"Philosophy with children” ovvero la“Filosofia con i bambini”: ne ha parlato la counselor medico filosofico e bioeticista Marina Garavelli, aprendo il programma di attività del Centro Studi don Soleri, nella Casa opere cattoliche a Saluzzo.
Dopo l’introduzione dei professori Fulvio Salza e Marco Piccat, presente la dirigente dell’istituto Soleri, Alessandra Tugnoli, l’inquadramento generale della pratica filosofica con i più piccoli che, negli ultimi anni sta ricevendo un'attenzione crescente e che, secondo la relatrice, dovrebbe essere sviluppata in una pluralità di modi.
In questo campo l’esperienza di Saluzzo, sia della "Filosofia dei perché" che la vede impegnata in biblioteca in laboratori di formazione per i bambini allo scopo di sviluppare il loro potenziale critico e la loro capacità di relazionarsi e allo sportello di Consulenza filosofica gratuita, sempre in biblioteca.
“Fare filosofia con i bambini e gli adolescenti non significa (solo) parlare con loro di filosofia, ma indirizzarsi a questa prospettiva “filosofica” per sviluppare l'apprendimento attivo e costruttivo, creare l’amore per la conoscenza, educare al pensiero critico, creativo e valoriale, al dialogo, all'uso corretto del linguaggio e della capacità di argomentare. Fare filosofia con i più piccoli vuol dire anche promuovere l'habitus della ricerca e la sensibilità per i valori morali, come un ascolto attivo, vivo e vigile".
Il sapere filosofico può fornire ai bambini gli strumenti per sviluppare la consapevolezza critica. Infatti ha sottolineato la counselor “i bambini non devono essere sottratti all'esperienza del reale nella sua complessità e devono imparare ad essere critici, acquisire un pensiero autonomo e responsabile, capace di esercitare una riflessione personale. Nella filosofia con i bambini c’è un intento educativo “dinamico” in cui i bimbi si aiutano a vicenda, passando di risposta in risposta alla ragione, imparando ad ascoltare ed essere ascoltati, in uno sforzo collettivo di dialogo che genera la comunità di ricerca.
Inoltre, la sua funzione è di tipo formativo, intesa come “navigatore esistenziale” strategico alla ricerca delle idee che possano definire la propria mappa del mondo".
Il campo d’azione si estende dall'infanzia alla fanciullezza, all'adolescenza ed è importante distinguere i diversi stadi: perché è in relazione con il linguaggio da usare “Il linguaggio perché sia “influente” deve essere “condiviso” e quindi cambia in base alle diverse fasi di crescita, così come l'approccio. Un bimbo che si senta interpretato, si dà completamente”.
L’approdo alla filosofia per la dottoressa Garavelli, avviene dopo anni di professione medica odontoiatrica. Nell’ospedale di Saluzzo, ha visitato e curato un numero altissimo di bambini, promuovendo negli ultimi anni un progetto pilota (uno dei primi a partire in Piemonte) di prevenzione orale “Oral Healt” per dire stop alla carie delle future generazioni della città del Marchesato. “Non è facile fare il dentista dei bimbi, ma imparare a ragionare sulla loro lunghezza ‘onda mi ha aiutato nell’approccio: comprendere le loro paure ad esempio e trasformarle in coraggio attraverso un gioco di fantasia, facendoli sentire eroi che accettano e definiscono la propria esperienza sulla poltrona del dentista, come una delle tante emozioni della vita".
La counselor ha illustrato quindi la sessione di lavoro (una cinquantina di minuti) con i bambini alle prese con pensieri e parole, in un dialogo creativo di ricerca e di partecipazione democratica, nel rispetto delle regole e dell'“altro”. "Se partiamo dalla prospettiva che la filosofia inizia dalla meraviglia, i bimbi sono maestri. Ma la filosofia non è però solo meraviglia, è anche “struttura” e attraverso il dialogo che parte dalle loro singole esperienze si generano discorsi, emergono curiosità, si affrontano problemi e dubbi, con l’aiuto del “facilitatore” che ha il compito di “orientare”.
Per l’approccio in questo ambito esiste un vero e proprio metodo –ha continuato - elaborato da Matthews Lipman, filosofo e professore di logica alla Montclair University del New Jersey, considerato il fondatore della disciplina a partire dagli anni '70.
Sottolineata l'importanza dell'interdisciplinarietà: “La mente non è il cervello come la mappa non è il territorio”. Il pensiero è fatto di: molecole (chimica) che si trasformano in elettricità (fisica). I neuroni, sinapsi e regioni cerebrali si modificano in rapporto al loro utilizzo nel tempo, attraverso molteplici passaggi. I cambiamenti in avvengono in base alle diverse esperienze (apprendimento attivo e memoria), da cui deriva la funzione educativa della filosofia, a cui si unisce, la funzione di cura e l’allenamento della filosofia attraverso i processi di concettualizzazione, analisi, sintesi, interrogarsi, argomentazione, giudizio, valutazione e sensibilità etica".
A Saluzzo, si buttano le basi per una funzione nuova della filosofia pratica come modus vivendi e saggezza del vivere, che può aiutare a star meglio: una vera e propria terapia di aiuto. Oltre all’iniziativa della Filosofia dei perché per i più piccoli, anche i cafè philo o caffè filosofici e lo sportello di Consulenza filosofica gratuita. In questo contesto venerdì 6 maggio, alle 18, alla libreria "La luna e i Falo' la conferenza, tenuta da Marina Garavelli "Pratiche filosofiche: parole e pensieri come esercizi per la mente".