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Attualità | 29 maggio 2016, 14:29

Marchesi di Saluzzo in San Giovanni: test al Carbonio 14 per identificare resti trovati nell’ossario della cripta

Ancora visibile su un tomba la corona di fiori con la scritta “Le Signore di Saluzzo ad Artemisia del Carretto” morta nel 1949. Raffele Gaeta parla dei risultati del progetto condotto dalla Divisione di Paleopatologia di Pisa alla ricerca dei resti dei Mrcahesi. Presentata con fotografie l’area sepolcrale sotto l’abside, chiusa a metà Novecento e mai fotografata

La tomba di Artemisia del Carretto con il mazzo di fiori omaggio delle " Signore di Saluzzo"

La tomba di Artemisia del Carretto con il mazzo di fiori omaggio delle " Signore di Saluzzo"

Riusciremo mai a dare una risposta certa all’identificazione dei resti del Marchese di Saluzzo, Ludovico II, nella chiesa di San Giovanni?  "Con assoluta certezza no - afferma Raffaele Gaeta,  saluzzese, medico anatomopatologo, portando i risultati del progetto di ricerca “I marchesi di Saluzzo in San Giovanni”, condotto dalla Divisione di Paleopatologia di Pisa, della cui staffa fa cui parte. Una divisione diretta da Gino Fornaciari, che ha tra i suoi casi, lo studio di mummie e scheletri di grandi casati e dinastie d'Italia come i Medici e gli Aragonesi.

Nel novembre dello scorso anno, dopo la discesa nella cripta posta sotto l’ abside della chiesa, sepolcro dei marchesi, nell’ambito della seconda fase del progetto finanziato dalla Fondazione CrSAluzzo, non erano stati trovati  né il sarcofago con l’ epigrafe,  né un assetto  di sepoltura che identificasse chiaramente la salma di Ludovico II.

Nella camera sepolcrale è stato trovato un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti" Avevano annunciato gli esperti. “Al momento attuale non è possibile identificare i soggetti presenti nell’ossario né datarli, ma – afferma Gaeta - future indagini sofisticate (lo studio antropologico, il carbonio 14, gli isotopi .) potranno fornirci numerosi dati interessanti e, forse, trovare i resti dei nobili marchesi di epoca medioevale".

Se venisse identificato lo scheletro di un maschio, di circa 65 anni, datato tra fine '400 e inizio '500,  del Piemonte meridionale, con uno stile di vita agiato, con una dieta ricca di cane e verdura, appartenente quindi ad un ceto nobiliare, con buona probabilità potrebbe trattarsi di  Ludovico  II, morto a Genova il 27 gennaio del 1504 all’età di 65 anni  e sepolto in san Giovanni, come indicano le fonti e il suo monumento funebre.

I risultati delle indagini del progetto alla ricerca delle sepolture dei sei marchesi oltre a  Ludovico II, presumibilmente sepolti nell’area sepolcrale, sotto il pavimento della chiesa  sono state presentati nella due giorni di studi sulla Chiesa di San Giovanni, (svolte il 5 e 6 maggio scorso).

La prima fase,  ha ricordato il medico saluzzese che ha proposto il progetto, ha visto in azione (nel 2014)  il georadar o GPR, uno degli strumenti geofisici non invasivi più utilizzati nella ricerca archeologica. 

E’ stata esplorata la sottosuperficie della chiesa di San Giovanni, grazie alla collaborazione dei geofisici dell’ateneo pisano.

"Si sono ottenuti dati molto interessanti - racconta Gaeta - tra cui la presenza di almeno tre sepolture collocate nella prima cappella a sinistra dell’ingresso , l’identificazione di una grossa camera sotterranea  nella prima metà della navata centrale, tre aree quadrangolari (camere sepolcrali) a circa metà della chiesa ed una piccola cavità di fronte all’altare (sormontata infatti da una botola)".

La discesa nella cripta absidale dopo i permessi della Soprintendenza, è stata effettuata sollevando la botola marmorea di fronte alla tomba di Ludovico II. Per il sollevamento dell’originale marmo cinquecentesco, è intervenuto il  restauratore Paolo Cecchettini,  dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Cosa c’è al di sotto ?

“La camera sotterranea chiusa dal 1949 (anno della sepoltura della marchesa Artemisia del Carretto) discendenti dei marchesi di Saluzzo, non risultava essere mai stata fotografata né rilevata, prima dell’ispezione avvenuta il novembre scorso.  E’ un ambiente essere molto grande (10x7 metri per 3 metri di altezza) ed  è edificata con interessanti soluzioni architettoniche. L’ambiente era stato  pesantemente manomesso da interventi inizi del ‘900,  infatti la superficie era piuttosto pulita, tranne per la presenza di rare ossa sparse.

Sul lato  lungo si sono identificati 5 cassoni litici relativi alle sepolture dei marchesi della famiglia Del Carretto (seconda metà del XIX secolo-prima metà del XX secolo), ognuna con la propria epigrafe relativa all’inumato. Un dato toccante è la presenza ancora chiara di un grosso mazzo di fiori con coccarda, dono de ‘Le Signore di Saluzzo’ (come è possibile leggervi ancora), sulla cassa di Artemisia, deceduta nel 1949".


Sul lato opposto invece è presente un grosso cassone costruito in mattoni e sigillato da una grossa copertura. sempre di mattoni e malta cementizia, anch’esso datato ai primi decenni del secolo scorso.

Gli studiosi della Paleopatolgia di Pisa, tra i quali l’antropologo Antonio Fornaciari, hanno creato una piccola breccia ed introdotto  la torcia. All’interno  è stato possibile identificare una granquantità di ossa sparse e la presenza di almeno sette crani di adulti.

Secondo la nostra opinione questo ossario – ha concluso Gaeta -  è il risultato di una importante opera di ripulitura effettuata in epoca moderna per la costruzione dei loculi della famiglia Del Carretto. Chi è è intervenuto infatti ha rimosso gli scheletri precedentemente inumati e li ha posti, per pietas, nel cassone costruito ex novo".

 

Vilma Brignone

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