Comuni diversi, però confinanti, per una superficie dovrebbe pagare e per l’altra no. Una discriminazione inaccettabile”.

Cosa intendete fare nei prossimi mesi?Dopo aver ottenuto la proroga del versamento del 16 dicembre, convocheremo tutte le rappresentanze agricole per affinare i criteri di calcolo dell’Imu. Partendo dalle basi citate prima”.

Era proprio necessaria questa nuova norma sulla tassa?Una volta rimodulata in modo più equo ed equilibrato, ha degli aspetti positivi. Intanto agevola, con l’esenzione, i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali: quindi chi opera nel settore. Poi, incentiva i proprietari dei terreni che li lasciano incolti e abbandonati a venderli o affittarli, rendendo disponibili, per la produzione agricola, ulteriori aree: più numerose di quanto si possa pensare e a volte anche di pregio. Con le opportune modifiche questo provvedimento, in realtà, non rappresenta un ostacolo, ma un importante alleato per il mondo agricolo”.

rg

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