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Attualità | 17 gennaio 2017, 17:32

"L'immobilismo sul carcere dimostra che l'Albese è stato dimenticato dalla politica"

Lo dice l'avvocato che rappresenta un centinaio di lavoratori del Montalto. "Basterebbe una caldaia per riaprire l'ex ala femminile con una sessantina di posti". Agenti penitenziari demoralizzati per il futuro incerto

Il carcere di Alba

Il carcere di Alba

"Non ho elementi concreti per dire che nel carcere di Alba sarà collocato un centro di accoglienza per migranti. Quello che mi sento di affermare con certezza è che un territorio ricco ed importante, come quello Albese, in questi ultimi anni è stato fortemente penalizzato da una politica che sembra essersi dimenticata della sua esistenza. E a farne le spese per primi sono gli agenti della Polizia penitenziaria, che da oltre un anno subiscono disagi e non hanno neppure certezze per il loro futuro". Sono queste le parole dell'avvocato di Alba Roberto Ponzo, che rappresenta un centinaio di dipendenti del carcere albese Giuseppe Montaldo, ossia quasi la totalità.

A un anno di distanza dalla chiusura della casa di restrizione per una epidemia di legionella ed il trasferimento dei 122 detenuti in altre strutture di tutto il Nord Italia, la situazione sembra essersi bloccata e in molti temono che non ci sia la volontà politica di riaprire. "Ad oggi - riprende l'avvocato Ponzo - non esiste un piano per la riapertura: nessun progetto, bilancio di spesa, preventivo. Del resto se ci fosse la volontà di rimettere in moto l'attività, basterebbe un segnale, ossia quello di dotare l'area dell'ex carcere femminile, poi trasformata in carcere per pentiti, di una caldaia. Così questa ala del Montalto sarebbe pronta ad accogliere almeno una sessantina di detenuti".

Gli agenti di polizia penitenzia, per ora, sono stati ricollocati in altre carceri piemontesi, altri sono stati trasferiti, mentre in 25 presidiano il Montalto. Non pochi i disagi per l'ottantina di loro che ogni mattina - o ogni pomeriggio a seconda del turno - prendono una navetta per recarsi nei carceri di Saluzzo, Cuneo o Asti, dove sono stati assegnati. Senza contare il costo di trasferimenti ed indennità da pagare da parte dello Stato. "In pochi anni - conclude l'avvocato Ponzio - Alba ha perso il tribunale: una azienda funzionale e funzionante che garantiva oltre 2 milioni all'anno alle casse dello Stato, senza contare la ricaduta economica sul territorio. La ferrovia Asti - Alba, invece di essere potenziata è stata soppressa e adesso questa incertezza sul futuro del carcere non ci fa certo ben sperare".

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