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Agricoltura | 31 marzo 2015, 06:46

Castagneti da frutto e Pac

La castanicoltura nella nostra provincia continua a rappresentare un’attività importante, con produzioni di qualità riconosciute in tutte il mondo

Castagneti da frutto e Pac

La castanicoltura, attività che in provincia di Cuneo sa unire tradizione e passione con la tecnica e la ricerca - dichiara Marco Bellone, esperto castanicoltore di Boves - si trova ad affrontare la sfida con la competitività e l’innovazione del settore. Pur obbligata a fare i conti con lo spopolamento delle aree montane, i costi crescenti per chi resiste, la competizione globale ed il deperimento a causa di malattie e di nuovi parassiti, la castanicoltura nella nostra provincia continua a  rappresentare un’attività importante, con produzioni di qualità riconosciute in tutte il mondo.  Il Cipat/Cia di Cuneo ha più volte segnalato alle istituzioni  provinciali e  regionali l’importanza del recupero dei castagneti, sia di quelli abbandonati o di quelli, pur in produzione, ai quali da parecchi decenni non sono più state effettuati interventi colturali, quali concimazione e potatura. Nel momento in cui sta per vedere la luce il PSR 2015-20120 anche in Piemonte, occorre approfittare di questa occasione per destinare risorse alle innovazioni nel settore castanicolo al fine di sostenere questa attività agricola sia per i giovani che intendono tornare in montagna  sia per il rilancio del mercato delle castagne e sia, non ultimo, per il ruolo strategico del castagneto nella protezione del suolo dai dissesti idrogeologici, occupando le pendici più acclivi  e le parti più antropizzate del territorio montano oltre a considerare  l’alto valore naturalistico che i castagneti esprimono. Di recente, presso il competente Ministero delle Politiche Agricole, si è tenuta una riunione sulle problematiche della castanicoltura. Gli argomenti trattati sono stati il castagneto da frutto e la sua ammissibilità ai contributi previsti dal primo pilastro della Pac e le misure dei PSR 2014 - 2020 a favore del castagno. Nell’ambito della riunione Agea ha precisato che nella nuova programmazione sono previsti due codici distinti per il castagneto “da frutto” e per quello “da bosco”. Il problema è che non è prevista una definizione per il castagneto da frutto. Certamente non aiuta l'enorme disomogeneità delle superfici a castagno sul territorio nazionale ma una situazione indefinita è da sempre foriera di problematiche che inevitabilmente ricadranno sui richiedenti. Una proposta era emersa dal tavolo castanicolo nazionale e che prevedeva 5 condizioni per individuare il castagneto da frutto:

  1. popolazioni di Castanea sativa, castanea crenata e relativi ibridi
  2. appezzamento minimo 2000 mq
  3. n° piante 30 - 220/ha (densità derivata dall'analisi di tutti i disciplinari DOP/IGP);
  4. adozione di adeguate pratiche agronomiche (spollonatura e controllo delle specie arboree e arbustive indesiderate)
  5. almeno il 90%delle piante innestate.

La definizione delle caratteristiche del castagneto da frutto - rileva ancora Bellone -  è propedeutica a distinguere queste superfici stimate in circa 50.000 ettari dalle rimanenti destinate a bosco - legno - abbandonate che coprono circa 700.000 ettari in tutta Italia. Relativamente al secondo pilastro della Pac sono state illustrate le scelte dei PSR di alcune regioni in materia di castagno, in particolare in Calabria. Siamo fiduciosi che anche il Piemonte, come più volte assicurato, vorrà indirizzare apposite possibilità di investimento ( lavori di pulizia e mantenimento del castagneto, contributi per la  meccanizzazione, potatura) nelle previste misure agro ambientali”.

C.S.

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