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Attualità | 23 ottobre 2016, 14:42

Soave e Zagrebelsky a Savigliano per spiegare le ragioni del SI' e del NO al Referendum Costituzionale

Giovedì sera il dibattito, partecipatissimo, ha mostrato gli scenari che potrebbero aprirsi in base all'esito del voto, tutt'altro che scontato

Soave e Zagrebelsky a Savigliano per spiegare le ragioni del SI' e del NO al Referendum Costituzionale

Sala piena con largo anticipo, ressa e code all'ingresso, molti costretti a restare fuori, vigilanza delle forze dell'ordine: cinema? concerto rock? No, il dibattito sul referendum costituzionale alla Crusa Neira di Savigliano, organizzato dall'ACLI e dai due giornali locali, tra i proff. Sergio Soave per il sì e Gustavo Zagrebelsky per il no.

Storico, ex sindaco della città, ex parlamentare, presidente dell'Istituto per la Resistenza ("ma qui non rappresento nessuno, parlo a titolo personale della mia esperienza") il primo; costituzionalista, presidente emerito della Corte costituzionale, cittadino onorario di Savigliano il secondo.

Come moderatori, Martini del Saviglianese e Giaccardi del Corriere di Savigliano; come pubblico, politici locali, giuristi, cittadini e tanti giovani. Il tema suscita indubbiamente interesse, ed è un bene.

Soave rievoca la sua esperienza politica: entra in commissione affari costituzionali nel 1983, si ritrova con alcuni padri costituenti e grandi politici di partiti che oggi non esistono più, all'epoca divisi su tutto ma tutti d'accordo sul superamento del bicameralismo paritario, convinti però che non si sarebbe potuto fare perché dove lo si trova un Senato che si sopprime o riduce? Lo si è trovato nel 2016, un peccato non cogliere l'opportunità forse irripetibile di una riforma certo non perfetta, ma che migliora decisamente le istituzioni.

Per Zagrebelsky è invece una vicenda sciagurata da cui si uscirà comunque male perché si è creato o un “clima di spaccamento”, un'atmosfera pericolosa che divide il Paese, i costituzionalisti ("alcuni non si parlano più") forse perfino le famiglie. "Pericoloso" è il mantra del costituzionalista: pericolosa concentrazione di potere in mano al Governo, pericolosi poteri forti economici che incombono, pericolosa riduzione delle occasioni di elezioni, pericolose oligarchie.

Non abolizione del Senato, che almeno sarebbe stata una scelta chiara, ma un pasticcio. Martini lo incalza: avrebbe preferito l'abolizione totale? Zagrebelsky nicchia: comunque non mi piace quello che è stato fatto. Soave replica che i poteri costituzionali non vengono toccati, si modifica positivamente il lavoro parlamentare, la governabilità non è un valore negativo, altrimenti positiva sarebbe la ingovernabilità; poteri forti e il primato della finanza ci sono, ma non c'entrano nulla con la riforma costituzionale.

Poi si affronta qualche tema più tecnico: per Soave l'immunità dei neosenatori c'è solo per l'esercizio di funzioni parlamentari non per quelle regionali, se l'avessero esclusa si sarebbe parlato di camera di serie.

Zagrebelsky ribatte da costituzionalista mettendo in difficoltà lo storico: solo l'insindacabilità vale solo per opinioni e voti, ma la immunità vale per la persona ed il rischio è che possa essere utilizzata per coprire magagne regionali.

Nel round successivo Zagrebelsky lamenta che i neosenatori avranno troppe competenze che non potranno svolgere con professionalità perché non pagati, Soave può replicare con facilità grazie alla sua esperienza politica, sia sottolineando la riduzione dei costi sia ricordando anche anche lui, in Europa, aveva solo il rimborso delle trasferte e un piccolo gettone, ma ciò non gli ha impedito di lavorare bene.

Quanto all’Italicum, il costituzionalista afferma che unito alla riforma non potrà che far danni, Soave non nega che vada migliorato e in tal senso già ci si sta muovendo ma ricorda che non è oggetto di referendum. Anche sulle regioni ci sono diversità di vedute: il pendolo della politica nel 2001 aveva oscillato troppo verso il federalismo, ora forse troppo verso l’accentramento statale.

Per Soave così però si riduce il contenzioso Stato-Regioni, per Zagrebelsky no perché le materie sono indicate con genericità.

A tratti è difficile distinguere chi dei due sia (stato) il politico: l’ex sindaco da un lato richiama il proprio consenso elettorale passato dall’altro cerca di mantenere il dibattito sul referendum, ma il costituzionalista ha fatto tesoro del confronto televisivo col Premier, è brillante, incalza il contraddittore, arringa la platea con arditi confronti con la costituzione del dittatore africano Bokassa, con la Carta del Lavoro di Mussolini (“non voglio fare paralleli”, ma intanto li fa) e, sul quesito, con la domanda al popolo di De Gaulle del tipo “volete ridurre il prezzo della benzina e me al governo?”, strappando applausi, si allarga fino a Porcellum, corruzione e trivelle: i moderatori devono intervenire per riportare il dibattito sul refererendum costituzionale.

Le conclusioni: per Zagrebelsky questa riforma blinda i difetti della democrazia, per Soave la politica è crescita per approssimazioni e compromessi e questa riforma migliora la Costituzione.

Il pubblico, sempre attento e partecipe, interviene con domande finali: sulla semplificazione, sulla velocità dell’iter legislativo, sull’Italicum, sui costi della politica, sul Senato, sull’eccesso di decreti legge. Gli interventi sono pacati e pertinenti, anche quelli dei giovani, ma non manca qualche traccia di buio complottismo: Obama spinge per il sì per favorire JP Morgan? L’impressione che quello del 4/12 sarà un voto politico pro o contro il Premier rimane, ma l’interesse suscitato da questo incontro sul merito della riforma, pur con qualche divagazione, dimostra che c’è desiderio di capire e approfondire e fa confidare in una scelta consapevole.

L’appello finale dell’ACLI e degli organizzatori è proprio questo: cercate di comprendere e andate a votare. L’esito non è ancora scontato.

Fabrizio Testa

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