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Agricoltura | 05 dicembre 2018, 07:45

Caraglio: l’Aglio coltivato sul territorio del paese diventa un progetto culturale degli alunni di quarta della Primaria “Riberi” (FOTO)

Per il secondo anno consecutivo i bambini hanno piantato, con gioioso entusiasmo, il prezioso oro bianco aiutati dalle insegnanti, dal Consorzio di Tutela, Promozione e Valorizzazione del prodotto e dal Comune. Ora ne seguiranno con cura il ciclo biologico

Foto di gruppo per gli alunni, le insegnanti e i rappresentanti del Consorzio accanto al terreno dove è stato piantato l'Aglio

Foto di gruppo per gli alunni, le insegnanti e i rappresentanti del Consorzio accanto al terreno dove è stato piantato l'Aglio

Aglio di Caraglio. Il progetto “Aj school Caraj”, che ha come fulcro la preziosa coltura della zona, era partito nello scorso anno di studi grazie alla collaborazione tra la Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Riberi”, con la sede nel paese alle porte della Valle Grana, il Comune e il Consorzio di Tutela, Promozione e Valorizzazione del prodotto: bulbo a spicchi dal sapore gustoso, delicato, digeribile e ottenuto con metodi totalmente biologici.

Come è nata l’idea? Gli alunni delle attuali classi quarte (una sessantina), seguiti dalle insegnanti Cinzia Dutto, Patrizia Lerda, Mirella Ramonda e Serenella Rovera, avevano iniziato un lavoro di ricerca per conoscere il territorio di Caraglio dal punto di vista geografico, storico e culturale. Ma non poteva mancare un approfondimento sulle coltivazioni tipiche locali. Era stato scelto l’aglio, l’oro bianco della zona anche perché legato alle tradizioni del mondo contadino di un tempo e all’antica e conosciuta filastrocca popolare “A Caraj l’an piantà ij aj, l’an nen bagnaj e ij aj son secaj” (“A Caraglio hanno piantato l’aglio, non lo hanno bagnato e l’aglio è seccato”).

Obiettivo del progetto? Riscoprire le straordinarie ricchezze qualitative del prodotto, i metodi della sua coltivazione biologica, l’importante lavoro portato avanti dal Consorzio con le 26 aziende agricole associate, ma anche le ricette tipiche nelle quali l’aglio sale in passerella. A partire dalla classica bagna caòda. Si era così avviata la coltivazione a scuola della tipica coltura sviluppata sul territorio del Comune. Al termine del percorso gli alunni hanno illustrato i risultati raggiunti con la ricerca svolta in classe e la parte pratica realizzata attraverso il primo raccolto dell’oro bianco. La presentazione è avvenuta a Caraglio lo scorso 23 giugno alla Fiera dell’Aglio nuovo sulla piazza della Chiesa parrocchiale di San Giovanni e il 18 novembre alla Fiera dell’Aglio allestita lungo la centrale via Roma. Alla seconda iniziativa, la Scuola ha collocato lo spazio espositivo tra i produttori consorziati e i bambini hanno potuto illustrare ai visitatori le particolarità del prodotto che i componenti del Consorzio avevano donato loro.

Però, se un progetto funziona bene bisogna continuarlo. E allora il 30 novembre i bambini, con la dirigente scolastica, Raffaella Curetti, le quattro insegnanti, e alcuni rappresentanti del Consorzio, in un clima di gioioso entusiasmo, hanno di nuovo piantato, in uno spazio accanto alla Scuola, i bulbi dell’Aglio di Caraglio. A cui si sono aggiunti quelli dell’Aglio Storico, diventato presidio Slow Food. Il seme di quest’ultimo è molto importante in quanto è stato custodito con cura da una famiglia caragliese la quale, da oltre cento anni, l’ha passato di padre in figlio e, poi, l’ha affidato al Consorzio affinché ne proseguisse la coltivazione.

Ma lo scorso venerdì l’iniziativa è stata infarcita di un ulteriore tassello. Per mettere in pratica l’antica tecnica della rotazione agraria sui terreni, prevista dal severo disciplinare dell’Aglio di Caraglio, con l’obiettivo di evitare l’insorgenza di malattie nella produzione, su un pezzo di terreno vicino è anche stato seminato il Barbarià: un’altra antica coltura della zona costituita da una miscela di grano e segale dalle quale, in seguito, si ricava una farina dal sapore prelibato. Su quest’ultima porzione di terra nel novembre 2019 verrà piantato l’aglio, proprio per applicare nel concreto l’avvicendamento colturale.

Adesso cosa succede con il nuovo impianto di oro bianco? Gli alunni dovranno seguirne il ciclo produttivo e biologico fino alla maturazione, documentandone le varie tappe su un diario. “Anche quest’anno - dicono le insegnanti - è stato un momento bellissimo. I bambini si sono dimostrati attenti, curiosi ed entusiasti. Tutti hanno avuto la possibilità di piantare un bulbo di aglio e di poter lanciare sul terreno, all’antica maniera, i semini di barbarià. Gesti molto semplici, ma nei loro occhi si coglieva la responsabilità di quello che stavano facendo: dare, cioè, alla nostra terra, la custodia di quei bulbi e di quei semi, nella speranza di poterne raccogliere i frutti dopo il lungo inverno. Con l’attività si vuole promuovere lo sviluppo del senso di appartenenza alla comunità in cui si vive, educare alla cooperazione attiva e potenziare l’attenzione verso la tutela dell’ambiente nel rispetto di quanto la natura ci offre”.   

Molto soddisfatti i rappresentanti del Consorzio, guidati dalla presidente Debora Garino. “Ci ha davvero sorpreso - sottolineano - l’entusiasmo con il quale i bambini si sono prodigati nell’attività. Si tratta di una buona pratica che dà a loro il senso delle tradizioni contadine e permette a noi di far conoscere e promuovere il nostro antico aglio. Un ringraziamento va alla dirigente scolastica e alle insegnanti per il grande impegno messo in campo”.             

Sergio Peirone

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