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Saluzzese | 01 dicembre 2017, 18:15

“Voi che avete voluto le telecamere, non siete eroi ma sciacalli. Non siete la mia Saluzzo”: così l’assessore Gullino sul servizio di Rete4

“Chi ha allertato ‘Quinta Colonna’ che voleva fare esattamente? Aiutare Saluzzo? Non ci credo. Sono buonista forse, ma non (così) scema”

Un frame del servizio

Un frame del servizio

Così come successo a settembre 2016, il nuovo servizio televisivo, trasmesso da “Quinta Colonna” su Rete4, ha generato reazioni di vario tipo a Saluzzo, dove le telecamere hanno ripreso la situazione al campo del Foro Boario.

In mattinata abbiamo ospitato le riflessioni del sindaco della città, Mauro Calderoni. Dalla rete, più precisamente dalla piattaforma social Facebook, giungono invece quelle di Attilia Gullino, assessore cittadino con delega a “Istruzione, Politiche sociali e sanitarie, Educazione alla legalità e alla pace, Politiche di pari opportunità, Politiche di integrazione”.

“Di fronte al servizio di Quinta Colonna – scrive la Gullino - non parlo da Amministratore, ma da cittadina: così posso permettermi anch’io un po’ di sana indignazione

Se una persona cara, che amo e stimo, si portasse dentro una ferita che stenta a guarire, una cosa che certo non farei sarebbe raccontarlo in giro, permettendo così a chi non la conosce di giudicarla in maniera parziale e quasi certamente negativa.

Non lo farei, se le volessi bene davvero”.

L’assessore poi si rivolge anche a quanti hanno voluto portare le telecamere di Mediaset in città. Nel suo intervento, il sindaco Calderoni ha fatto riferimento ad una telefonata giunta in Comune da una referente nazionale di Fratelli d’Italia. Nel servizio televisivo compare Pierantonio Fino, coordinatore di FdI Saluzzo.

“Chi ha allertato ‘Quinta Colonna’ per il sevizio su Rete 4 – si chiede Attilia Gullino - che voleva fare esattamente? Aiutare Saluzzo? Non ci credo. Sono buonista forse, ma non (così) scema.

Ma davvero qualcuno pensa che un servizio televisivo, tra l’altro impreciso e incompleto, serva a smuovere i vertici istituzionali? Dopo tutte le ripetute segnalazioni formali che sono state fatte finora attraverso tutti i canali possibili?

Ma davvero c’è qualcuno che pensa che il campo si possa evitare con un’azione politica o addirittura con un’azione di forza? Alzando i pugni a fine maggio e dicendo ‘tu qui non entri?’ A prescindere da quale sia la nostra sensibilità verso la sofferenza di chi è nero e non bianco come noi, non servirebbe a niente. O forse solo a spostare il campo qualche isolato più in là e a creare disordini e rivolte.
I ragazzi arrivano perché il lavoro c’è. Questo è.

Ma davvero c’è ancora qualcuno che non sa che l’accoglienza diffusa non ha fallito perché ha trovato un letto a più di 300 ragazzi che altrimenti sarebbero stati al campo pure loro e che ha comportato un lungo lavoro di concertazione tra amministrazione, Caritas, associazioni di categoria, di produttori e comuni aderenti, peraltro neppure citato nel servizio, nonostante la difficoltà di non avere normative definite e fondi da destinare all’accoglienza?

Davvero nessuno sa che siamo di fronte ad un fenomeno epocale che arriva da molto lontano, che gli sbarchi aumentano così come i rifugiati che ottengono lo status e terminato il percorso CAS non sanno dove andare e che noi siamo l’ultimo anello della catena e proprio per questo non riusciamo a spezzarla, a prescindere dalle volontà politiche o individuali?”.

L’assessore si dice “indignato” dal fatto che “nessuno abbia avvertito o interpellato il sindaco”. “Come se Saluzzo e il campo ormai abbandonato – aggiunge - fossero terra di nessuno, come se fossimo un paese dove le istituzioni si negano o si nascondono nei loro palazzi a far finta di niente

Perché? Quest’estate il sindaco era ogni giorno al campo. A metà luglio, i ragazzi della comunità cenacolo arrivarono al foro boario per montare il tendone della festa della vita. C’erano il sindaco, la comandante dei vigili, il presidente del Consiglio comunale, l’assessore Andrea Momberto. E poi c’ero io.

I ragazzi stavano assembrati lungo il perimetro rettangolare della struttura, con un cartone in mano, pronti a precipitarsi dentro appena possibile per accaparrarsi un posto. Il sindaco li teneva tranquilli dicendo che i posti sarebbero stati distribuiti alla fine a chi ancora non ne aveva uno al coperto.
Ad un tratto, i ragazzi del cenacolo si allontanarono per cercare un pezzo che mancava e 100 ragazzi africani si precipitarono tutti insieme dentro la struttura, spintonando e alzando la voce.
Io mi spaventai e cercai di allontanarmi in fretta. Il sindaco invece rimase lì in mezzo e, un po’ alla volta, li convinse a desistere e ad aspettare.

Non ricordo telecamere o macchine fotografiche quel giorno. Ricordo però che Paolo Battisti (il presidente del Consiglio comunale: ndr) si rivolse a me e mi disse: ‘Attilia, il nostro sindaco è un eroe’.

Bene, voi che avete chiamato ‘Quinta Colonna’ per far vedere la parte di realtà che vi faceva comodo, lasciando volutamente fuori tutta la complessità che ci sta dietro e non solo da quest’anno, non siete degli eroi. Siete degli sciacalli. Non siete la mia Saluzzo”.

Nicolò Bertola

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