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Attualità | 19 dicembre 2017, 15:29

Cuneo: un successo la conferenza "Il tandem franco-tedesco e la costruzione europea"

L'incontro si è tenuto giovedì 14 dicembre in biblioteca

Cuneo: un successo la conferenza "Il tandem franco-tedesco e la costruzione europea"

Giovedì 14 dicembre 2017, si è svolta, presso il salone della Biblioteca civica di Cuneo, la conferenza avente come oggetto “Il tandem franco-tedesco e la costruzione europea”.

L’incontro, organizzato dalla sezione MFE “Luigi Einaudi” di Cuneo, è stato introdotto e presieduto da Michele Girardo, segretario della sezione, e ha avuto come relatore il professor Paolo Caraffini dell’Università degli Studi di Torino. Il pomeriggio culturale, ricco nella sua articolazione tematica e denso di contenuti, ha polarizzato l’attenzione della platea su uno dei filoni più importanti del processo integrativo, facente capo alla definitiva promozione della pace tra i due Stati (e all’interno dell’Europa centro-occidentale), nonché al loro prezioso e spesso sinergico contributo per la progressiva unificazione continentale.

I lavori sono stati introdotti dall’intervento di Michele Girardo, che ha illustrato le ragioni dell’incontro con un ventaglio di argomentazioni che hanno, tra l’altro, richiamato gli snodi cruciali della storia moderna e contemporanea, in cui i dinamismi europei erano caratterizzati e spesso condizionati da una viscerale ostilità franco-tedesca. Francia e Germania si confrontarono come acerrime nemiche, in ricorrenti conflittualità, per oltre 4 secoli.

Nel corso dell’incessante percorso di belligeranza, la “nazione teutonica” rispondeva a nomi diversi: Impero Romano Germanico prima, Prussia poi, successivamente Secondo e Terzo Reich, ma era sempre la matrice tedesca a costituire il nucleo di fondo di tali realtà geopolitiche. Le viscerali ostilità iniziarono nel 1521 con il conflitto tra l’imperatore Carlo V e la Francia di Francesco I, proseguirono in seguito con le crisi belliche del Seicento, del Settecento e dell’Ottocento, per terminare con i due “cataclismi” mondiali del secolo scorso.

Non bisogna inoltre dimenticare – è stato sottolineato – che all’interno di tale irriducibile militarismo le due contendenti si fronteggiarono nei due conflitti giudicati come i più drammatici di tutta la storia, quali furono le due guerre mondiali della prima metà del Novecento. Tanto bellicismo – ha precisato Girardo –, con i drammi ad esso collegati, che toccarono gli abissi più profondi della ferocia nel conflitto scatenato da Hitler, ingenerarono un profondo ripensamento sulle sorti stesse dell’Umanità, qualora i cavalli dell’apocalisse bellica fossero tornati ad imporre la loro legge di morte, ulteriormente aggravata dalla minaccia degli armamenti nucleari.

A partire da tali timori e da una severa critica nei confronti delle derive belligere implicite nell’esercizio della sovranità assoluta, a cui sono da aggiungere le sollecitazioni americane, quali condizioni preliminari per attivare il Piano Marshall, si è avviato il percorso di integrazione europea. La Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 costituisce l’inizio di tale processo, concretizzatosi, nei successivi  anni Cinquanta, nella CECA prima, quindi nella CEE e nell’EURATOM.

In essa, l’allora Ministro degli Esteri francese propone “di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei”. “La solidarietà di produzione in tal modo realizzata – si legge più avanti – farà sì che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile.

Il Documento – ha concluso Girardo – breve nella sua estensione, ma denso a livello di contenuto, auspica la definitiva riconciliazione franco-tedesca e il trionfo della pace nel Vecchio Continente.

La “pace” è il termine centrale e più volte richiamato nella tessitura del testo, là dove compare per ben 6 volte.

L’incontro è proseguito con l’intervento del prof. Caraffini che ha delineato, con dovizia di particolari e con puntuali esemplificazioni, gli apporti franco-tedeschi all’avvio e alla successiva evoluzione del processo comunitario. Il percorso illustrativo e argomentativo ha preso le mosse dalle posizioni di Parigi nei confronti della Germania dopo la seconda guerra mondiale, quindi si è soffermato sulla  famosa Dichiarazione Schuman. Ha poi richiamato la Conferenza di Parigi dell’anno successivo, da cui scaturì il Progetto di Comunità Europea di Difesa (CED), miseramente affossato il 30 agosto 1954 dall’Assemblea nazionale francese. Si trattò di un duro colpo per il percorso integrativo, riavviato però, l’anno dopo dalla Conferenza di Messina, che pose le basi per i Trattati di Roma del 25 marzo 1957, istitutivi della CEE e dell’EURATOM.

Sei anni dopo, ha precisato il relatore, l’asse franco-tedesco venne ufficialmente istituzionalizzato dal Trattato dell’Eliseo, firmato dal Presidente de Gaulle e dal Cancelliere Adenauer, il 22 gennaio 1963. Comunque, la reale e fattiva collaborazione fra i due Paesi, finalizzata all’integrazione comunitaria, si ebbe a partire dal 1974, con l’avvento ai vertici del potere di Valéry Giscard d’Estaing ed Helmut Schmidt, rispettivamente a Parigi e a Bonn. Grazie al loro impulso e alla loro leale collaborazione, la Comunità Economica Europea  potenziò la dimensione comunitaria con l’istituzione dello SME e l’elezione a suffragio universale dell’europarlamento a partire dal 1979.

Momenti importanti, quelli testé citati, da accreditare al cammino dell’europeismo integrativo, grazie soprattutto alla sintonia d’intenti tra le due sponde del Reno. Si preparava così un nuova svolta tra gli anni Ottanta e Novanta, favorita anch’essa dall’efficace collaborazione tra il presidente francese Mitterand e il cancelliere tedesco Helmut Kohl. Furono gli anni del Trattato di Maastrich, degli accordi di Shengen e del percorso che portò alla nascita della moneta unica.

Il Terzo Millennio si era aperto all’insegna di premesse e promesse davvero convincenti in ordine a un graduale percorso integrativo in direzione federale.

Il Progetto di Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, elaborato da una Convenzione creata ad hoc e firmato a Roma dai Capi di Stato e di Governo il 29 ottobre 2004, era di buon auspicio, ma la sua bocciatura da parte di due consultazioni referendarie, celebrate in Francia e in Olanda tra fine maggio e inizio giugno 2005, tarpò le ali del nascente, seppure ancor timido, percorso costituzionale.Si cercò di correre ai ripari e, ancora una volta, il sodalizio franco-tedesco, con Sarkozy presidente e Merkel cancelliera, favorì l’adozione, la ratifica e l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che disciplina, a partire dal 1o dicembre 2009, i dinamismi e le attività dell’Unione.

C’è bisogno di più Europa in dimensione federale. Molti sono i fatti che reclamano un simile esito. I propositi di Macron, illustrati con il suo discorso alla Sorbona dello scorso 26 settembre sono di buon auspicio. Un rinnovato e operativo tandem tra Parigi e Berlino potrebbe ridare ossigeno e slancio al percorso integrativo.

c.s.

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