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Sanità | 21 febbraio 2017, 13:49

Cuneo, approvato il progetto “Hikikomori, ragazzi chiusi alle relazioni reali"

Strategie di prevenzione e promozione della salute mentale tra adolescenti e le loro famiglie

Cuneo, approvato il progetto “Hikikomori, ragazzi chiusi alle relazioni reali"

È giunta notizia che è stato approvato dalla Fondazione CRC, e sostenuto da un contributo nell’ambito del Bando Prevenzione 2016, il progetto  Hikikomori, che mira a rafforzare le politiche di prevenzione e promozione della salute in provincia di Cuneo, per contribuire al progressivo e continuativo miglioramento delle condizioni di salute della popolazione.

Il ritiro sociale degli adolescenti, conosciuto anche come “hikikomori”, è infatti un fenomeno recente ma in costante aumento. Si tratta di adolescenti, prevalentemente di sesso maschile, che sviluppano una fobia nei confronti della scuola e a poco a poco smettono di frequentarla e di frequentare ogni altro ambiente sociale per ritirarsi nella propria stanza rifugiandosi nel mondo virtuale della rete. L’aumento dei casi di ritiro sociale, inizialmente segnalato in Piemonte solo sul territorio metropolitano di Torino, è stato esponenziale nel cuneese nel solo ultimo anno (da 4 a 20 casi nell’arco di pochi mesi). Mentre i media italiani hanno colto e segnalato per tempo il fenomeno con articoli e servizi televisivi, sul versante scientifico ricerche e proposte metodologiche di intervento risultano a tutt’oggi estremamente ridotte.

Il progetto si propone di sperimentare prassi di prevenzione e promozione della salute mentale degli adolescenti, in particolare di quelli a  rischio di “chiusura relazionale”.  Esso intende creare un sistema di protezione intorno agli studenti lavorando in più contesti (scolastico, familiare e tempo libero), nell’ottica di coinvolgere non solo i destinatari diretti (la popolazione adolescente) ma l’intera “comunità educante”: genitori, insegnanti, allenatori, operatori.

Capofila del progetto è  il Comune di Cuneo (Assessorato alle politiche sociali e sanitarie, famiglia, volontariato e Assessorato ai Servizi educativi e scolastici, politiche giovanili), con la partnership dell’ASLCN1 (Dipartimento Materno Infantile attraverso la SC di Neuropsichiatria Infantile Cuneo – Mondovì e la SSD Consultorio Familiare, dal  Dipartimento Dipendenze, dal Dipartimento di Salute Mentale compresa la SSD Psicologia in collaborazione con il Distretto di Cuneo e la Direzione Promozione Salute), il Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese, l’Ufficio Scolastico Provinciale e l’ ITC Bonelli Cuneo (Scuola capofila provinciale della Rete SHE), la cooperativa Emmanuele, le associazioni EsseOesse.net e Fiori sulla luna, l’Istituto di ricerca e formazione Eclectica. Ma sono coinvolti un ampio gruppo di stakeholder dell’area sociosanitaria, dell’istruzione e del privato sociale, con l’obiettivo di operare su un territorio vasto, che comprende  Cuneo e i Comuni aderenti allo CSAC e coincidente con il Distretto ASL di Cuneo - Borgo San Dalmazzo. Il progetto individua come destinatari diretti sia gli adolescenti del territorio e i loro docenti e coach, sia i genitori di preadolescenti. Si ritiene fondamentale il lavoro anticipato sulle famiglie per sensibilizzarle precocemente alle migliori strategie per affrontare dall’inizio la crisi adolescenziale.

«Il  rischio di chiusura relazionale da parte degli adolescenti – dichiara l’Assessore alle Politiche sociali e sanitarie del Comune di Cuneo Gabriella Aragno - è un problema che sta emergendo pesantemente in questi ultimi anni. L’avvento delle nuove tecnologie della comunicazione, se da un lato ha portato indubbi benefici, dall’altra nasconde grossi problemi legati all’emarginazione dei soggetti più sensibili, che rischiamo seriamente di chiudersi in sé stessi, sostituendo nelle loro relazioni il mondo virtuale a quello reale. Per questo sono molto felice che la Fondazione CRC abbia deciso di finanziare il progetto nell’ambito del Bando Prevenzione 2016. In questo modo potremo tentare di dare risposte tempestive ad un problema emergente che rischia però di condizionare la vita di un’intera generazione. È un progetto molto innovativo che coinvolge diversi partner, ognuno in grado di mettere in campo le proprie competenze, per cercare di creare una rete di protezione per i nostri ragazzi lavorando in più contesti, da quello familiare a quello scolastico o del tempo libero.»

Numerose le azioni previste:

-          peer education (educazione tra pari ovvero iniziative di sensibilizzazione basate sul protagonismo giovanile);

-          innovation room (laboratori sull’utilizzo degli strumenti tecnologici e per la realizzazione di video);

-          formazione di docenti, allenatori, animatori ed  operatori sociosanitari pubblici e del privato sociale;

-          sensibilizzazione della famiglie di preadolescenti (incontri, gruppi di confronto, workshop);

-          iniziative di coinvolgimento attivo della cittadinanza (Focus group e questionari – on line).

 

c.s.

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