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Eventi | 16 aprile 2018, 11:30

Nuova proposta dell’Unitre di Fossano: vino e vita nell’antico Egitto

Il 21 e 22 aprile due giorni alla scoperta del mondo dei Faraoni

Nuova proposta dell’Unitre di Fossano: vino e vita nell’antico Egitto

Il 21 e 22 aprile si aprirà per due giorni una porta sul mondo dei faraoni con la mostra Vino & Vita nell’antico Egitto, organizzata dall’Unitre di Fossano, curata da Livio Secco e Silvana Cincotti, valenti docenti di Egittologia e Storia dell’arte, che apriranno la mostra con una conferenza dedicata al mondo dell’antico Egitto, indagato attraverso la lente del quotidiano e soprattutto dell’alimentazione, con la possibilità di visite guidate.

La mostra nasce dal desiderio di incuriosire gli appassionati a proposito di un tema, quello del vino, così legato alle nostre terre e che storicamente ci riporta indietro di millenni, quando la Vitis Vinifera si affaccia per la prima volta sullo scenario mediterraneo. La cultura del vino giunse infatti nel Levante mediterraneo, attraverso la cerniera siro-palestinese e i primi fossili di Vitis vennero ritrovati nell’Europa meridionale, nell’area Transcaucasica e nel Tagikistan. Queste zone sono considerate regioni-rifugio della vite durante il periodo delle glaciazioni: al termine, la vite iniziò a diffondersi, sfruttando i grandi assi fluviali, il Danubio, il Reno, il Rodano, la Loira e il Po.

L’Egitto è la prima coltivazione del vino fuori dal suo areale naturale di diffusione spontanea e dobbiamo ricordare che l’Egitto in epoca faraonica era più verde di come lo vediamo noi oggi. I vigneti principali erano del Delta del Nilo, nel ramo Pelusico e nell’area del deserto occidentale, perché lì la presenza di suoli sabbiosi, calcarei, chiari e leggeri favorì indubbiamente la coltivazione della vite, che tuttavia non fu limitata al Basso Egitto ma ebbe luogo anche lungo la Valle del Nilo e nelle oasi.

Le prime attestazioni della vite e del vino risalgono alle tombe di Abido, in epoca protodinastica: ben 700 grandi orci vennero ritrovati nella tomba indicata come U-j, appartenuta probabilmente a Hedj Hor o Re Scorpione I, sovrano egizio che regnò intorno al 3200 a. C. Grazie ad approfondite indagini sappiamo che contenevano vino, cui era stata aggiunto resina di terebinto. Undici orci contenevano invece ghirlande di fichi neri essiccati, messi a macerare nel vino. La coltivazione della vite sembra aver ben condiviso il suolo d’Egitto con la presenza di ulivi, di fichi e di palme. Questa unione tra la vigna e gli alberi da frutto, rispecchia le abitudini alimentari egizie: esistevano infatti bevande fermentate a base di melograno e datteri.

Il vino era considerato una bevanda elitaria, la sua produzione avveniva infatti sotto l’egida del re o dei membri della famiglia reale, a differenza della birra che poteva invece essere prodotta anche a livello familiare.

Una storia quella del vino di grande fascino e che prevede, nel corso della mostra, l’accostamento con il mondo dell’alimentazione egizia.

La mostra sarà aperta sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19 a ingresso libero.

c.s.

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