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Politica | 14 agosto 2018, 15:15

Senza Chiamparino Pd col fiato corto in Piemonte

Il maggior partito del centrosinistra che oggi governa la Regione non riesce ad uscire dalle secche in cui si è arenato. Nelle elezioni del 2014 ottenne nel Cuneese 74.595 voti (29,7%), un risultato che appare un miraggio dopo le politiche del 4 marzo

Sergio Chiamparino

Sergio Chiamparino

Il Pd, orfano di Sergio Chiamparino, appare come un pugile suonato, incapace di reagire e ancor meno di aggregare.

Se il Governatore confermerà la volontà di abbandonare – cosa di cui alcuni al momento ancora dubitano – la partita delle regionali rischia di mettersi male per il centrosinistra.

Le ipotesi di successione, tutte maturate in ottica torinocentrica, appaiono deboli e non in grado di contrastare la pesante offensiva che arriverà tanto dal centrodestra che dal Movimento 5 Stelle.

E’ pur vero che la compattezza del centrodestra è in forse per via dei rapporti tesi tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, tuttavia i sondaggi indicano la Lega in forte crescita e “il Pd – come ha annotato Enrico Mentana con una battuta caustica ma efficace – è messo talmente male a livello di immagine che per offendere uno lo si associa a quel partito”.

Ci mancavano pure le gaffe, come quella del voto a favore prima della protesta sui fondi che il Governo vuol tagliare alle periferie, che ha avuto tra i protagonisti, suo malgrado, anche il senatore cuneese Mino Taricco.

Incerto sul congresso, vacillante sulle eventuali primarie, indeciso sulla segreteria, il Partito Democratico piemontese rischia di arrivare stremato all’appuntamento elettorale del prossimo anno senza aver deciso il da farsi.

La proposta-provocazione lanciata dall’ex vicesindaco di Cuneo, Giancarlo Boselli, di candidare alla presidenza l’assessore alla Montagna Alberto Valmaggia, predecessore di Borgna, è caduta nel vuoto.

A prescindere dalla disponibilità o meno dell’interessato, era una base di discussione che mirava a far uscire il centrosinistra dalle sabbie mobili torinesi, ma i maggiorenti del partito, tanto nel capoluogo di regione quanto in quello di provincia, si sono ben guardati dal prenderla in esame, tutti arroccati come sono a difendere le rispettive posizioni personali.

Nelle elezioni regionali del 2014 il Pd ottenne in provincia di Cuneo 74.595, pari al 29,7% poco meno della metà dei 138.636 (45,6%) ricevuti da Chiamparino nella Granda.

 

Due i consiglieri regionali espressi sulla quota proporzionale nella Circoscrizione di Cuneo: Francesco Balocco (Fossano), attuale assessore regionale ai Trasporti, e Paolo Allemano (Saluzzo).

Un risultato, sia in termini numerici che di rappresentanza, che, dopo il voto delle politiche del 4 marzo, appare un miraggio.

A maggior ragione se Chiamparino certificasse la volontà di farsi da parte e il partito persistesse nell’incertezza, che sta mettendo a dura prova la pazienza degli alleati.

Monviso in Movimento resta nell’orbita del centrosinistra ma se farà asse con “Italia in Comune” di Federico Pizzarotti, come le prime mosse fanno pensare, alzerà il prezzo.

I Moderati di Mimmo Portas sono già con un piede fuori dalla coalizione. L’altro lo metteranno se Chiamparino resisterà alle pressioni, che, dopo la pausa feriale, c’è da scommettere si intensificheranno fino allo spasmo.

Giampaolo Testa

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