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Politica | 12 marzo 2018, 16:31

Giancarlo Boselli (LeU): “Ora occorre allargare e rimettere insieme i pezzi della sinistra”

L’ex vicesindaco di Cuneo, sostenitore del partito di Grasso, ammette il flop elettorale e lancia un monito al Pd: “Se si chiuderà in se stesso non ce la farà e andrà verso una deriva senza ritorno”

Giancarlo Boselli (LeU): “Ora occorre allargare e rimettere insieme i pezzi della sinistra”

Nei due collegi uninominali della Camera di Cuneo e Alba e in quello del Senato, Liberi e Uguali non ha raggiunto il 3%. Un risultato fallimentare che s’inserisce nel flop della sinistra nel Cuneese e che ha deluso quanti avevano creduto nel partito voluto da Massimo D’Alema in contrapposizione a Matteo Renzi. Una debacle che ha avuto tra i protagonisti il presidente uscente del Senato Pietro Grasso.

Quali sono ora le prospettive della sinistra anche alla luce del dibattito in corso nel Pd? Ne abbiamo parlato con Giancarlo Boselli, già vicesindaco di Cuneo e coscienza critica prima del Pd e adesso della sinistra riformista cuneese.     

Boselli, lei aveva sostenuto con convinzione la nascita di ArtUno/Mdp prima e di Liberi e Uguali poi. A spoglio avvenuto il risultato non è stato quello sperato, vero?

“Ci aspettavamo almeno il doppio. Diciamolo francamente”. 

Avete mobilitato i vertici istituzionali, il presidente del Senato Pietro Grasso e quello della Camera Laura Boldrini, ma l’elettore non ha creduto alla vostra proposta politica. Non sarà che gli italiani hanno considerato LeU un partito creato con la funzione di genio guastatore nei confronti del Pd?  

“Non solo non hanno creduto alla nostra proposta, non hanno creduto, visti i risultati, alle proposte di tutta la sinistra. Nessuno ha avuto bisogno di guastare i concorrenti. Sembrerebbe che tutti si siano guastati da soli”. 

Anche nel Cuneese la capacità di attrattiva non c’è stata. Non siete andati oltre il 3%. Come spiega un risultato così modesto?

“Il voto è stato politico, nazionale. I nostri candidati hanno fatto del loro meglio. Nel risultato dei partiti, il ruolo dei candidati locali, salvo poche eccezioni, ha avuto scarso peso”.    

Lei è convinto che il problema della crisi del centrosinistra fosse davvero soltanto riconducibile a Matteo Renzi?

“La crisi inizia quando si fa passare come se nulla fosse, salvo qualche lacrimuccia, la riforma Fornero che allunga la vita lavorativa di 10 anni a chi ha già lavorato moltissimo. Si fa pagare il conto ai lavoratori che già da un decennio hanno salari e stipendi bloccati mentre i profitti volano e le retribuzioni dei manager sono spesso vergognose.

Perché i lavoratori dovrebbero votare per questa sinistra che non li ha difesi?

Renzi ha responsabilità che conosciamo, ma le ha anche chi è stato zitto o chi lo ha riverito in cambio della possibilità di tornare in Parlamento perché messo nelle teste di lista bloccate. Poi c’è un problema di rinnovamento delle classi dirigenti. In tutte le forze di centrosinistra hanno pensato a garantire se stessi come se fosse un atto dovuto. Cosa ci fanno leaderini nazionali in collegi dove non abitano. Ridicolo”. 

Secondo lei, LeU proseguirà o ritiene la parabola conclusa con quest’esperienza elettorale?

“Quello di LeU è stato un passaggio utile, ma ora occorre guardare oltre. Immaginare una sinistra che può allargarsi e riprendere la strada per rimettere insieme i pezzi”.  

Crede che il Pd resisterà all’onda d’urto cui è sottoposto in questi giorni? “Se il Pd si chiuderà in se stesso non resisterà e andrà verso una deriva senza ritorno”.  

Su quali basi pensa sia possibile riannodare i fili di un dialogo interrotto con il Pd e il centrosinistra?    

“Occorre avere il coraggio di guardare ad un grande partito contenitore delle diversità della sinistra. Che sappia garantire le minoranze. Senza prepotenze e volontà di imporre. Nessuno può obbligare a stare in una casa se quella casa non è più sentita come la tua casa. Occorre condivisione. Bisogna riprendere il dialogo. Intanto serve trovare, al di là dei partiti, delle sedi comuni di confronto. Questo è il modo migliore per ricostruire la sinistra”.   

Giampaolo Testa

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