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Attualità | 21 maggio 2016, 20:49

Vittime della crisi economica anche in Granda: perché non istituire un Comitato di crisi sociale?

Riceviamo e pubblichiamo

Vittime della crisi economica anche in Granda: perché non istituire un Comitato di crisi sociale?

Gentile Direttore,

il tema delle vittime della crisi economica è uno di quelli su cui mai si vorrebbe essere profeti in patria, nel caso dello scrivente "fuori patria", visto che le brillanti politiche economiche e fiscali del centrosinistra mi hanno costretto a emigrare e a lasciare l'Italia.

Ho appreso della tragica iniziativa di un disoccupato della Granda vessato, come si legge nei comunicati ufficiali delle forze dell'ordine meritoriamente intervenute per scongiurare le estreme conseguenze del gesto, dallo stato di disoccupazione e dalle sanzioni fiscali accumulatesi. Chi mi conosce e mi legge sa delle mie battaglie, spesso isolate, contro Equitalia e contro le politiche esattoriali in vigore dal 2007 dopo i decreti Prodi, Bersani e Visco. Sa anche che dal 2013 sto segnalando il problema ai Sindaci delle Città sorelle della provincia di Cuneo, ai parlamentari e agli uomini di governo della Granda, compreso il Movimento 5 stelle, ma senza risultato. Come se la crisi generale non riguardasse la provincia di Cuneo e come se i suicidi fossero sempre competenza di qualche altra zona.

Ora non è più così. Sono sempre di più i cittadini di questa provincia che hanno cercato di togliersi la vita perché privati del diritto costituzionale al lavoro o perché vessati da un fisco esattoriale che, quando non puoi pagare per la prima volta, ti moltiplica all'infinito il debito violando l'articolo 54 della Costituzione.

Eppure nel 2013 anche i parlamentari cuneesi del PD votarono contro la proposta di abolizione di equitalia. Sebbene l'esattore non riuscirà mai a entrare in possesso delle somme contestate, sta di fatto che le stesse mobbizzano il contribuente portandolo all'annichilimento psicologico.

La proposta che mi sento di lanciare alla politica cuneese è quindi questa: diamo vita, presso la Provincia di Cuneo o presso la Prefettura, e presso i Comuni delle Città sorelle, a un Comitato di crisi sociale a cui partecipino parlamentari e consiglieri di zona, banche e loro fondazioni, enti fiscali ed esattoriali, rappresentanti dei tribunali, aziende sanitarie e servizi socio assistenziali, centri all'impiego, associazioni di categoria, ordini professionali economico contabili, affinché in via preventiva le situazioni di disagio macroscopico vengano gestite abbattendo le pretese fiscali irragionevoli, personalizzando i piani di reinserimento socio lavorativo e accogliendo presso i servizi sanitari le realtà soggettive più fragili.

E allora potremo definirci una terra più civile.

Grazie,

Alessandro Zorgniotti

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