- 27 gennaio 2019, 10:45

Pensare ai dimenticati, per non dimenticare - Snowpiercer

Non ci si può aspettare che due società simili raggiungano "punti" troppo differenti. Ma ci si può aspettare, e non è mai troppo presto per smettere di farlo, che una società razionale impari a distinguersi da quelle che non lo sono state

Snowpiercer

Snowpiercer

“Snowpiercer” è un film del 2013 scritto da Jacques Lob, Benjamin Legrand, Kelly Masterson e Bong Joon-ho, e diretto da quest’ultimo.

Ambientato in un 2031 distopico in cui la Terra è stretta nella morsa di una nuova era glaciale, i pochi sopravvissuti dell’umanità occupano lo “Snowpiercer”, un treno ultratecnologico che si muove continuamente e i cui vagoni identificano le diverse classi sociali (continuamente in lotta tra di loro). Un piccolo gruppo di ribelli appartenenti all’ultimo vagone riuscirà a dare il via a una vera e propria rivoluzione... scoprendo la realtà sulla situazione “all’esterno” e donando una nuova speranza all’umanità. 

Il Giorno della Memoria si avvicina a grandi passi... ma non ne parlerò. Non adesso, almeno, e non direttamente. La notizia su cui vorrei soffermarmi questa settimana arriva dal comune di Cuneo e racconta dello sforzo congiunto delle associazioni legate al sostegno dei senza fissa dimora della città e al loro reinserimento della società nella risoluzione di questa situazione. 

Un progetto dal nome “Prima Persona Plurale” che coinvolgerà 15 soggetti differenti, che saranno collocati in 6 strutture abitative e accompagnati in un percorso di raggiungimento dell’autonomia personale. Una risposta semplice a un problema gigantesco e irrisolvibile, un passo piccolissimo a cui farne seguire diversi altri, una notizia - in sostanza - che poco ma sicuro non desterà grande clamore. Ma che invece dovrebbe.

E dovrebbe perché un cammino - di qualunque tipo possa essere - non può partire senza una prima, piccola, spinta. Come dimostra “Snowpiercer”, uno dei migliori film di fantascienza dell’ultima decade (nonostante, forse visto il cast di grosso livello, sia spesso poco considerato), la nostra società vera e propria non è - sulla carta - dissimile da una qualunque post-apocalittica: prevaricazioni, violenza, pura sopravvivenza. E per cambiare le cose non dobbiamo puntare sugli eroi da film d’azione, ci dice Jon-hoo, che inevitabilmente finiranno la propria esistenza nella violenza che l’ha sempre caratterizzata, ma sulle persone più piccole e indifese, gli ultimi, i dimenticati. Gli stessi a cui si rivolge “Prima Persona Plurale”. 

Un piccolo passo, dicevamo. Quindi piccoli passi, per la precisione, carichi di così tante aspettative che è impossibile definire davvero quanto (e se) serviranno davvero a qualcosa. 

Ma è sempre così, no? Le cose più importanti si conquistano un metro alla volta e si perdono a manciate di chilometri, come sanno bene i testimoni - ogni anno sempre meno in numero - della barbarie nazista.

Non ci si può aspettare che due società simili raggiungano "punti" troppo differenti. Ma ci si può aspettare, e non è mai troppo presto per smettere di farlo, che una società razionale impari a distinguersi da quelle che non lo sono state e che l'hanno preceduta.

simone giraudi

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