Diventa sempre più difficile azzardare previsioni di questi tempi, a maggior ragione alla vigilia di appuntamenti elettorali che ormai vedono recarsi alle urne poco più della metà degli aventi diritto.
Se analizziamo il “caso Cuneo” e rimandiamo la memoria agli aspri scontri che, a ridosso delle festività natalizie, avevano contrapposto (anche aspramente) il Pd a Federico Borgna risulta di difficile comprensione l’embrassons-nous che fa oggi del Partito Democratico il principale azionista, pressochè a pari merito con la lista civica “Centro per Cuneo”, del riconfermato sindaco. Il Pd, nonostante varie vicissitudini, resta l’unica forza politica organizzata ad avere consensi a due cifre percentuali nel capoluogo di provincia con il suo rispettabile 19,6%.
Sulle 18 liste partecipanti complessivamente alla competizione amministrativa, solo sei (se si esclude Casa Pound che non è esattamente catalogabile come forza politica), recavano simboli di partito. Tutte le altre erano formazioni civiche.
A ruota del Pd viene, con notevole distacco, la Lega Nord, che a Cuneo porta a casa un modesto 6,3%, quando è a tutti ben noto che le aspettative fossero ben altre. Seguono il Movimento 5 Stelle (5,6%), Moderati (4,5%), Forza Italia (3,2) e Fratelli d’Italia (1%).
E’ verosimile che nella consultazione politica nazionale che si svolgerà - comunque vadano le cose – entro la prossima primavera, le cose cambieranno. Certo è che la situazione del centrodestra non è esaltante. Forza Italia e Fratelli d’Italia pagano una scarsa presenza organizzata sul territorio e la Lega – almeno nel caso di queste amministrative – alleanze suggellate a Torino tra pochi addetti ai lavori.
A ciò non si può non aggiungere un’altra considerazione. Nonostante il Carroccio sia presente sulla scena politica provinciale ormai da quasi un quarto di secolo, salvo qualche rara eccezione (Narzole e Piasco, per citare un paio di esempi che ci vengono in mente), non riesce a dotarsi di quadri amministrativi credibili e competenti.
Il Pd farà bene a non crogiolarsi negli allori, il Movimento 5 Stelle ha spunti su cui riflettere e il centrodestra dovrà seriamente considerare che se l’ autoreferenzialità non garantisce la sopravvivenza, a maggior ragione non porta alla vittoria.