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Solidarietà | 12 dicembre 2017, 08:02

L'unione fa la forza

Riceviamo e pubblichiamo

L'unione fa la forza

Mai il motto “l‘unione fa la forza” sembra essere più opportuno per definire il corso “pensare per crescere” (basato sul noto metodo Feuerstein in cui viene illustrato il ruolo determinante della Mediazione nello sviluppo dei processi cognitivi) organizzato dal Centro Down di Cuneo e sostenuto da un generoso contributo del Csv e svoltosi in frazione Loreto di Fossano.

Un corso realizzato grazie all’unione tra varie associazioni cuneesi che si sono unite per dare l’opportunità a quasi 30 persone tra genitori di bambini disabili, insegnanti e operatori sociali di apprendere una metodologia facilmente applicabile per aiutare lo sviluppo dei processi cognitivi. Un corso svoltosi in frazione Loreto di Fossano e tenuto da Michela Minuto e Renato Ravizza del Centro Forma di Torino durante il quale si sono potute apprendere sia in teoria che in pratica come usare la quotidianità per aumenterà il livello di autonomia dei bambini attraverso il ragionamento. Centro Down di Cuneo, Camminare insieme di Fossano e il Flauto magico di Torino ma operante in Granda con l’aiuto della Proloco di Loreto di Fossano hanno collaborato fianco a fianco per rendere i vari week end di formazione un momento indimenticabile oltre che costrittivo. 

Mentre infatti in genitori tornavano sui banchi di scuola nella sede della Proloco di Loreto, gli scout del Flauto Magico (che organizza anche la settimana estiva di Vicoforte per famiglie con bimbi con SdD) si prendevano amorevolmente cura dei loro figli facendoli giocare. Non poteva mancare anche tra i volontari del Flauto Magico la musicoterapista Marianna Secondo che ha giocato con la musica con i bimbi, come fa ogni estate alla settimana di Vicoforte. A Pranzo i volontari della Proloco sfamavano grandi e piccini con prelibato piatti.

Impeccabile quindi ogni aspetto dell’organizzazione di un corso che oggi genitore spera dia i suoi frutti il prima possibile. Dal primo week end infatti ogni famiglia o insegnate hanno già cercato di mettere in pratica ciò che gli è stato insegnato poiché, alla fine si tratta solamente di un diverso approccio all’apprendimento del bambino. A febbraio si terrà l’ultima lezione in cui ogni partecipante potrà illustrare alla dottoressa Minuto e il dottore Ravizza cosa si è fatto a casa e i primi importanti risultati ottenuti.

 

L'associazione Flauto Magico insieme i bimbi con SdD e loro fratelli ha giocato con i gruppi A.G.E.S.C.I Reparto e branco Torino 27, Branco Torino 11  con l'aiuto del Noviziato Fossano 1, Noviziato e Clan Torino 11 e Clan Torino 55. Tra gli animatori gli studenti  della Scuola Copernico-Luxemburg di Torino per l'alternanza scuola/lavoro. L’obiettivo ancora una volta è quello dell’inclusione di bimbi e ragazzi con Sindrome di Down in gruppi di giovanissimi scout. Un modo efficace per far scoprire la bellezza e la normalità di un mondo troppo spesso oppresso da pregiudizi e luoghi comuni. Giovani scout e ragazzi con disabilità si trovano così a giocare assieme e confrontarsi,imparando così gli uni dagli altri.

 

Spiega la dottoressa Minuto: “Questa serie di incontri è stata pensata per tutti coloro che desiderano avere una serie di indicazioni pratiche per aiutare i propri figli e le proprie figlie, sin dalla prima infanzia, a “imparare ad imparare”. Conoscere le strategie di base per la mediazione cognitiva è particolarmente utile per far superare difficoltà cognitive, potenziare i processi di apprendimento e costruire per i figli un ambiente incoraggiante e motivante”. 

Continua Michela Minuto: “Si tratta di sfruttare appieno le occasioni della quotidianità come opportunità per sviluppare il pensiero, senza dover ricoprire ruoli diversi da quelli agiti nella vita famigliare. Il genitore ha, infatti, un ruolo specifico, propri spazi e proprie finalità che lo distinguono dall’insegnante o dagli altri adulti coinvolti nel processo educativo. Gli incontri si sono incentrate sulle tematiche de “il genitore come mediatore” con l’obiettivo di migliorare la consapevolezza della azione educativa. L’idea di base, si rifà all’affermazione dello psicologo Reuven Feuerstein: “I cromosomi non hanno l’ultima parola” ed alla sua teoria della modificabilità cognitiva strutturale”.

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