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Agricoltura | 20 luglio 2018, 07:45

Nell'azienda agricola Al.Bus, a Tarantasca, trovi la cultura contadina unita all'innovazione e alla qualità

La storia di Valerio Busso e della sua famiglia (tre generazioni), che adesso allevano 330 capi di razza frisona nutriti con le produzioni coltivate in 53 ettari di terreno. E a mungere 50 quintali di latte al giorno, usando l'attrezzatura automatica, sono Viki e Virgil: due dipendenti indiani

Valerio Busso con la moglie Ida Aimar

Valerio Busso con la moglie Ida Aimar

La cultura delle tradizioni saldamente ancorata ai necessari metodi innovativi. Con uno straordinario impegno ed entusiasmo per il loro lavoro e la convinzione che se non ci fossero i problemi, poi non arriverebbero le soddisfazioni di averli risolti. Si può riassumere così la visita all’azienda agricola Al.Bus (Allevamenti Busso) raggiungibile imboccando via Tasnere, poco dopo il centro abitato di Tarantasca lungo la circonvallazione Cuneo-Saluzzo.

A gestirla è Valerio Busso, 60 anni, coadiuvato dalla moglie Ida Aimar e dalla figlia Monica, ventottenne. Coltivano 53 ettari di terreno a triticale, usato come foraggio, ed erba medica. In seguito, per sfruttare al meglio le superfici disponibili, seminano il mais. Il raccolto, in parte viene trinciato e stoccato nei silos. Una parte di foraggio diventa fieno compresso nelle balle ed essiccato. Il tutto serve a nutrire 330 capi bovini di razza frisona, dei quali 150 sono mucche in mungitura che producono 50 quintali di latte al giorno.

Quest’ultima occupazione viene portata avanti, attraverso le attrezzature automatiche, da due dipendenti indiani quarantenni: Viki e Virgil. “Sono molto diligenti - sottolinea Busso - e disponibili. Li ospitiamo da noi e una volta all’anno paghiamo loro il viaggio in aereo per tornare dai parenti. Con i soldi che hanno risparmiato e un po’ di aiuto nostro sono riusciti a costruirsi una casa nel loro Paese”. Un bell’esempio di integrazione nel rispetto della persona. “Quando lo racconto alcuni mi chiedono se sono matto. Ma è una questione di buon senso: i dipendenti li devi trattare bene perché a me hanno insegnato così e, comunque, ti ritorna tutto in quanto ti restituiscono le accortezze con il massimo impegno nel lavoro”.    

La famiglia di Valerio opera, poi, in stretta collaborazione con l’altro figlio - Luca, 35 anni - che ha una propria attività agricola, poco distante, e i bovini, però di razza piemontese. “Sono due aziende separate - racconta Busso - ma ci diamo una mano e ci scambiamo pareri ed esperienze.  Questo è molto importante per poter seguire in modo attento i tanti lavori ai quali si deve far fronte”.

Ciò che colpisce è anche la determinazione di Monica. “Ho deciso di aiutare i miei genitori - dice - dopo un’esperienza all’Istituto Alberghiero. Sono stata trascinata nella scelta dalla loro grande passione per questo mestiere e dall’amore che ho sempre avuto per la natura e per gli animali. E’ un lavoro che ti dà grande soddisfazione”.  

UN PIEDE NELLE TRADIZIONI

A parlarne ora, con un’attività avviata e all’avanguardia, sembra che il tutto sia avvenuto in modo facile. In realtà, il cammino è stato parecchio impegnativo. Ma il percorso si è sempre sviluppato avendo la consapevolezza di fare un passo per volta: arte del vivere delle generazioni di un tempo. La storia dell’azienda parte, negli Anni Settanta, da nonno Umberto e nonna Maria: classe 1933 e 1935, entrambi ancora adesso molto attivi.

Hanno una cascina vicino alla frazione di Tasnere, con una cinquantina di bovini. Valerio, giovanissimo, inizia a lavorare con loro. Però, fin da subito, esce la sua capacità imprenditoriale. Quel posto gli sta stretto e, soprattutto, intuisce che sarebbe necessario ampliare l’azienda e dedicarsi totalmente alle frisone da latte. Il padre Umberto si convince. Ma, lì, non c’è lo spazio. Allora, Valerio elabora un Piano di insediamento sui terreni dove, adesso, svolgono la loro attività: l’antica Cascina Contessa di proprietà della parrocchia di Costigliole Saluzzo. Nel 1989 costruiscono una prima stalla. Poi le altre, il portico e i vari depositi. Infine, l’abitazione. Durante gli anni acquistano i campi vicini di quanti dismettono l’attività perché, con piccoli appezzamenti, non ce la fanno più a tirare avanti. “Mio padre - dice Busso - è partito dal nulla: aveva tre mucche. Adesso posso dire, con orgoglio, che quell’azienda avviata da lui in tempi difficili ha dato e sta dando occupazione a tre generazioni”.  

LA QUALITA’ CON L’INNOVAZIONE

Non bisogna mai perdere il treno che passa la prima volta, altrimenti, se lo aspetti una seconda tornata, difficilmente ripercorre lo stesso binario. Spesso così è la vita. Valerio e la sua famiglia nell’azienda hanno investito molto. “Produrre qualità - precisa - è fondamentale. Ma per ottenerla un segreto è garantire il benessere agli animali. Un tempo - e me lo ricordo ancora bene - i capi venivano legati alla mangiatoia. Adesso sono liberi di rimanere nella stalla oppure di uscire fuori. Poi, al coperto hanno una lettiera ampia per riposare, e tenuta sempre pulita e in ordine, e c’è l’impianto di ventilazione, gestito da un computer, che, con il caldo superiore ai 28 gradi, fa la doccia ai bovini e dopo li asciuga in modo da mantenere il più possibile la temperatura costante. Ogni capo ha una sessantina di litri al giorno di acqua disponibile per abbeverarsi. E sempre un computer regola la quantità e la qualità dei pasti, preparati con l’aiuto di un tecnico specializzato nell’alimentazione animale”.

Poi, si fa selezione. “Tutti i nostri capi li fecondiamo con la tecnica artificiale, perché evita la trasmissione di malattie, e utilizzando il seme certificato. Sono iscritti all’Anagrafe nazionale e la loro vita è totalmente rintracciabile in qualsiasi momento. Compresi gli eventuali usi di medicinali che vengono registrati. I controlli sono capillari e costanti. Chi fa i pasticci viene subito individuato”.

La sua azienda è anche stata premiata per la qualità. “Alcuni anni fa avevamo acquistato un capo frisone dagli Stati Uniti che faceva parte di una famiglia super quotata. Nel 2017 un toro “parente” di quella mucca è stato giudicato come il miglior animale della Germania. Sono andato a Berlino a ricevere il riconoscimento. E adesso vendiamo per la fecondazione gli embrioni dei nostri migliori bovini. Anche all’estero”.

Il latte? “Con il tipo di alimentazione e l’assenza di stress, che è invece tipico degli allevamenti intensivi, si produce un latte ricco di grassi e di proteine. Inoltre, attraverso la mungitura automatica e lo stoccaggio nel contenitore frigo in acciaio inox, viene filtrato e si elimina ogni possibile carica batterica. Il tutto gestito da un computer. Lo vendiamo interamente al caseificio Fiandino di Villafalletto che lo trasforma in formaggi”.

I terreni? “Lo stesso lavoro qualitativo lo facciamo sui terreni utilizzando la tecnica dell’interramento dei liquami e del letame. Anche in questo caso siamo seguiti da un tecnico che dosa le quantità. Da molti anni non usiamo più concimi. Sul fieno, ad esempio, ci hanno detto che potremmo ottenere la certificazione biologica”.  L’allevamento di Busso è stato riconosciuto come uno dei migliori d’Italia dal punto di vista del benessere animale e della qualità: un bel traguardo raggiunto.  

MA C’E’ DELL’ALTRO ANCORA

Sei anni fa su una stalla sono stati collocati i pannelli fotovoltaici, che consentono all’azienda di risparmiare un migliaio di euro al mese di energia elettrica. Poi, sfruttando sempre il liquame e il letame prodotto dagli animali, Busso ha costruito un impianto biogas, che immette sul mercato tutta l’energia elettrica ricavata e fornisce quella termica sufficiente a scaldare la sua casa e quella del figlio costruita vicino, procurare continuamente dieci quintali di acqua calda alle stalle e riscaldare a pavimento la sala mungitura dove vengono munte venti mucche per volta.    

TOCCARE LA TERRA CON LE MANI

Valerio, prima è stato nel Movimento giovanile, dopo presidente della zona di Cuneo di Coldiretti. Proprio in quel periodo, grazie alla sua creatività imprenditoriale e al sostegno dell’Associazione di categoria, ha promosso un’altra creatura importantissima: la Fattoria didattica. Con i baffoni, che ancora lo caratterizzano adesso, è stato per tanti anni uno dei protagonisti indiscussi della Fiera del Marrone di Cuneo in piazza Virginio. Lì ci portava molti animali, organizzava laboratori e soprattutto l’arena della mungitura con centinaia di bambini seduti sulle balle di paglia tutto attorno. La stessa attività l’ha svolta e continua a realizzarla nell’azienda.

“All’inizio - spiega - pensavo fosse una moda: prima o poi passerà. Invece, l’interesse, soprattutto delle scuole, è cresciuto tantissimo. Abbiamo ospitato migliaia di alunni. Continua ad essere un’esperienza bellissima, perché vedi i bambini andare via entusiasti e felici di aver scoperto un mondo che non conoscevano. Va bene l’innovazione - e noi l’abbiamo fatta - però le nuove generazioni devono poter toccare la terra con le loro mani e sapere che il latte lo produce la mucca e non il supermercato. Bisogna trasmettere le tradizioni, la cultura, la passione e i valori del mondo contadino. Altrimenti, non c’è futuro”.    

LE ISTITUZIONI

“Purtroppo - afferma Busso - sono sempre state governate da persone che non conoscono realmente i nostri problemi. In quarant’anni è rimasto tutto uguale. In questo momento, poi, vedo una grande confusione. La burocrazia, anche se qualche semplificazione è stata adottata, continua ad essere la palla al piede delle aziende. Se dai loro spazio, producono, guadagnano, investono, creano lavoro e pagano le tasse. Invece, si fa l’esatto contrario”.  

IL FUTURO DELL’AZIENDA

“Si può ancora migliorare su qualche aspetto della selezione e del benessere animale, ma come ampliamento dell’azienda dobbiamo fermarci. I figli il lavoro ce l’hanno e io e mia moglie ci siamo impegnati tanto: adesso vorremmo stare un poco più tranquilli”.

Guardando negli occhi Valerio stentiamo a credere che, davvero, prima o poi, smetterà. Forse darà solo più qualche consiglio a Monica e Luca, forse andrà solo più a fare un giro nelle stalle, ma la passione per un mestiere che ha regalato tante soddisfazioni alla sua famiglia gli resterà per sempre nel cuore. Con la gioia di poter continuare a essere, orgogliosamente, un “contadino”.    

Sergio Peirone

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