Se dovessi spiegare ad un forestiero "la cuneesità" nella sua forma peggiore, risparmierei fiato e mi limiterei a fargli leggere questa bella lettera. Se dovessi spiegare ad un forestiero "la cuneesità" nella sua forma migliore, non andrei invece al risparmio e come da anni mi prodigo a fare, gli sparerei un bel pippone dal titolo: "La creatività come via di fuga dall'isolamento".
Contrariamente a quanto ormai tutti vogliono indurci a pensare, infatti, la musica può non essere soltanto baccano, il bisogno di aggregazione è cosa sana, essere giovani è fantastico e volersi mantenere tali lo è altrettanto, così come il lavoro serale o (segnatevi) addirittura notturno non è meno nobile di quello diurno.
Non voglio rassegnarmi all'idea di sottoporre mia figlia ad una gioventù dove oltre allo smartphone vige il coprifuoco. Voglio continuare a spiegarle quanto potente possa essere questa austera città quando riesce a convogliare le giuste energie.
Voglio che nascano altri Marlene Kuntz, altri Lou Dalfin, altri Anudo, altri Big Talu music service, altri Sanrito. Voglio che come successo a me, la musica possa salvare o perlomeno migliorare altre vite.
Vorrei che la politica si prendesse le proprie responsabilità e pensasse soprattutto al futuro, anche rischiando di perdere i voti della maggioranza "anziana" di una città inesorabilmente destinata al declino. Vorrei poi che la cultura continuasse ad essere finanziata senza che questo risulti poi essere "un marchio infamante", soprattutto quando a parlarne in tali termini sarà il trombato di turno, si perché, sappiatelo, l'autore di questo decalogo è lo stesso signore che per anni ebbe la responsabilità e l'onore di dirigere la più importante fondazione cittadina, ovvero, quella che tutt'ora (fortunatamente) continua a finanziare attività culturali non ancora del tutto silenziate.
Convivenza è mediazione.
Socializzare rende meno disturbati.
Michele Dimiccoli - Dj Bubu