“I Care ancora”. E' il titolo della serata in programma venerdì 23 alle 21 all’antico palazzo comunale: l’associazione Giorgio Biandrata di Saluzzo, ricorda don Lorenzo Milani a cinquant’anni dalla morte. E’ prevista la partecipazione del vescovo Cristiano Bodo, del sindaco Mauro Calderoni, dei dirigenti scolatici degli istituti cittadini: Leda Zocchi, Alessandra Tugnoli, Antonio Colombero, Lorenzo Rubini, insieme a Giannino Marzola, don Luca Margaria, Fiammetta Rosso, Paolo Allemano, Renzo Dutto e Sandro Capellaro presidente dell’associazione Biandrata
Era i 27 giugno 1967 – ricorda Capellaro - a quarantaquattro anni moriva, a Firenze ,don Lorenzo Milani.
"L’idea di ricordare a Saluzzo il suo messaggio e la sua vita è stata proposta da Fiammetta Rosso, consigliere comunale, e in collaborazione con la nostra associazione si è promosso un incontro operativo con tutti i dirigenti delle Scuole saluzzesi e non solo. La serata del 23 porta il titolo “I care ancora” e raccoglie una pluralità di voci; intenzionalmente non sono stati invitati esperti o studiosi, don Milani nell’arco di questi cinquant’anni ha continuato la sua azione comunicativa, ha saputo parlare, guidare, illuminare il percorso e le scelte di vita di moltissime persone".
Alla scuola don Milani ha dedicato la sua vita, “ai poveri scuola subito” scriveva a Nadia Neri, “I care” era scritto su una parete della scuola di Barbiana, “è il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”. (Lettera ai giudici).
La serata vedrà l’intervento e una ricca presenza del mondo scolastico attraverso i dirigenti, i docenti, gli studenti e i musicisti delle varie scuole.
"Ma don Milani fu anche critico e contestatore della Chiesa che tanto amava e alla quale ubbidì sempre, come scriveva a Padre Reginaldo Santilli: “Non mi ribellerò mai alla Chiesa, perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa.
Solo che c’ era una differenza enorme fra lui e la sua Chiesa e lo disse al cardinale Florit poco prima di morire: “Lo sapete, eminenza, che differenza c’è fra me e lei? Io sono avanti di cinquant’ anni”.
Anche il Vescovo di Saluzzo, monsignor Cristiano Bodo, e don Luca Margaria porteranno la loro esperienza pastorale e la voce della Chiesa locale. Nel 1965, il 23 febbraio, don Milani inviò una lettera a tutti i quotidiani italiani dal titolo “L’obbedienza non è più una virtù”, ma venne pubblicata solo dalla rivista “Rinascita” il 6 marzo. Era la sua risposta ai cappellani militari toscani che avevano sottoscritto un comunicato nel quale consideravano un insulto alla Patria e ai suoi caduti la cosiddetta obiezione di coscienza che ...è espressione di viltà”. Fu rinviato a giudizio e dovette scrivere la propria autodifesa, perché impossibilitato a presentarsi in tribunale per la malattia che lo aveva colpito.
"A Saluzzo - conclude Sandro Capellaro- ci fu chi pagò anche con il carcere la scelta di obiezione di coscienza, per questo durante la serata ricorderemo Elio Imbimbo, e sarà Paolo Allemano, obiettore in tempi successivi, a comunicare queste dure e difficili scelte di vita".
Scriveva don Milani: “Io ho insegnato loro soltanto a esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere. Sono loro che han fatto di me quel prete dal quale vanno volentieri a scuola, del quale si fidano più che dei loro capi politici, per il quale fanno qualsiasi sacrificio, dal quale si confessano a ogni peccato senza aspettare che sia festa. Io non ero così e perciò non potrò mai dimenticare quel che ho avuto da loro.”
E ancora Il segreto della scuola
Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio a averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola.
Bisogna essere … Non si può spiegare in due parole […]. Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero a un livello superiore. Non dico a un livello pari a quello dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto.
Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali