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Curiosità | 19 aprile 2015, 17:51

Una lettera semiseria da parte di un allevatore di Tarantasca sui cormorani, la "peste nera"

Il nostro lettore replica alla lettera inviataci dal presidente del lago "Isola di cavallermaggiore"

Una lettera semiseria da parte di un allevatore di Tarantasca sui cormorani, la "peste nera"

Caro direttore,  

lei permette che risponda al Presidente del Lago Isola di Cavallermaggiore il quale ad un certo punto della sua mail scrive: “Associazioni e privati, a spese proprie immettono pesci subendo, al pari degli allevamenti commerciali, perdite continue per il prelievo diretto e per la morte del pesce a causa delle ferite inferte dal becco dei cormorani.” “Alcune amministrazioni, come quella provinciale di Sondrio o come ad Oristano, hanno approvato delle delibere che autorizzano l'abbattimento dei cormorani.” …“la peste nera”.   

Vede caro signore, quando andavo a scuola c’era una mia compagna che venendo come me dai campi si sentiva inferiore ai vari figli di avvocati, dottori e dirigenti cuneesi, tanto da stentare ad inserirsi. Essendosi confidata le consigliai di spacciarsi per figlia del Presidente senza star lì a specificare alcunché. Ebbene lo fece acquisendo a quel modo sicurezza, e nel giro di qualche settimana oltre ad aver migliorato il profitto nello studio, iniziò persino ad integrarsi nel gruppo delle mafiosette cittadine.

Badi che non le avevo consigliato di mentire, suo padre era davvero presidente della ‘centrifica’! Naturalmente mai mi permetterei di sminuire chi ricopre qualche carica se l’onestà gli appartenesse.

Sono allevatore da oltre cinquant’anni e sentendomi definire commerciale già che lei non ha specificato di intendere un solo ramo di codesta categoria, m’ha messo la pulce nell’orecchio, così ho letto tutto l’articolo con attenzione e ora mi sento in dovere di sottolineare alcune cosucce che lei ha accuratamente omesso di scrivere per potersi erigere sul piano della nostra categoria.

Gli allevatori hanno strutture, cioè infissi assai costosi a protezione dei loro allevati, condizionate da innumerevoli richiesti inderogabili di ASL, di Benessere animale, di politiche Comunitarie, di antinfortunistica e di tutto l’ambaradan a cui l’imprenditoria agricola deve obbligatoriamente sottostare, contributi unificati compresi.

Sappia che ci obbligano a fornire agli animali allevati dei giochi perché essi non abbiano ad annoiarsi e badi che non ce la passerebbero se posizionassimo a loro portata dei cruenti ami, ma pretendono proprio che si usino oggetti burocraticamente definiti ‘materiali da indago’ anche costosi.

Come se non bastasse, mi creda, alle spalle ci dev’essere anche un sacco di costosissimo terreno spesso valutabile in alcuni milioni onde poter praticare la professione. Poi alla fine di tutto rimangono le deiezioni e per esse ci vogliono capacità di stoccaggio, di spandimento senza superare ovviamente il carico azoto-ammoniacale dei substrati e altre infinite limitazioni spesso insensate, ma che ci sono e che dobbiamo rigorosamente rispettare, perché a noi non è permesso disfarci della cacca dei nostri animali mandandola nei corsi d’acqua come fanno i pescicoltori sportivi.

Vede questo comporta essere allevatore, e suppongo sia cosa ben diversa dal suo hobby. Ovviamente se vuol paragonarsi alla nostra categoria non dimentichi che noi produciamo cibo per la comunità e non semplice sollazzi di una cattiveria inaudita, che per divertimento infligge sofferenza in esseri viventi piantandogli in bocca gancetti metallici.

Io a differenza di molti queste osservazioni credo di potergliele fare perché non ho mai chiesto un solo centesimo di contributo a nessuno, nutro l’idea che essi surrighino la capacità imprenditoriale e non condividendoli ho l’onestà di non usufruirne. Fattole notare la differenza tra un allevamento e un laghetto grosso meno della mia aia, c’è pur sempre più d’una soluzione al suo problema.

Invece di invocare la morte altrui per poter continuare magari ella stessa ad infliggere inutile sofferenza, protegga il suo ‘allevamento’ come fanno i frutticoltori contro l’inclemenza che pur per essi viene dal cielo. E se i costi fossero improponibili per il divertimento che in fondo ne traete, invece di immettere pesci veri introduca quelli in silicone, oggi ne esistono persino di programmabili con varie difficoltà di cattura. Non dovendo poi più attuare ripopolamenti conterrebbe i costi e al tempo stesso fregherebbe i cormorani che a quel punto potrebbero diventar per il suo laghetto orgoglio d’ornamento. Non le pare?

Buona pesca signor presidente e visto che al nostro fratello pastore è stato detto di custodirsi gli animali se non vuole che il lupo si serva per il proprio desco, faccia lei altrettanto che così renderà euforici gli animalisti, ai quali non appartengo solo perché ho a differenza loro, coscienza che senza mangiar altri esseri viventi non camperei!   Ringrazio il direttore  

per lo spazio e saluto Angelo d’Rabirìl

rg

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