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Agricoltura | 11 gennaio 2018, 07:27

Il settore agricolo assume i giovani e traina l'economia della Granda

E' quanto risulta dall'indagine “Chi offre e crea lavoro in Piemonte", promossa dalla Regione Piemonte e dalla Conferenza Episcopale piemontese

Il settore agricolo assume i giovani e traina l'economia della Granda

 Dove trovano lavoro i giovani piemontesi, che tipi di attività svolgono e quali caratteristiche hanno le iniziative imprenditoriali promosse dagli under 35?

A queste domande si è proposta di rispondere l’indagine “Chi offre e crea lavoro in Piemonte”, frutto di un accordo di collaborazione, siglato nella primavera scorsa, tra Regione Piemonte e Conferenza Episcopale Piemontese, con l’obiettivo di contribuire a migliorare la conoscenza delle dinamiche occupazionali che hanno per protagonisti i giovani in Piemonte, consentendo loro di orientarsi meglio nel mercato del lavoro e offrendo agli operatori, pubblici e privati dei servizi per l’impiego, un utile strumento informativo. 

Affidata a un gruppo di lavoro specializzato e presentata in conferenza stampa alla presenza del Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese Mons. Cesare Nosiglia, del presidente e dell’assessora al Lavoro della Regione Piemonte, l’indagine fornisce una mappa dettagliata delle opportunità di lavoro che nel biennio 2015-2016 hanno interessato i giovani piemontesi, insieme a un quadro, altrettanto dettagliato, delle iniziative imprenditoriali promosse dai giovani nel periodo 2014-2016. 

Nel primo caso, attingendo ai dati delle comunicazioni obbligatorie delle imprese, sono stati analizzati più di 650.000 avviamenti al lavoro che hanno riguardato 350.000 giovani piemontesi di età compresa tra i 15 e i 35 anni che, almeno per una volta, hanno iniziato un rapporto di lavoro dalla durata variabile, in alcuni casi breve, in altri duratura o stabile. Sono state quindi analizzate 170 diverse attività svolte dai giovani in 17 luoghi di lavoro (l’azienda agricola, la fabbrica, il supermercato, la bottega, la scuola, l’ospedale, ecc.), che sono stati presentati utilizzando sei verbi che colgono le dimensioni più importanti del lavoro: fabbricare, vendere, gestire, muovere, dialogare, prendersi cura. Emerge così che nel biennio 2015-2016 oltre 97.300 giovani (il 27,8% del totale) sono stati impegnati a fabbricare, produrre qualcosa, in una fabbrica (il 12,8%), in un’azienda agricola (il 6,8%), in un cantiere edile (il 4,6%) o in una bottega artigiana (il 3,6%).

Di poco inferiore il numero di giovani che si sono dedicati a vendere beni e servizi: sono stati circa 94.600, di cui 46.977 (il 13,6%) in alberghi, bar e ristoranti, 35.112 (il 10%) in negozi e supermercati e 12.548 (il 3,6%) nell’help-desk. 57.200 under 35 sono invece stati occupati nella gestione di problemi, informazioni e procedure, la maggior parte di loro in un ufficio, studio amministrativo o professionale. Altri 31.126 giovani si sono impegnati nella movimentazione di persone e merci, mentre oltre 27.200 hanno iniziato a lavorare sul dialogo e l’insegnamento: 17.600 in scuole o agenzie formative; 9.600 in attività legate allo spettacolo. Infine, 41.749 giovani si sono presi cura di qualcuno o di qualcosa, prestando assistenza nelle strutture (7.768, il 2,2%), in famiglia (11.606, il 3,3 %), oppure occupandosi della pulizia dei locali e dell’ambiente urbano (12.258, 3,5%), o di attività di vigilanza e sicurezza.

Le occasioni di lavoro, si ricava inoltre dall’indagine, sono state equamente ripartite tra maschi (51,6%) e femmine (48,4%);  hanno interessato al 79% giovani italiani, al 21% stranieri, più  della metà dei quali extracomunitari.

Oltre il  40% dei giovani assunti, inoltre, ha meno di 25 anni. E il 24% degli avviamenti risulta essere a tempo indeterminato. Guardando alla ripartizione geografica delle opportunità di lavoro, si osserva poi come nel capoluogo piemontese il maggior numero di avviamenti sia legato al comparto dei servizi alle imprese, nelle province di Cuneo e Asti prevalgono invece le attività connesse all’agricoltura, nel Verbano Cusio Ossola al turismo. Nelle restanti province, la maggior fonte di occupazione per i giovani è invece la fabbrica. 

Quanto alle iniziative imprenditoriali promosse da under 35, l’analisi, condotta in questo caso grazie alle informazioni contenute nel Registro delle Imprese e nella Banca Dati Ulisse della Camera di Commercio di Torino, mette in evidenza come tra il 2014 e il 2016 siano state avviate in Piemonte complessivamente più di 10.000 imprese individuali con titolare di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Il loro numero è cresciuto in tre anni del 54,7% passando da 2.800 del 2014  a 4300 del 2016. Delle 2800 aziende avviate nel 2014, inoltre, il 70,7% è ancora operativo a tre anni  di distanza. Particolarmente positiva, poi, la performance delle aziende giovanili nel settore agricolo, che si caratterizzano per un indice di sopravvivenza superiore alla media (87,3%), per un numero notevole di nuove iscrizioni (9,3% del totale) e per un incremento molto significativo di nuove attività imprenditoriali nell’ultimo anno (+453%).

Non stupisce quindi che tra le 10 imprese con i più alti tassi di crescita nel periodo 2014-2016 figurino 6 categorie di imprese agricole (coltivazione di uva, coltivazione di frutta e ortaggi, allevamento di bovini e allevamento  animali, coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali), insieme ad altri tipi di attività: sportive, ad esempio, sartoriali, oppure legate all’e-commerce e alla ristorazione.

Quello del “ritorno  alla terra” appare un fenomeno abbastanza recente, visto che ai primi posti nella top ten delle aziende più numerose compaiono attività legate all’edilizia, al commercio ambulante e all’estetica. Il Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese, Mons. Cesare Nosiglia, il Presidente e l’assessora al Lavoro della Regione Piemonte hanno sottolineato l’importante contributo di informazione e conoscenza fornito dall’indagine intorno al tema, di estrema rilevanza, dell’occupazione giovanile e hanno convenuto sulla necessità di approfondire e diffondere questi dati, valorizzare e mettere in rete le diverse iniziative, pubbliche, religiose o del privato sociale, che si propongono di favorire l’orientamento e l’avvicinamento dei giovani al lavoro.

 

NaMur

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