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Politica | 24 aprile 2015, 15:34

"Un'utopia possibile" la lettera del sindaco Maurizio Marello

Il sindaco di Alba a proposito del 25 aprile

"Un'utopia possibile" la lettera del sindaco Maurizio Marello

Sono trascorsi 70 anni dalla definitiva liberazione del nostro Paese dall'oppressione nazi-fascista, frutto della lotta partigiana e dell'intervento delle forze Alleate. Sembra un fatto apparentemente ormai lontano, eppure credo sia più vicino a noi di quanto possiamo pensare. Questo perché sono purtroppo di oggi,  quegli istinti di intolleranza, di diffidenza, talvolta di palese razzismo che portarono l'Europa tra gli anni 20 e 30 del '900, nell'abisso delle dittature. Così come è di stretta attualità la montante idea che le istituzioni democratiche non siano idonee ad affrontare i problemi del nostro tempo e che possa essere più efficace la soluzione “dell’ uomo solo al comando” allora drammaticamente sperimentata.

Il cuore dell'uomo è sempre lo stesso e, come dicono le Sacre Scritture, è insondabile dal pensiero umano. Proprio per questo la storia si può ripetere. Siamo allora chiamati con vigore e lucidità a rinnovare quei valori di uguaglianza, libertà, giustizia e democrazia che la Resistenza e la Carta Costituzionale hanno inciso nella nostra storia personale e comunitaria, garantendo 70 anni di pace al nostro Paese.

E di conseguenza siamo chiamati a costruire una nuova Europa dei popoli, quella sognata da Altiero Spinelli e da Alcide De Gasperi, capace di dare stabilità ad un continente che fu lacerato da una guerra che provocò milioni di morti. Un’Europa vera casa comune di tutti noi, "nostro Paese", unita non solo dal collante della moneta ma soprattutto da una cittadinanza autenticamente comune. Questo processo è oggi insidiato da un lato dai nazionalismi interni a ciascun Paese membro e dall'altro dalla sempre più forte pressione di popoli che fuggono dalla povertà, dalle guerre, dalla miseria più disumana. L'Europa che dobbiamo costruire esige il superamento degli egoismi e l'apertura dei nostri orizzonti verso quella parte di umanità che  "grida giustizia".

Ricordare la nascita della nostra democrazia a 70 anni di distanza, significa allora pensare a qualcosa di nuovo, di inedito: l'edificazione di una vera democrazia globale, oltre ogni singolo Paese. Non so se sia un'utopia, ma non possiamo più essere indifferenti a ciò che accade alle porte di casa nostra. E queste porte raggiungono ormai i confini più estremi della terra. Noi tutti, figli delle democrazie europee ed occidentali nate dal dopoguerra, abbiamo una grande responsabilità: contagiare il mondo che soffre con i valori di giustizia sociale, uguaglianza, dignità  che abbiamo ricevuto in eredità dai nostri padri. Così onoreremo veramente questo anniversario.

Così la fraternità prevarrà sulle barbarie. Viva il 25 aprile.

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