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Saluzzese | 30 maggio 2016, 08:31

Oncino: “Io testa di legno del sindaco uscente? No, educazione e cultura fanno di me una mente pensante ed un uomo di parola”

A colloquio con Giovanni Bonardo, 37 anni il prossimo novembre, candidato sindaco della lista “Insieme per Oncino”

Giovanni Bonardo

Giovanni Bonardo

Sa bene - durante i suoi 10 anni di mandato, rispettivamente con indosso i panni dell’assessore prima e del vicesindaco poi -, di essere stato, e in più occasioni, definito la “testa di legno” di chi, in quel momento, rivestiva il ruolo del “numero 1”. In altre parole Piero Abburà. Al termine di quel decennio e con, alle porte, una tornata elettorale che potrebbe  consacrarlo a sua volta primo cittadino, ha ritenuto opportuno ricordare alla platea di lettori quale sia la differenza tra l’essere il braccio senza una mente pensante e un uomo di parola, quale lui, per educazione e cultura, ritiene di essere.

La ‘testa di legno’ – ci dice Giovanni Bonardo, 37 anni il prossimo novembre, candidato sindaco della lista “Insieme per Oncino”  - per sua definizione è un burattino, una marionetta che si muove, parla e pensa come decide qualcun’altro. L’uomo di parola, invece, è colui che se prende un impegno e forma una squadra con qualcuno, sa che si sta sulla stessa barca comunque, vento in poppa o contro, fino all’ultimo; la parola data è una e una soltanto. In passato l’uomo di parola era colui la cui stretta di mano equivaleva ad un implicito undicesimo comandamento e come tale non poteva essere trasgredito: non servivano tante carte bollate per suggellare gli impegni presi. Perché parlo riferendomi al passato? Perché è fuori moda oggi essere uomini d’altri tempi, non è conveniente, anzi persino scomodo. Non porta valore aggiunto secondo la mentalità usa e getta corrente in questi anni; è troppo impegnativo lottare per essere coerenti e tenere fede agli impegni assunti;  è più facile e meno faticoso fare finta che le due definizioni siano sinonimi, anziché una agli antipodi dell’altra, e, di conseguenza, screditare a occhi chiusi: in questo caso sì che si tratta sul serio di essere teste di legno, anzi d’uovo”.

L’esperienza vissuta – continua Bonardo -, nonostante tutte le detrazioni mossemi, mi ha dimostrato che è giusto aver messo in pratica ciò che mi è stato insegnato prima nella vita privata e nello sport, poi nella vita politica;  il gruppo ha funzionato in tutti e tre gli ambiti; così deve essere, se vi vuole che  lo stesso vada avanti ed evitare di mettere insieme un’accozzaglia di individui, stile armata Brancaleone, che stanno “insieme” in base alla convenienza del momento. Convenienza che, per sua natura, tiene insieme finchè non arriva una folata di vento un po’ più forte delle altre a spazzare via tutto e tutti, proprio perché mancano le fondamenta.

I rapporti creati, la stima ottenuta, i riconoscimenti avuti restano nel tempo, le parole delle vere teste di legno passano e con loro il loro ricordo”.

r.t.

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