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Agricoltura | 13 giugno 2018, 10:45

Nuova Legge sulla caccia, cosa dicono le organizzazioni agricole cuneesi

Coldiretti, Confagricoltura e Cia: "Si apre qualche spiraglio ed è un primo passo in avanti, ma se il provvedimento sarà sufficiente a tutelare le aziende del settore e la sicurezza dei cittadini lo potremo dire solo in futuro"

Nuova Legge sulla caccia, cosa dicono le organizzazioni agricole cuneesi

La nuova Legge regionale sulla caccia, approvata dal Consiglio di Palazzo Lascaris, nell’articolo 20 introduce, su richiesta delle organizzazioni sindacali agricole e dei sindaci, misure straordinarie di controllo della fauna selvatica. In pratica, ottenuta l’autorizzazione delle Province, i proprietari e i conduttori dei fondi rurali, in possesso dell’abilitazione venatoria, possono intervenire sui loro terreni per salvaguardare i raccolti.

“Il provvedimento - sottolinea l’assessore all’Agricoltura e alla Caccia della Regione, Giorgio Ferrero - aggiorna l’attività venatoria, ponendo una particolare attenzione ai problemi causati dagli animali selvatici nei confronti delle coltivazioni e  dell’incolumità dei cittadini”.

Negli ultimi tempi le organizzazioni agricole cuneesi sono intervenute molte volte sul tema, denunciando l’impotenza degli imprenditori del settore rispetto all’uccisione degli animali allevati e alla distruzione delle produzioni nei campi da parte, soprattutto, di cinghiali e caprioli.

Cosa ne pensano della nuova Legge? E’ sufficiente a tutelare le aziende?

“Siamo agricoltori - afferma il direttore di Coldiretti Cuneo, Tino Arosio - e viviamo personalmente le conseguenze dello sviluppo incontrollato dei selvatici nei nostri territori e nelle nostre aziende. Stiamo pagando un prezzo altissimo come imprese agricole e come cittadini perché non ci sfuggono gli aspetti relativi alla sicurezza e alla incolumità delle persone. Fin ad ora siamo stati costretti ad essere spettatori di questo scempio. La nuova Legge, come chiediamo da tempo, apre qualche spiraglio, rappresentando una potenziale svolta nella direzione auspicata e  riconoscendo un ruolo attivo agli imprenditori del settore. Il problema del controllo della fauna selvatica è enorme, questo è sicuramente un primo passo fondamentale, ma se sarà sufficiente lo potremo dire solo in futuro. Dipenderà molto anche da come le Istituzioni saranno solerti nel rendere attuabili le opportunità che la Legge contiene. Da parte nostra vigileremo con attenzione sulla corretta applicazione della normativa, affinché le venga data effettiva e completa attuazione”.

Per il presidente regionale e provinciale di Cuneo di Confagricoltura, Enrico Allasia: “La possibilità di concedere agli agricoltori in regola con porto d’armi uso caccia ed assicurazione di intervenire direttamente sui terreni in conduzione è una richiesta avanzata da Confagricoltura Cuneo alle Istituzioni perché riteniamo indispensabile coinvolgere, con gli opportuni accorgimenti, i proprietari dei fondi nell’opera di controllo della proliferazione di fauna. È presto per dire se questa misura, come altre contenute nella nuova Legge regionale, sarà sufficiente a tutelare le aziende agricole dai pesanti danni provocati, in particolare, da cinghiali e caprioli.  Ma anche per i problemi causati ai cittadini e agli utenti della strada. Noi ce lo auguriamo. Senza voler entrare nel merito del confronto tra cacciatori e Regione Piemonte, infatti, auspichiamo che la nuova legge serva a salvaguardare le produzioni agricole e a tutelare la sicurezza dei cittadini del territorio”.

Per il direttore provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori, Igor Varrone: “La Legge rappresenta un passo in avanti, ma non è ancora sufficiente per risolvere il problema. Restano aperte tutta una serie di questioni sulle proprietà e i fondi che vanno precisate. Ad esempio se sparo a un cinghiale nel terreno del mio vicino o se lo faccio nel mio campo e l’animale va a morire in quello confinante, cosa succede? In Germania il problema è stato risolto attraverso il fatto che la fauna selvatica non è di proprietà dello Stato, quindi, se così fosse anche in Italia, gli agricoltori potrebbero agire con molta più facilità”.        

Sergio Peirone

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