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Fossanese | 20 novembre 2017, 07:15

Beppe Ghisolfi: “La mia fortuna? La mancata elezione a deputato 30 anni fa”

Il presidente della Cassa di Risparmio di Fossano, oggi nel gotha della finanza nazionale, non smentisce le voci di una sua possibile candidatura, ma non svela chi è stato a contattarlo

Beppe Ghisolfi insieme agli studenti del liceo scientifico di Avellino la scorsa settimana

Beppe Ghisolfi insieme agli studenti del liceo scientifico di Avellino la scorsa settimana

Da vent’anni Beppe Ghisolfi è presidente della Cassa di Risparmio di Fossano. Dopo aver diretto note emittenti televisive locali e il quotidiano Il Giornale del Piemonte, è entrato nel mondo della finanza con ruoli di primo piano: vicepresidente dell’ Abi (Associazione Bancaria Italiana) dal 2014 al 2016 (oggi è consigliere esecutivo) e, dallo scorso anno, vicepresidente dell’Acri (Associazione delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio).

Sono talmente tanti gli incarichi – dice celiando – che quasi non me li ricordo tutti”.

La notorietà è aumentata esponenzialmente dopo la pubblicazione del suo Manuale di Educazione Finanziaria.

Sarà perché è un volto noto, sarà per le sue cariche nel gotha finanziario, sarà per le sue innumerevoli onorificenze o per i suoi altisonanti blasoni cavallereschi, sta di fatto che viene spesso tirato per la giacchetta da chi vorrebbe coinvolgerlo in politica, passione coltivata in passato e mai del tutto abbandonata.

Anche in occasione di questa imminente tornata politica il copione si ripropone.

Abbiamo interpellato l’interessato, il quale non si è sottratto alle nostre domande pur con qualche reticenza.

Puntualmente, ad ogni vigilia di campagna elettorale, spunta il suo nome come possibile candidato. Ci dica: Camera o Senato?

È vero. Ad ogni campagna elettorale spunta il mio nome. Quando ero più giovane si parlava di Camera, oggi di Senato”.

Iniziamo col circoscrivere l’ambito politico: è più gettonato dal centrodestra o dal centrosinistra?

Oggi l’ambito è quasi ininfluente. Le voci riguardano entrambi gli schieramenti”.

L’esperienza mi suggerisce che quando si diffondono le voci qualcosa di vero c’è. Allora le chiedo: chi è stato ad avanzarle la proposta?

Si tratta di indiscrezioni. Ovviamente se arrivassero richieste specifiche le esaminerei ma con molte perplessità”.

Perché non vuole svelare chi l’ha contattata?

E lei come fa ad avere la certezza che ci siano stati contatti? Per il momento si accontenti. Fermiamoci qui”.

Se la memoria non mi tradisce, nella seconda a metà degli anni ’80, lei tentò un’avventura parlamentare nelle fila del Partito Repubblicano, ma venne battuto d’un soffio dal medico Guido Martino. E’ così?  

Sì. Risultai il più votato nella provincia di Cuneo, ma secondo per 53 voti nella circoscrizione Cuneo-Asti-Alessandria. Primo fu l'onorevole Guido Martino che era subentrato al compianto Vitale Robaldo e si ripresentava come parlamentare uscente  e capolista. A posteriori posso dire che aver mancato il seggio da deputato fu la mia fortuna”.

Risulta che lei non abbia mai rinnegato la sua fede “repubblicana”. Anche i repubblicani, però, sono rimasti vittima della diaspora: alcuni a destra, altri a sinistra. In quale delle due anime si riconosce?

Ho sempre pensato al Partito Repubblicano come ad una formazione di grande spessore. Vi militavano uomini come La Malfa, Visentini, Spadolini. Dopo la diaspora non mi sono più occupato di politica".

Lei oggi siede nell’Olimpo della finanza nazionale: è vicepresidente Acri e consigliere esecutivo Abi, ruoli che  molti, anche in ambito locale, le invidiano... Che cosa potrebbe indurla ad impegolarsi in un’avventura elettorale dagli esiti incerti e soprattutto in un clima politico così compromesso?

Me lo chiedo anch'io. Chi me lo farebbe fare? Le cariche non si chiedono  mai, tuttavia nella vita si può discutere di tutto. Sarebbe comunque una scelta complicata”.

A prescindere dall’epilogo della sua vicenda personale, che giudizio dà della situazione politica odierna con particolare riferimento a quella cuneese? Per essere più espliciti: era meglio la Prima Repubblica o questa Terza verso la quale ci stiamo avviando senza aver ben compreso se la Seconda si è conclusa o no?

Questa è una domanda difficile. Io preferivo la Prima Repubblica, che peraltro contestavo. Temo che ci stiamo avviando verso una situazione confusa che non gioverà alla governabilità di cui abbiamo tanto bisogno per superare questa crisi infinita”.

Smetta per un attimo i panni del banchiere e torni ad indossare quelli del giornalista. Che pronostici azzarda rispetto all’esito delle elezioni politiche della prossima primavera?

Parlo da giornalista: non le dirò mai per chi voto e non esprimo le mie preferenze personali. Credo, da osservatore esterno, che oggi il centrodestra abbia buone possibilità di successo”.

Giampaolo Testa

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