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Politica | 08 dicembre 2018, 17:35

Chiara Gribaudo: “L’ultima cosa che serve al Pd è un nuovo strappo”

La parlamentare cuneese era stata proposta per la segreteria regionale, ma non se n’è fatto nulla. “Ho lavorato fino all’ultimo – dice - per la costruzione di una candidatura unitaria, non solo su di me ma anche su altri nomi. Poi, purtroppo, hanno prevalso altre logiche, alle quali non avrei mai dato la mia disponibilità”

Chiara Gribaudo: “L’ultima cosa che serve al Pd è un nuovo strappo”

Il Partito Democratico, alla vigilia delle primarie del congresso regionale, sta vivendo giorni difficili. La mancanza di una chiara linea politica e la scomposta lotta per la leadership complicano ulteriormente la partita. Si ha la sensazione che, in uno stesso partito, convivano più anime e perennemente in lotta tra di loro. Sullo sfondo torna ad aleggiare lo spettro di una nuova rottura, questa volta  da parte di Matteo Renzi. L’ex segretario ed ex premier si dichiara estraneo e disinteressato al congresso nazionale e pare sempre più pessimista sul futuro del partito. Insistenti voci lo indicano pronto ad uno strappo, nonostante lui lo neghi.
Della complessa fase che sta attraversando il Pd ad ogni livello ne abbiamo parlato con la deputata cuneese Chiara Gribaudo, componente uscente della segreteria nazionale e responsabile del  

On. Gribaudo, il Pd in Piemonte si appresta ad affrontare le primarie per il congresso regionale con tre candidati in corsa per la successione a Davide Gariglio. Qual è il suo giudizio sullo stato dell’arte?

“Questo congresso arriva in ritardo, ma la buona notizia è che arriva. C’è bisogno di una guida solida per sostenere la candidatura di Sergio Chiamparino alle prossime elezioni regionali, senza contare gli impegni delle amministrative e alle europee. Mi auguro che dopo le primarie si possa lavorare uniti con l’obiettivo di rilanciare il Pd piemontese e affiancare i cittadini nelle battaglie contro questo governo che sta isolando il Nord Ovest, con il blocco di tutte le opere pubbliche e la desertificazione industriale a favore del Nord-Est.”

Si era fatto il suo nome come possibile candidatura unitaria, ma poi la proposta è caduta. Per sua scelta personale o perché non si determinate le condizioni perché questo si realizzasse?

“Sono stata onorata che il mio nome abbia ricevuto un’attenzione trasversale, aldilà delle correnti, a dimostrazione che il lavoro paga. Ho cercato e ho lavorato fino all’ultimo per la costruzione di una candidatura unitaria, non solo su di me ma anche su altri nomi. Poi purtroppo hanno prevalso altre logiche, alle quali non avrei mai dato la mia disponibilità”.


I sindaci del territorio cuneese, che pure si riconoscevano nel Pd, guardano perplessi a quanto sta succedendo. Alcuni, come il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni, pare non vogliano rinnovare l’adesione al partito. Che sta succedendo?

“Seguo da vicino l’impegno amministrativo di Mauro Calderoni e credo che la sua adesione al Pd non sia in dubbio. Come tutti coloro che vorrebbero passare più tempo a lavorare per i cittadini e meno a parlare di nomi e di correnti, è infastidito da certe discussioni sterili a tutti i livelli, dal regionale al nazionale. Come lo sono anch’io”.

Lunedì sera i “renziani” amici di Mino Taricco si sono riuniti all’hotel Dama di Fossano per fare il punto in vista del congresso, ma forse non solo. Vari organi d’informazione, da qualche settimana a questa parte, paventano la possibilità di nuovo strappo. Se così davvero fosse il Pd imploderebbe.  Che cosa ne pensa?

“Uno strappo è l’ultima cosa che serve al Pd. Il nostro popolo pretende unità.
Vorrei che tornassimo più a discutere dell’idea che abbiamo del Paese e del partito e meno a dividerci sui nomi. Forse in questo momento le donne del Pd sono quelle che stanno dimostrando una maturità maggiore. In realtà c’è una visione distorta di quella riunione all’hotel Dama, alla quale anche io e altri “amici” hanno partecipato, e si è parlato esclusivamente di congresso regionale”.


Perché, a suo avviso, il Pd non riesce ad essere incisivo nella sua azione di contrasto al governo giallo-verde?


“Il Pd in Parlamento è più incisivo di quanto si dica: scoperchiamo una nefandezza del governo dopo l’altra e questa maggioranza contraddittoria è costantemente in difficoltà a causa dell’incompetenza, della malafede e dell’inadeguatezza dei suoi ministri. Dopodichè  abbiamo un problema di credibilità nel Paese e di fronte ai mezzi d’informazione, che non risolveremo finchè non avremo concluso il congresso nazionale. Finalmente quel percorso è iniziato, tardi ma è iniziato, e sono sicura che la discussione dei prossimi mesi e il voto alle primarie del 3 marzo darà una forza nuova al Pd, utile al Paese. Se la smettiamo con il fuoco amico e lavoriamo ad una vera riforma della nostra organizzazione, che ascolti e valorizzi di più i territori e cali meno decisioni dall’alto, sono sicura che il Partito Democratico tornerà più forte di prima”.

Mancano ormai pochi mesi alle elezioni regionali e comunali. Avete già definito la squadra dei sei candidati consiglieri regionali della Granda? E per i maggiori Comuni del Cuneese, Alba, Bra, Saluzzo e Fossano, come si sta muovendo il Pd?


“Il segretario provinciale sta componendo il quadro in vista delle regionali. Nei Comuni ci sono dinamiche locali che devono essere tenute ben in considerazione senza far prevalere logiche frammentarie o interferenze dannose. La discussione finora è stata positiva e sono certa che le candidature e le liste saranno le migliori e le più rappresentative possibili”.


GpT

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