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Agricoltura | 12 novembre 2018, 20:45

Coldiretti Piemonte: l’Ue non favorisca la falsificazione dello spumante Made in Piemonte

Il vino da sempre gode di una normativa per l’etichettatura particolarmente ricca di regole

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Dallo spumante si estende al vino il via libera della Commissione Europea al falso Made in Italy nel bicchiere, con la cancellazione dell’indicazione dell’origine delle uve dalle bottiglie di Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz, con grave danno per un settore che nel 2018 ha fatto segnare il record delle esportazioni, con un aumento del 4% nei primi sette mesi dell’anno.

A denunciarlo è Coldiretti in riferimento alla modifica del regolamento 607/09 sulla etichettatura dei vini predisposta dalla Commissione Ue e trasmessa al Consiglio e al Parlamento per la procedura di adozione definitiva.

Il vino da sempre gode di una normativa per l’etichettatura particolarmente ricca di regole.

Un piano dei controlli per le Denominazioni d’Origine tricolori prevede poi la visita periodica delle cantine e la contestuale verifica delle indicazioni che figurano sulle etichette.

A livello comunitario, invece,  sin dalla emanazione del suddetto Regolamento, avvenuta nel 2009, Coldiretti ha messo in evidenza l’esistenza di una deroga che per i vini spumanti non doc permette di considerare quale Paese di origine non quello di produzione dell’uva, ma quello dove il vino è stato elaborato in spumante.

Questo significa che un vino ottenuto in un altro Paese da uve di quel luogo, se importato in Italia e qui elaborato, sull’etichetta potrà figurare  la scritta ingannevole “prodotto in Italia”.  

Una scelta grave contro la quale – sottolineano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e il delegato confederale Bruno Rivarossa - è necessaria una decisa opposizione dell’Italia a tutela di produttori e cittadini. Un inganno per i consumatori che potranno difendersi acquistando  le denominazioni  DOC/DOCG, di cui il Piemonte ne vanta rispettivamente 44 e 12 detenendo così l’80% della produzione di soli DOC e DOCG in Italia, relativamente ai quali la certezza sulla provenienza è assicurata.

Nella nostra regione, infatti, i vigneti sono prevalentemente iscritti a una denominazione d’origine e pertanto i vini che ne derivano sono garantiti, ma assistiamo ad un tentativo inaccettabile di ingannare il consumatore e spalancare la strada ai falsi in campo enologico. Sarebbe un passo indietro – proseguono Moncalvo e Rivarossa - che va a colpire un settore che ha fatto da apripista alle politiche sull’origine, già peraltro minacciato da altre decisioni assunte dall’Unione Europea che non tutelano la qualità del prodotto e la trasparenza verso i consumatori.

Le bollicine piemontesi con le tre versioni, Asti secco, Moscato d’Asti Docg e Asti dolce Docg, di cui vengono vendute 90 milioni di bottiglie all’anno, hanno un ottimo riscontro anche oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità: non possiamo permettere che normative di questo tipo falsifichino il lavoro dei nostri imprenditori”.

comunicato stampa

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