Aiutare le persone oltre i 65 anni, malati e non, che risiedono nelle zone montane, a vivere il più a lungo possibile nelle proprie case, perché l’abitazione è il luogo migliore per invecchiare serenamente. Offrendo loro, attraverso la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, l’assistenza medica e sociale. Un obiettivo ambizioso che è alla base del progetto CONSENSO, finanziato dall’Unione Europea attraverso le Regioni e da sperimentare in cinque territori dell’area alpina: Piemonte; Liguria; Provenza-Alpi-Costa Azzurra; Austria e Slovenia.
In Piemonte, l’iniziativa, approvata dalla Giunta Chiamparino, su proposta dell’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, prevede di intervenire nelle Valli Maira e Grana della provincia di Cuneo. Coordinata dall’Asl Cn1, è partita in questi giorni con il coinvolgimento delle rispettive Unioni Montane dei presidenti Roberto Colombero e Marco Marino e di 17 Comuni: Acceglio; Canosio; Cartignano; Castelmagno; Celle Macra; Elva; Macra; Marmora; Montemale; Monterosso Grana; Pradleves; Prazzo; Roccabruna; San Damiano Macra; Stroppo; Valgrana e Villar San Costanzo. Come funziona? Quattro giovani infermiere (Arianna Lingua, Veronica Perrone, Martina Ribero e Francesca Sansone), selezionate attraverso un bando e formate con un master specifico, andranno gratuitamente a fare visita alle persone (500 a testa), accertandosi con continuità delle loro condizioni di salute e cercando di migliorarne la qualità della vita.
Il tutto anche attraverso l’adattamento all’eventuale malattia e alla disabilità cronica, fino a quando sono gestibili al di fuori delle strutture sanitarie. Inoltre, in un’ottica di prevenzione delle patologie e delle complicanze ad esse legate, le infermiere collaboreranno con gli altri specialisti e operatori professionali del settore presenti sul territorio: medici di base; infermieri del Distretto; Servizi Socio-Assistenziali; badanti. La sperimentazione (costo 161.683 euro) durerà 18 mesi. Poi, l’esperienza potrà essere consolidata per un altro anno e mezzo con un uguale contributo. Soddisfatto l’assessore regionale alla Montagna, Alberto Valmaggia. “Attraverso il progetto - sottolinea - si apre una nuova frontiera nell’assistenza agli anziani che vivono in zone considerate marginali. Attraverso un rapporto diretto a casa delle persone-pazienti, le infermiere possono comprendere i loro disagi, prevenendo l’insorgere di malattie che richiederebbero il ricovero in ospedale o in strutture di accoglienza. Se funziona, è il modello di assistenza sanitaria territoriale del futuro”.