Correnti in perenne lotta tra loro, che non riescono a fare sintesi su temi e modalità con cui riorganizzare il partito e fare opposizione al governo gialloverde. Cene annunciate e poi saltate con inevitabile strascico di polemiche. Il Pd è tal punto all’angolo che c’è chi, come il presidente Matteo Orfini, arriva a chiedere di sciogliere il partito per poi rifondarlo.
La proposta è talmente dirompente che non potevamo non interpellare Chiara Gribaudo, deputata cuneese, che di Orfini è la plenipotenziaria in Piemonte, ma non abbiamo ricevuto soddisfazione. “Mi sto occupando di questioni più importanti, quale la ricandidatura di Chiamparino. Faccio parte della segreteria nazionale e a questa domanda – ci ha liquidati sbrigativamente - non intendo rispondere”.
Il segretario reggente Maurizio Martina respinge con fermezza questa eventualità e replica che non ci sarà alcun scioglimento del partito e che il congresso si terrà a gennaio 2019. “Faremo le primarie ad inizio anno. Basta con questa idea – ha risposto stizzito alla proposta-provocazione di Orfini - che tutti possono dire di tutto. Basta con la parole in libertà! Più che discutere di scioglimenti del Partito Democratico o di rinvii del congresso, facciamo invece tutti un passo avanti per il futuro, nel segno della giustizia sociale e della solidarietà. Per costruire un'alternativa di Governo serve un percorso aperto a tutte le energie e partecipato da tanti - ha aggiunto Martina commentando la sua esclusione dalla cena promossa dall'ex ministro Carlo Calenda con Renzi, Minniti e Gentiloni per riorganizzare il partito -. Abbiamo indetto la manifestazione nazionale del 30 settembre a Roma e il forum nazionale per l'Italia a Milano a fine ottobre. Le primarie – ha concluso – si possono fare benissimo fra pochi mesi”.
In Piemonte, specie a Torino, non tutti i capataz del partito hanno accolto con entusiasmo la disponibilità di Sergio Chiamparino a ricandidarsi, seppur in un quadro politico connotato in senso maggiormente “civico” rispetto al 2014. Ma, a fronte di questa situazione, c’è chi, come il segretario provinciale Flavio Manavella, riesce ad essere moderatamente ottimista. “Lo stato di salute del Pd in provincia di Cuneo è buono e le riunioni sul territorio sono molto partecipate. Del resto – spiega - siamo una comunità di persone, in questo territorio, abituate a fare politica da posizioni spesso scomode. Il vento oggi soffia impetuoso a favore dell’attuale maggioranza governativa, ci sono fortissime aspettative da parte dei cittadini dopo un’attività di propaganda durata anni. Qui a Cuneo però abbiamo le spalle larghe, altrimenti – osserva - faremmo altro. Adesso dobbiamo innanzitutto resistere, certi che appena il governo sarà chiamato a passare dalla propaganda all’azione concreta il clima politico generale cambierà e si tornerà a fare politica senza fare la gara a chi le spara più grosse. Nei prossimi mesi – annota - avremo un congresso e sarà l’occasione per ripensare al nostro ruolo di forza riformista. Una forza – conclude Manavella - che pensa di governare questo Paese senza distruggere le basi di una pacifica e civile convivenza”.