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Politica | 14 febbraio 2017, 13:10

Piccola storia triste ma divertente: il PD a Cuneo

Riceviamo e pubblichiamo da Alessandro Parola

Piccola storia triste ma divertente: il PD a Cuneo

Non voto PD, mai l'ho votato e mai lo voterò.
Mi appassiono di politica e, proprio per questo e a parte una breve esperienza come rappresentante degli studenti al Senato Accademico nei miei anni in Università a Milano, mai l'ho praticata né mai lo farò.

L'inverno a Cuneo è lungo, freddo e molto uggioso ed è spesso difficile, in attesa che la città in Primavera si risvegli, trovare qualcosa che catturi l'attenzione. Si aspetta che torni il caldo e la voglia di uscire.

Per fortuna, però, ogni 5 anni ci sono le elezioni comunali. Una fortuna, grande, grandissima.

A Cuneo, una solida e storica roccaforte democristiana, esiste una tradizione politica figlia della Resistenza, che ha fatto dello scudo crociato e di quella parte di chiesa "militante" una bandiera, che ha consegnato la città per decenni ad amministrazioni che oscillavano dal centro alla sinistra, più raramente dal centro alla destra, ma sempre con un ineguagliabile punto di equilibrio spostato verso il "non esporsi troppo". Siamo cuneesi, si sa, "venta nen crie' trop fort".

5 anni fa, durante la campagna elettorale precedente le elezioni comunali, il glorioso PD di Cuneo riuscì a imporsi in una strategia fenomenale, e di estrema civiltà politica. Portò a Cuneo il magico meccanismo delle primarie. "Voce al popolo", "i candidati sindaco non si scelgono a Roma ma li sceglie la Città". Bello, bellissimo, non sia mai che a Cuneo siamo più pirla degli altri.

Ma il PD di Cuneo riuscì a fare una cosa ancora più magica che portare le primarie per il candidato sindaco all'interno della coalizione di centro sinistra: riuscì a perderle.

Per completare il capolavoro fece una cosa ancora più meravigliosa: decise di spaccarsi, di dividersi in due. Quelli che volevano continuare a chiamarsi PD, con le buone o con le cattive, appoggiarono il vincitore, quello della sinistra più estrema ma con le idee più coerenti. Quello del PD che proprio non ce la facevano dal PD ne uscirono, e appoggiarono un nuovo sindaco, appoggiato da liste civiche, con cui andare a braccetto.

PD di Cuneo all'opposizione del sindaco che perse le primarie, tranne i fuoriusciti che proprio di appoggiare la sinistra dura e pura non ce la facevano.

Passano gli anni e, dopo aver scorrazzato per la città aggrappati alla giacca del sindaco moderato e vincitore, a pochi mesi dalla fine del mandato e con l'avvicinarsi delle comunali, ai fuoriusciti del PD e a quelli del PD viene un'idea geniale: visto che abbiamo già fatto una cretinata 5 anni fa, facciamo tesoro dei nostri errori, molliamo i carri su cui siamo saliti e mettiamo il cappello del PD ad un candidato tutto nostro. Meraviglioso, si, dai, geniale!

I primi rinnegano il sindaco per il quale erano usciti dal PD e che avevano appoggiato per tutto il mandato perché "non ci troviamo in linea" (combinazione a sei mesi dalla successiva campagna elettorale), e i secondi, quelli rimasti sotto la bandiera del PD, decidono di non appoggiare più il nuovo candidato sindaco espressione della sinistra che hanno appoggiato per 5 anni.

E certo, l'idea è troppo intelligente: le primarie non le facciamo più perché poi rischiamo di nuovo di perderle, tiriamo fuori senza chiedere a nessuno un candidato che ci piaccia e gli mettiamo il cappello del PD di Cuneo senza dire niente a nessuno.

Il nuovo candidato del PD, supportato dalla claque festante, parte in quarta: "è il momento di mettermi al servizio della mia città", "confidiamo nell'unità della coalizione", "che il sindaco uscente ci faccia sapere le sue intenzioni". Proclami maestosi, il PD di Cuneo mostra gli artigli, fa la voce grossa ed esce allo scoperto. Costruiscono la forza della loro discesa in campo sui silenzi del sindaco uscente che non cade in trappola e che, a oggi, ancora e saggiamente tace.

Il PD di Cuneo è insomma ricompattato, sia nel non appoggiare il sindaco che i fuoriusciti hanno appoggiato per 5 anni, sia nel non appoggiare il candidato sindaco della sinistra con cui, quelli rimasti dentro, hanno lavorato all'opposizione per 5 anni.

Ma la vita non è facile si sa. Posso spostarmi da una parte all'altra e sperare che i miei elettori non se ne accorgano troppo. Ma se nascondo a Papà PD a Roma che voglio usare il suo nome, la sua bandiera, il suo simbolo e la sua casa per appoggiare un mio amico, ci sta che Papà PD mi richiami all'ordine e mi bacchetti.

Papà PD a Roma si accorge che nella sua casa in campagna (la sezione PD a Cuneo) è stata organizzata una festa a sua insaputa. Visto che nella politica italiana le case e le polizze vengono regalate ad insaputa dei beneficiari, sulle prime avrà anche pensato, va beh dai, la festa facciamola comunque.

Poi però Papà PD pensa, riflette e ragiona. Tira le fila del discorso, si autoracconta quello che io ho raccontato fino a qui, e badate bene che non v'è traccia di opinione ma solo di fatti, e decide che la festa è annullata.

L'idea geniale della casa di campagna di Cuneo non è poi così geniale. Non per gli avversari o i detrattori del PD, ma per il PD stesso, il quale decide che sarebbe un suicidio politico e una logica irresponsabile non appoggiare il sindaco uscente, quello che il PD mai aveva appoggiato durante questo mandato per coerenza al risultato delle primarie.

Insomma, papà PD impone ai suoi figli, e a quelli che vogliono esserlo, di appoggiare il sindaco a cui si è fatta opposizione per 5 anni. E, dinamica meravigliosa, lo impone anche a chi nel PD ci era appena rientrato dopo 5 anni a braccetto con il sindaco che improvvisamente non si voleva più sostenere.

Geniale.

Festa annullata prima ancora di mandare gli inviti. "Mi ritiro per senso di responsabilità", insomma gli organizzatori del party hanno ricevuto la notizia che la festa non si sarebbe tenuta, appena usciti dalla cassa del supermercato con i carrelli pieni di bibite, patatine e cotillons. La spesa era però già stata fatta, anche se la festa non si terrà più.

Ora però succederà un pasticcio. Gli organizzatori della festa si divideranno la spesa, e torneranno ognuno a casa propria. Inviteranno magari qualche parente e organizzeranno qualche occasione per fare fuori mestamente quello che avevano comprato. L'atmosfera non sarà delle più gioiose, ma in qualche modo e da qualche parte, pur se divisi e non più uniti, torneranno nelle loro case e per mesi avranno il frigo pieno. Saranno però mesti, ognuno a casa propria.

Perché a fare i conti senza Papà PD si rischia di ritrovarsi fuori casa, a meno di non chiedergli scusa e dirgli "ma va, Papà, mica ci avevi creduto, non volevamo fare nessuna festa, era una semplice bicchierata tra di noi!".

Qualcuno starà ancora in quella casa, e appoggerà chi papà PD gli dice di appoggiare, e verso il quale si è fatta opposizione per 5 lunghi anni. Sento già i proclami del partito in favore del sindaco uscente, sento già il rinnovato spirito entusiasta di appartenenza al partito., di nuovo uniti e compatti a sostegno di un candidato contro il quale si è fatta opposizione per 5 anni e contro il quale si voleva spingere un nuovo candidato senza dire niente a nessuno, né a lui né a Papà PD.

Qualcuno invece deciderà di uscire nuovamente di casa, e appoggiare chi vorrà, levandosi di nuovo lo scudetto del PD lasciato dopo le primarie di 5 anni fa e ricucito da pochi mesi per la ghiotta occasione di abbandonare il sindaco uscente per un altro sindaco.

Per chi, come me, ama la politica seria, non gridata, non attaccata a poltrone e sensazionalismi, questa piccola storia triste e comica al contempo insegna una cosa.

L'anima vera e autentica della politica è una e una soltanto: la coerenza. Da qualunque parte si stia. La coerenza non è né di sinistra né di centro né di destra. La coerenza è un valore assoluto, che chi fa politica e si erge a fine statista non può pensare che i cittadini non vedano. Se oltre alla coerenza, poi, ci si mette anche la lucidità, allora si può davvero pensare di ambire ad essere un buon politico, nell'accezione più lucida e onesta del termine.

Sino ad ora, nella festa pasticciata della politica cuneese, la coerenza l'ha avuta soltanto il candidato sindaco della compagine politica più lontana dalle mie idee, il candidato della compagine della sinistra più radicale che aveva vinto le primarie di 5 anni fa. Lo dico eccome, perché riconoscere la coerenza nella politica non è appoggiare o no un candidato, che in questo caso è il più lontano dalle mie idee politiche, ma delineare le regole del gioco.

Il vero "cappello" della politica non deve essere il partito che decide dall'alto per noi, ma è la coerenza che dovrebbe muovere l'azione di chi la politica la vuole fare.

Il grigio inverno di Cuneo sta per finire. La pioggia e il clima irlandese della nostra meravigliosa città ancora la fanno da padrone. Ma per fortuna, ogni 5 anni, ci sono le elezioni comunali.
E la sezione cittadina del PD riesce sempre a strapparmi un sorriso.

Alessandro Parola

redazione

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