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Attualità | 25 settembre 2018, 10:45

Saluzzo: “Dal viale del Forio Boario a via Lattanzi, in cerca di dignità e diritti”

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Comitato antirazzista saluzzese

Il viale del Foro Boario - Foto Mauro Piovano

Il viale del Foro Boario - Foto Mauro Piovano

Puntuale come ogni anno, a settembre arriva la constatazione dei limiti del piano accoglienza per i braccianti africani predisposto ad inizio stagione e la richiesta di aiuto alle autorità superiori.

La lettera-appello del sindaco di Saluzzo (ma non doveva essere un problema di tutti i comuni del comprensorio frutticolo?) inviata a tutti i soggetti istituzionali possibili, fino al Presidente della Repubblica, si conclude amaramente dichiarando che “nelle condizioni attuali il fenomeno è ingovernabile”.

Smentendo la certezza che il “modello Saluzzo” avrebbe fatto scuola in Italia.

Il fenomeno ormai è ampiamente noto: il numero di braccianti che arriva in cerca di lavoro si è strutturato negli anni e solo poche decine di persone non lo trovano.

Già ad inizio stagione avevamo messo in evidenza le contraddizioni di un sistema basato soltanto sul contenimento e sulla “forma campo”, nonché sulla tutela dell’ordine pubblico, che di fatto emargina i migranti e rincorre la destra proprio sul terreno che le è più congeniale, dimostrando la mancanza di un progetto autonomo da parte del centrosinistra.

L'occupazione dell’immobile in via Lattanzi è stata la risposta, improrogabile e dignitosa, degli esclusi e l'inizio a un bel progetto autonomo di solidarietà.

Subito dopo c'è stata la manifestazione del 21 luglio a Cuneo durante la quale abbiamo invocato insieme “Vogliamo lavorare e vivere fuori da ogni forma di sfruttamento e assistenzialismo”: nonostante i tentativi di sminuirne la portata, essa è rimasta ben impressa nella mente dei tanti che hanno partecipato e di chi non ha potuto esserci per la difficoltà a spostarsi a Cuneo.

Due eventi cruciali dell’estate saluzzese che testimoniano la volontà di protagonismo dei migranti, negli anni sempre messa a tacere, inascoltata o sottovalutata.

Non dimentichiamo i muri eretti a fine maggio per impedire l’accampamento abusivo e proteggere l’ex caserma Filippi, non dimentichiamo che l’occupazione è avvenuta dopo il rifiuto da parte del sindaco di incontrare una delegazione degli accampati sotto il viale del Foro Boario che chiedevano, con una lettera, soltanto di poter discutere della loro situazione difficile.

E meno male che l'occupazione finora è stata tollerata, forse perchè così i 300 abitanti del magazzino in via Lattanzi sono diventati invisibili: ancora una volta è meglio far finta che non esistano perché sono una presenza scomoda che fa venire a galla tutta l’ipocrisia che circonda la faccenda e, alla fine, sono pur sempre manodopera a basso costo da sfruttare che in tutti questi anni non ha mai creato problemi di ordine pubblico, smentendo chi agita lo spauracchio della sicurezza dei cittadini.

La maggior parte di loro in questo momento sta lavorando e la posizione lavorativa non è diversa da quella dei 400 dell’ex caserma Filippi, il luogo simbolo dell’accoglienza istituzionale, fin da subito alle prese con grossi problemi di sovraffollamento e gestione. Quasi tutti sono formalmente muniti di contratto (anche se il lavoro nero esiste, eccome!) ma le regole sono imposte dal datore di lavoro, senza alcuna possibilità di opporsi…

Un film già visto e le premesse ci sono tutte per un secondo tempo anch'esso prevedibile, da oggi fino a novembre...

Esprimiamo la nostra solidarietà ai coraggiosi abitanti del magazzino di via Lattanzi, con azioni concrete e condivise per soddisfare necessità primarie come acqua e corrente elettrica, con una coperta o un sacco di riso per chi dorme per terra, ha freddo la notte e fatica a mettere insieme un pasto decente, oppure essendo semplicemente presenti oltre quel cancello semi-aperto per incontrare chi è stanco di essere trattato come un oggetto, di mostrare documenti, contratti, di vedersi assegnato un numero, stanco addirittura di aver bisogno sempre di qualcuno.

Non si tratta, ovviamente, di difendere ad oltranza una condizione di vita comunque estrema ma di resistere e non rassegnarsi a considerare tale condizione come normale, inevitabile o addirittura accettabile, “tanto sono abituati a vivere così...”

Infine, non possiamo che ribadire la condizione di grave sfruttamento e l'assenza di tutele e diritti di tutti i lavoratori, quelli in via Lattanzi e nella ex caserma Filippi.

E' questo il periodo in cui cominciano ad arrivare le prime buste paga dalle quali risulta evidente che i giorni di lavoro effettivi non sono quelli segnati e che il compenso orario è ben inferiore a quello scritto sulla carta; dai controlli effettuati nelle aziende emergono irregolarità e lavoro nero; gli infortuni sono frequenti e non denunciati per paura di perdere il posto di lavoro.

Comitato antirazzista saluzzese

 

c.s.

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