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Attualità | 13 febbraio 2015, 14:39

Lo stragismo dei Boko Haram nigeriani raccontato da Don Piermario Brignone, parroco di Bagnolo Piemonte e missionario

La testimonianza di un missionario nelle terre colpite dal terrorismo

Lo stragismo dei Boko Haram nigeriani raccontato da Don Piermario Brignone, parroco di Bagnolo Piemonte e missionario

E’ ormai passato più di un mese dall’assalto parigino alla redazione di Charlie Hebdo, un attacco che ha scosso il mondo intero e in particolare la nostra Europa, inerme davanti al terrorismo dello Stato Islamico. Da quel giorno l’ombra del califfato si è palesata in tutta la sua crudeltà costringendo gli stati europei a considerare seriamente il problema.

Ci sono però stragi invisibili, comparabili a quella della redazione parigina, che sembrano non scalfire l’interesse comune del nostro vecchio continente: stiamo parlando dei Boko Haram nigeriani, organizzazione terroristica nata nel 2001 e dal 2014 alleata con Abu Bakr al-Baghdadi.

I Boko Haram sono autori di centinaia di omicidi, carneficine e stragi brutali che hanno colpito anche comunità e chiese cattoliche in Nigeria e in Camerun dove sono presenti missionari europei.

Abbiamo chiesto di parlare di questa triste pagina della storia contemporanea con Don Piermario Brignone, parroco dronerese, attualmente sacerdote presso la parrocchia di Bagnolo Piemonte impegnato fino a due anni fa in viaggi di missione sul confine tra Camerun e Nigeria, proprio nei territori attualmente sotto attacco dei Boko Haram.

Don Brignone cosa è successo con i Boko Haram?

Da quanto vedo in TV e leggo sui giornali non riconosco il Camerun  che ho lasciato da neppure due anni. Ero proprio al Nord Ovest, sul confine con la Nigeria, nella zona dove in questi mesi ci sono stati rapimenti, sequestri, massacri e uccisioni, anche di persone che conoscevo. In Nigeria sono stato poche volte, solo per andare al mercato. Il Camerun del Nord, per il commercio, vive in gran parte dei prodotti che arrivano dalla Nigeria: medicinali taroccati, benzina di contrabbando, elettrodomestici, moto, ricambi; sovente si tratta di prodotti  “cinesi”, che transitano dalla Nigeria, dove la dogana è più bassa e la frode più facile e diffusa.

Sapevamo del Boko Haram, ma prima del 2012 non si era ancora manifestato in Camerun, anche se qualcuno diceva già che c’erano degli infiltrati e delle cellule in formazione a Maroua e a Mora. Ai suoi inizi (2003-04) il governo nigeriano, tramite esercito e polizia, aveva reagito brutalmente, con la sola forza, pensando di schiacciare ed eliminare Boko Haram; il loro capo e fondatore, Mohammed Yusuf  è stato eliminato nel 2009, con altri del gruppo, quando era in prigione. Questa reazione brutale e umiliante da parte di forze dell’ordine per nulla credibili, perché non disciplinate, non formate e molto corrotte, capaci solo di usare la forza per reprimere, ha procurato simpatia e sostegno nella popolazione verso Boko Haram. Non si deve dimenticare che Boko Haram è iniziato come denuncia e reazione alla corruzione e ingiustizia dilaganti in Nigeria, e ora, per gli stessi  motivi, trova  un terreno favorevole anche in Camerun.

Quanto c’è di religioso in queste stragi?

Sempre meno e il poco che rimane è un pretesto, che però fa presa sulla povertà e sull’ignoranza; questo non è nè Islam né Cristianesimo. D’altra parte hanno fatto attentati terroristici anche nelle moschee.  Boko Haram sfrutta il malcontento diffuso, recluta giovani con poche decine di euro, con una moto, un telefonino, qualche abito, un po’ di droga.

Questi giovani sono inviati a commettere azioni compromettenti e non possono più “tornare indietro”. Ma chi è Boko Haram? Da chi è rappresentato? Non si sa bene, e ora si sta anche dividendo; alcuni gruppi dissidenti ora si limitano ad arrivare sui mercati,  o di notte nei villaggi, sparare qualche colpo, gridare BOKO HARAM, così la gente scappa terrorizzata, loro rubano quanto possono e se ne vanno. Boko Haram è stato preso alla leggera ai suoi inizi, sia in Nigeria che in Camerun;  pur in modo delirante, denunciava  l’ingiustizia sociale e la corruzione di questi stati. Tra tante altre, una cosa mi fa male: sia il Camerun che la Nigeria hanno molte terre non coltivate e che sono anche fertili; i governi invece di predisporre piani e riforme che favoriscano  la gioventù perché le coltivi e viva del suo lavoro e nel suo paese, le “affitta” per molti anni ad altri stati, interessati al suolo e ancor più al sottosuolo, che si rivela ricco, per cifre irrisorie e… grasse tangenti. Così i giovani sono spinti a fuggire, anche attraverso il deserto e sui barconi, in cerca di qualcosa che vedono in TV e sognano di trovare. I nostri paesi, occidentali e orientali, a questi regimi dittatoriali che si eternizzano al potere vendono armi, fanno prestiti e danno aiuti, che spesso “tornano a casa” per pagare armi, macchinari, forniture che noi vendiamo loro. Al posto di istruttori militari e agenti di intelligence ( e mercenari che circolano ancora facilmente in Africa) ci fossero più agronomi e docenti vari; più libri e attrezzature e meno fucili.

Qual è, secondo lei, il modo migliore di agire per fermare questo scempio?

Due anni fa ero ancora in Camerun e non abbiamo minimamente previsto qualcosa di questo genere, quindi non faccio l’indovino.  Ho però qualche convinzione: Boko Haram non realizzerà il suo sogno; non ha programmi, distrugge solo, non costruisce; insegna solo a gridare, odiare e uccidere; non ha personalità e capi di spicco, non ha un pensiero, neppure religioso; però può fare ancora molti guai, molti morti e lascia paesi ancora più divisi.

Nigeria e Camerun non saranno tranquilli finché non ci sarà più giustizia sociale, meno corruzione e se i giovani non avranno qualche prospettiva e speranza di vivere degnamente nel loro paese, che ha le risorse necessarie. Intanto si stanno creando divisioni, si instaurano pregiudizi in un paese dove non c’era tensione tra le varie religioni.

Le ferite metteranno molto tempo a cicatrizzare. Questo dice ancora di più che è urgente costruire e presto, su basi nuove. Sovente dicevo ai giovani, quando ero in Camerun: “Non stiamo solo a denunciare ciò che non va, soprattutto non aggiungiamo mattoni alla casa della corruzione e dell’ingiustizia; portiamo il nostro mattone per costruire la casa dell’impegno, della verità, della giustizia. I grandi muri non si buttano giù con una spallata; bisogna scalfirli alla base, creare infiltrazioni, come fanno le termiti,  poi crollano da soli per implosione, la storia lo insegna! Si toglie solo ciò che si sostituisce”.

Da diversi anni ormai stiamo vedendo che guerre e repressioni non risolvono, preparano solo altre guerre e altre repressioni. Se invece di armare gruppi estremisti che sovente poi, come insegna ancora la storia recente,  si ritorcono contro chi li ha armati e addestrati, si aiutassero di più sul posto i moderati che provano a fare delle riforme. Io poi sono sempre più convinto che le vere riforme e rivoluzioni partono da dentro, altrimenti rimangono superficiali e per questo non trovo maestro migliore che Gesù Cristo e il libro più rivoluzionario che ho letto è il vangelo. 

daniele caponnetto

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