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Curiosità | 13 febbraio 2016, 17:48

"Zero": 20 "scalini narrativi" per scendere a fondo nel mondo delle dipendenze

Quattro chiacchiere con una delle autrici coinvolte nel progetto, la cuneese Elisa Bellino

La copertina di "Zero"

La copertina di "Zero"

Qualsiasi progetto culturale di matrice giovanile ha merito e importanza già di per se stesso, e spesso ha trovato posto sul nostro giornale. Personalmente, però, mi sento di guardare con interesse specialmente a quelli che hanno a che fare con il mondo della narrativa, lunga o breve che sia (gusti personali): per questo, ho deciso di fare quattro chiacchiere con Elisa Bellino, 26enne di Robilante che assieme allo scrittore napoletano Marco Peluso e ad altri ha dato vita alla raccolta di racconti (20 per 14 autori diversi) dal titolo “Zero”.

TCN: Di che cosa tratta "Zero", e come? Perché la scelta di raccontare le dipendenze?

EB: Sembrerà banale dire che Zero nasce dalla passione per la scrittura, ma la realtà è che è nato da una mia stupida domanda impertinente fatta a Marco Peluso, scrittore già padre di diversi libri, nonché del progetto stesso. La volontà era quella di scrivere a 4 mani; io abbraccio spesso tematiche scomode, quali la violenza sui più deboli, femminile, infantile, le malattie mentali, i disturbi alimentari... Marco si occupa spesso della vita di strada nei suoi libri. Quale tematica scegliere se non "le dipendenze"? Non ho avuto alcun dubbio a riguardo. Di quello volevo scrivere. Raccontare le dipendenze per rendere visibile l'invisibile, per rompere i tabù, per andare oltre gli stereotipi, per raccontare un mondo che la gente preferisce non vedere.

TCN: "Zero". Perché questo titolo?

EB: Perché era il titolo perfetto. Perché “zero” ti resta quando sei travolto da una dipendenza, “zero” ti rimane quando l'ossessione ti spinge sempre più giù nel vortice, “zero” vuole essere un conto alla rovescia verso l'annullamento. Perché una dipendenza porta ad annullarsi, a perdere il proprio essere, a perdere ogni lucidità e controllo. E credo sia importante dare luce alle dipendenze nel senso globale del termine, in quanto siamo tutti dipendenti da qualcosa. Inoltre "Zero" è anche il titolo di un racconto all'interno dell'antologia, scritto da Itacchia Spillo.

TCN: Come e perché avete deciso di utilizzare, come forma espressiva, la narrativa breve e la raccolta di racconti?

EB: In realtà la volontà di usare la narrativa breve nel progetto è stata una questione puramente personale, in quanto solo quello so fare! Ho la tendenza a essere troppo breve nelle short story, e troppo lunga negli articoli di giornale (di cui anche mi occupo). Dunque una raccolta di racconti mi calzava a pennello!

TCN: Come avete "rintracciato" gli autori i cui racconti sono andati a comporre il libro? Come hanno accolto il progetto? E le case editrici cui vi siete proposti?

EB: Della parte "tecnica", di reclutamento si è occupato Marco, in quanto essendo già un autore presso la stessa casa editrice (la Damster), ha proposto il progetto a diversi altri da lui conosciuti. L'idea iniziale era quella di proporre il progetto alla Damster Edizioni, proprio perché tutti gli autori (esclusa la sottoscritta), già scrivono per questa. Per questo ora il progetto è online in E-book, ma tutti quanti speriamo nel cartaceo.

TCN: Che cosa vi ha dato, portare a compimento un progetto come quello di "Zero"?

EB: Personalmente il progetto Zero mi ha dato molto. Sono una novellina nel campo della letteratura, grazie a Zero ho avuto moto di confrontarmi con autori degni di questo nome, di leggere racconti bellissimi, di entrare in contatto con realtà totalmente diverse dalla mia. E mi sono sentita legata a loro. La tematica non  ra di certo semplice da affrontare e forse proprio per questo ci ha permesso di togliere tutte le maschere e di riscoprirci umani, fragili; ognuno di noi si è scoperto lo specchio del proprio racconto. Insomma, sono cresciuta, e ho acquistato un po' di sicurezza in me!

TCN: Che cosa ci dobbiamo aspettare, dalla lettura di "Zero"?

EB: Da Zero dovete aspettarvi... un bel po' di Zero! Una vagonata di realtà, fragilità, ossessione, angoscia, tormento. Basta finzioni. Basta realtà fittizie, fantasiose e irreali che hanno il compito di illuderci e di farci credere che esista davvero "la vie en rose". Non è nichilismo, ma pura realtà; tutto questo esiste, ed è giusto mettere alla luce quello che si cela dietro alla bella facciata che siamo tutti abituati a vedere. Sono storie vere e troppo spesso, purtroppo vissute sulla nostra pelle.

simone giraudi

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