I satelliti e le “scienze” del clima hanno rivoluzionato tutta la nostra vita, specie oggi che tutto è davvero a portata di mano, cioè di smart-phone! Fallace percezione di onnipotenza sul controllo della Natura. Ma più si scoprono i meccanismi di Madre Natura, più scopriamo che non sappiamo!
I radar satellitari e i computer d’elaborazione dei modelli meteorologici diventano sempre più complessi, ma c'è qualcuno che segue tutta un’altra via, una via che arriva da lontano e alla quale si appoggiavano i nostri contadini.
E’ il vecchio metodo delle “calende”, cioè l’osservazione pratica del meteo dei primi 12 giorni di marzo (quando inizia l’anno astrologico) per ricavarne la previsione di massima dei 12 mesi successivi. Un sistema ampiamente utilizzato anche nelle nostre valli, prima dello spopolamento e dei satelliti, quando occorreva pianificare il lavoro agricolo.
Lidia Dutto, studiosa di antiche tradizioni, in particolare nella sua Val Pesio, ha raccolto per vari anni le ultime, davvero ultime, testimonianze degli anziani della valle, che ancora ricordavano come si faceva.
Il suo libro “Chiamar la pioggia, chiamar il sole” (lelinguetraduzioni.com) ha il rigore della ricerca antropologica, ma può anche stimolare alla curiosità (in fondo la molla della “scienza”) di provare questo “romantico” metodo.
Ecco la tabella che dovete completare con le vostre osservazioni sul meteo nelle prime due settimane di marzo, mattina e pomeriggio, e tirare le conclusioni per il mese corrispondente. Nel testo si trovano poi numerose “correzioni” dettate dall’esperienza e dal “micro clima” del luogo di osservazione. Se non ci riuscite è comunque una bella occasione per andare a cercare di valle in valle quei pochi, pochissimi “Bernacca” che ancora esistono con i loro proverbi d’antica … saggezza, se non di vera scienza!