“Akira” è un film d'animazione di produzione giapponese del 1988 scritto da Katsuhiro Otomo e Izo Hashimoto a partire dal soggetto dello stesso Otomo, e diretto ancora da quest'ultimo.
Ambientata nel Giappone futuristico e post-apocalittico del 2019, distrutto da un'enorme esplosione e poi ricostruito, la vicenda ha come protagonisti Kaneda e Tetsuo, due giovani amici membri della stessa banda criminale; quando il secondo si scoprirà in possesso di incredibili poteri soprannaturali che lo condurranno alla follia (ma anche a una sorta di nuovo stadio evolutivo) il primo si troverà nelle disagianti vesti dell'eroe improvvisato.
Credo chiunque se ne sia accorto (o l'abbia letto su praticamente qualunque giornale o portale di livello nazionale), ma Wikipedia Italia ha ripreso a funzionare soltanto ieri mattina, dopo giorni interi di “blocco” per protestare contro l'arrivo al Parlamento Europeo della nuova direttiva comunitaria sul copyright nella giungla complessa e pericolosa “dell'online”; la ripresa delle attività è arrivata in concomitanza con la decisione del Parlamento di bocciare la nuova direttiva e di riprendere la discussione delle norme relative al diritto d'autore, attualmente ferme al 2001, per poi proporne un'altra versione.
Si ritorna a parlare di tecnologia e di progresso – e della loro concezione da parte di noi piccoli esseri biologici - , quindi, in questo nuovo appuntamento con “Ad occhi aperti”. Come al solito senza giudicare o puntare dita a destra e a manca (e chi mi conosce sa benissimo quanto, specialmente in questo periodo, io sia portato a farlo).
Ma le discussioni “sul futuro” e sul futuro del nostro principale mezzo di comunicazione in quanto esseri umani, perché internet questo è, sono ovviamente di estrema importanza per tutti. Specie per un giornale online e per chi come voi lettori lo utilizza per informarsi.
Quello su cui vorrei porre l'attenzione (una volta di più) è la logica umana: la direttiva respinta dal Parlamento Europeo ha subito questa sorte, e le proteste non solo di un organo come Wikipedia, principalmente perché ritenuta troppo generica in diversi aspetti e in parte lesiva della libertà d'espressione degli utenti, a favore invece di un controllo più stretto da parte degli “addetti ai lavori” dell'universo online.
Il futuro è una forza difficilmente catturabile e, per ragioni sia fisiche che psicologiche legate al nostro essere umani, altrettanto difficilmente comprensibile e quindi ritenuta immediatamente pericolosa; non lo scopriamo oggi e non devo dirlo io: l'uomo teme tutto ciò che fatica a capire. Ed essendo fondamentalmente un animale, la paura porta a due singole reazioni ovvero la fuga o l'aggressione.
Questo è uno dei temi principali della fantascienza e della sua identità di genere (e, personalmente, uno dei motivi per cui è tra i miei due preferiti), e “Akira” è senza dubbio un'opera importantissima in questo senso, seminale e capace di attribuire un contesto allo storytelling “post-apocalittico” quanto poco altro nella storia umana recente. Ma perché portarlo a esempio? Non parla dell'utilizzo di internet, d'altronde.
No, infatti. Ma parla della reazione degli esseri umani davanti a ciò che non concepiscono, un'energia nuova e incomprensibile che non si sa con precisione da dove arrivi e poco ma sicuro non si sa dove possa portare l'intera umanità. Io qualche somiglianza ce la vedo, e voi?
Probabilmente parlo contro i miei stessi interessi ma sono contento che il Parlamento Europeo abbia rigettato la direttiva. Ma non tanto per la direttiva stessa, ma perché con questa decisione ha costretto se stesso a studiare meglio la materia, a utilizzare l'unica cosa che davvero distingue l'essere umano dal resto della sfera animale, specie davanti al bivio “attacca o fuggi”: l'astuta capacità di comprensione e adattamento.