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In Breve

| 18 giugno 2016, 16:20

In viaggio da Savigliano a Montebelluna, “nonostante” l'autismo – The Horse Boy

Spesso si pensa che le persone con difficoltà vadano affrancate da ogni disagio, tenute sotto la classica “campana di vetro”: la storia di Lorenzo e quella di Rowan ci spiegano perché non sia giusto farlo

In viaggio da Savigliano a Montebelluna, “nonostante” l'autismo – The Horse Boy

“The Horse Boy” è un film-documentario americano del 2014, scritto e diretto dal regista Michael Orion Scott, trasposizione in pellicola dell'omonimo libro di Rupert Isaacson del 2009. Film e libro narrano la storia (vera) del mese di viaggio compiuto nel 2007 dalla stessa famiglia Isaacson, dal Texas fino ad arrivare alla Mongolia, nel tentativo di curare l'autismo del figlio dell'autore, il piccolo Rowan, attraverso il rapporto con gli animali (i cavalli, per la precisione) e la medicina sciamanica. 

E' iniziato lunedì scorso, 13 giugno, l'incredibile viaggio di Lorenzo Cardone e del papà Franco che, da Savigliano, li porterà a raggiungere in un paio di settimane Montebelluna (nel trevigiano), spostandosi però soltanto tramite l'utilizzo di mezzi pubblici.

Detta così, potrebbe non suscitare alcuna meraviglia, questa “leggendaria” avventura.

Ma il fatto è che Lorenzo vive costretto nella morsa dell'autismo, una realtà critica già di per se stessa (e di gran lunga più frequente a riscontrarsi, nel nostro mondo di provincia, di quanto si possa altrimenti dare per scontato), ma che unita alle potenziali situazioni spinose di stress che caratterizzano un qualsiasi viaggio di una certa lunghezza - sì, anche uno affrontato “sui mezzi” - rischia seriamente di rappresentare un ostacolo insormontabile. Le prime tappe, però, che hanno toccato Bra e la “capitale delle langhe” Alba, sembra si siano svolte in modo assolutamente positivo sia per Lorenzo che per suo padre. E vorrei davvero non sottolinearlo con questa sensazione di strisciante sorpresa, personalmente inevitabile e tutto tranne che conscia... ma ne parleremo tra un attimo.

Curiosamente, il viaggio dei due Cardone trova molti aspetti in comune con quello ritratto in “Horse Boy” (libro e film).

L'esperienza della famiglia Isaacs, in cammino alla strenua ricerca di una via di cura “alternativa” sepolta nei misteri di una cultura lontana non solo temporalmente ma anche e soprattutto fisicamente, potrebbe sembrare un'ultima spiaggia, un sciocco mezzo per “tentarle tutte”, per non accettare la presenza della malattia non solo nella vita del piccolo Rowan, chiaramente protagonista, ma anche in quella di Rupert e della moglie Kristin, che alla sua comparsa non sono più state inevitabilmente le stesse.

Potrebbe essere proprio la verità, in fin dei conti, come possiamo esserne sicuri? La stessa del tour da Savigliano a Montebelluna dei due Cardone, che fa del contatto con gli estranei la propria vera ragion d'essere: una follia insensata, un rischio inutile.

E se invece il viaggio e i suoi imprevisti fosse già di per se stessi una metafora della condizione dell'autismo? Se fossimo noi che guardiamo da fuori, a prescindere da tutto profani e inesperti in materia, a sbagliare?

Il disagio, per Lorenzo come per il piccolo ometto di “Horse Boy”, è una condizione del tutto quotidiana, non qualcosa di estraneo e sperimentabile saltuariamente come può essere (anzi, diciamocelo, è senza dubbio) per ciascuno di noi. Quindi perché non affrontarlo a viso e occhi aperti, senza troppe paure, sfidando rischi e problemi solo quando si presentano, senza farsi condizionare quando invece non lo fanno?

Non ho, per fortuna, alcuna disabilità grave (fisica o mentale che sia), ma penso sia un buon modo di vivere per chiunque ce l'abbia... al di là del fatto che chiunque non si senta o non sia in condizioni fisiche accettabili, da se stesso in primis, ha tutto il diritto di tentare l'impossibile per superarle. In generale, penso sia un buon modo di vivere per ogni essere umano: qualcosa che potremmo imparare dal mondo della disabilità, per una volta tanto sul serio e non solo per slogan.

L'esperienza di Lorenzo e di papà Franco si può seguire e supportare attraverso il blog lorenzosenzafretta.blogspot.it, così come sulla pagina facebook di Lorenzo Cardone; per quella della famiglia Isaacson, invece, ci sono sia libro che film, che meritano forse di uscire dal proprio anonimato.

simone giraudi

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