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Al Direttore | 25 gennaio 2015, 16:10

Carnevale, tra finzione e realtà

Riceviamo e pubblichiamo

Carnevale, tra finzione e realtà

Arriva il mese del carnevale, delle maschere, delle giostre…un mese a due facce, triste come sa esserlo l’ultima parte dell’inverno e spensierato come vorrebbe farlo apparire il carnevale.

Si affacciano alla mente i ricordi di un tempo: i bimbi mascherati, il mio era un completo giallo da cinesino con tanto di treccina, i carri che percorrevano il corso centrale della città lanciando caramelle in un mare di coriandoli che poi, la sera, finivano puntualmente sul pavimento di casa tra rimbrotti e proteste di chi poi avrebbe dovuto pulire.

Gli anni passano, ma certe sensazioni rimangono vive nei ricordi, fanno parte di un “trascorso” che traghetta verso il domani, di momenti quasi immutati nel tempo

Certo ora i carri sono più tecnologici, ai coriandoli si alternano le bombolette che spruzzano schiuma, ma il senso del periodo che stiamo vivendo rimane immutato.

Di “carnevali” ne ho visti tanti: da Viareggio a Nizza, da Ivrea a Putignano ed a Venezia passando per quelli così detti “minori”, che peraltro mantengono la genuinità delle tradizioni.

Nel cuore resta l’impressione di tristezza che si cela dietro le maschere, di un tentativo di “essere allegri per forza” anche se il cielo ancora grigio, l’aria pungente, a volte la neve inducono ad altri pensieri.

La gastronomia, con i suoi risotti, il cotechino ed i tanti dolci come sempre corre in aiuto.

Alla fine il quadro è a tinte variabili, come il momento che si attraversa.

Perché l’impressione è quella di viere in un “perenne carnevale” con tante persone chiamate a svolgere il ruolo che la parte assegna, convinti di recitare e non di vivere la “vera” quotidianità.

Così crisi, violenze, difficoltà, eventi di alta drammaticità e di forte tensione quasi si confondono e fatichi a comprendere come stiamo affrontando momenti veri e non una finzione destinata a finire con l’ultimo carro che rientra nel proprio silos dopo la sfilata. 

E allora confondi i confini tra verità e finzione e tutto sembra un grande carnevale con una straordinaria regia…poi la realtà prende il sopravvento e realizzi che quello che stai vivendo è verità, che i fatti che turbano e sconvolgono la vita non sono una recita con personaggi di cartapesta.

E allora ti vien voglia di rifugiarti nei ricordi, di rivivere la passeggiata vestito da cinesino, riassaporare il gusto dei bonbons di zucchero caramellato…

E il carnevale, quello vero, quello delle maschere disegnate sul quaderno di scuola riprende il suo corretto ruolo, perché “semel in anno licet insanire”.

Già…semel in anno: troppi se lo sono scordato!

 

Beppe Tassone

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