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Economia | 22 maggio 2019, 10:30

Trapianto di capelli in Turchia e cellule staminali

L’alopecia è una delle malattie più diffuse tra gli uomini e colpisce in percentuale decisamente minore le donne

Trapianto di capelli in Turchia e cellule staminali

Negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescita esponenziale del numero di pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici legati alla tricologia. L’alopecia è una delle malattie più diffuse tra gli uomini e colpisce in percentuale decisamente minore le donne. Al momento esistono solo due terapie a livello farmacologico (riconosciute a livello internazionale) con la funzione di arrestare la perdita dei capelli, stiamo parlando del Minoxidil e della Finasteride, alla quale si affiancano tecniche chirurgiche come la FUT e la FUE. La tricologia è, tuttavia, una scienza in continua evoluzione, pertanto in diversi paesi, come la Turchia, l’Italia e gli Stati Uniti, sono in corso delle ricerche per cercare di trovare una soluzione definitiva alla perdita dei capelli.

Chiara Insalaco è una specialista italiana in prima linea nella ricerca negli USA: è medico specializzato, infatti, in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica all’Università di Roma “La Sapienza” ed è una dottoranda, attualmente, in Scienze Medico Chirurgiche Applicate, all’Università Tor Vergata. Il suo futuro è negli States, dove fa parte di un progetto all’avanguardia presso il “Cole Hair Trasplant Institute” di Atlanta, Georgia, avviando contemporaneamente una collaborazione con Artemisia Lab per portare in Italia tecniche innovative in materia.

Una esperienza a stelle e strisce cominciata due anni fa ormai, in un progetto di ricerca in campo di medicina rigenerativa con l’utilizzo delle cellule staminali nelle terapie per la cura delle calvizie, giustamente, a detta di Insalaco, considerata una patologia negli USA: “Negli USA si può fare ricerca in maniera veloce e senza impedimenti economici e burocratici” - ha dichiarato, raccontando la sua esperienza, ai microfoni de ‘La Stampa’. In un campo dove, fino ad oggi, sono state utilizzate solo cellule staminali di origine adiposa per la ricrescita dei capelli, il passo successivo è stato compiuto con l’applicazione di cellule staminali del bulbo, avendo capelli ed adipe origini embrionali diverse. Il bulbo utilizzato viene prodotto da una società italiana tramite un macchinario che porta all’ottenere cellule staminali.

Si tratta di una terapia di ricrescita del capello sicura, non ci sono rischi di rigetto e infezioni. Il tutto è completamente indolore. In certi casi i pazienti ben selezionati ottengono risultati ottimali che permangono nel tempo. Ma si è ancora in una fase di sperimentazione e collezione dati, ma si vede che con la terapia ci sono dei cambiamenti radicali” - ha sottolineato la dottoressa Insalaco. Per i tempi, invece, si può oscillare dai 3 ai 6 mesi fino ad un anno di attesa. I costi si aggirano, invece, intorno ai 1500 euro, costando, oggi come oggi, un trapianto regolare circa 7.000 euro. L’unico difetto, se così si può chiamare, è che si può procedere solo in strutture autorizzate. Negli USA la calvizie è considerata una patologia, al contrario dell’Italia: “Ed è giusto che sia così - continua la nostra dottoressa - Ci sono casi di calvizie molto gravi, alopecie universali, cicatriziali, alopecie molto aggressive su base autoimmune. Vere malattie che hanno un impatto devastante dal punto di vista fisico e psicologico di queste persone. Spesso si associa a patologia autoimmune di altro tipo, per esempio patologie tiroidee. Il risultato perdita totale dei capelli o la perdita a chiazze dei capelli che ha un impatto sociale e psicologico devastante, in particolare sulle donne, ma anche da uomini. Ci sono persone che si azzerano e perdono la loro socialità”.

La speranza è che l’Italia adotti un approccio patologico alla calvizie, e non solo estetico, ma con una premessa necessaria: “La cosa più importante è affidarsi sempre a professionisti, specializzati nel campo della tricologia e chirurgia della calvizie. Nell’ultimo periodo stiamo assistendo ad un fenomeno preoccupante e di proporzioni smisurate, quello del turismo tricologico. La Turchia è un esempio di ciò che sta accadendo. A causa di pubblicità assillante, migliaia di pazienti vengono attratti da pacchetti economici all-inclusive allettanti: volo aereo, albergo, giro turistico e trapianto di capelli. Nulla a che vedere con medicina e scienza”.

A tal proposito, c’è da sottolineare come il Ministero della Sanità turco, allarmato dalla crescente ondata di truffe, ha proceduto alla chiusura di diverse strutture non autorizzate e che erano finite al centro di diversi servizi giornalistici. La Turchia, come gli Stati Uniti, è da sempre una delle nazioni all’avanguardia nel settore della tricologia grazie al lavoro di ricerca portato avanti negli anni da alcuni dei più grandi esperti in materia e da cliniche specializzate come Capilclinic.

Prima di effettuare un intervento è necessario raccoglie informazioni sull’equipe medica e fissare delle visite per conoscere al meglio la struttura ove verrà effettuata l’operazione. La figura e il curriculum vitae del chirurgo è fondamentale, come il confronto con altri pazienti che si sono sottoposti ad un intervento chirurgico nella medesima clinica. Quando si parla di trapianto di capelli in Turchia, spesso lo associamo ad una truffa. In realtà, il paese ottomano vanta una grande esperienza in tale ambito e resta un referente a livello internazionale. Come sottolineato dal governo turco e da molti esponenti del settore è necessario diffidare da chi vende pacchetti low cost senza curarsi minimamente del paziente e delegando l’intervento a un medico-chirurgo o ad un infermiere inesperto e privo di conoscenze.

Il fenomeno della medicina estetica low cost ha provocato numerosi danni a migliaia di pazienti, spinti da aspetti psicologici e di natura economica ad affidarsi a cliniche dell’orrore. Come ribadisce la dottoressa Insalaco “sono numerosi i pazienti che hanno registrato complicanze chirurgiche, infezioni, risultati estetici inaccettabili, causati dai centri low-cost, che poi si rivolgono a cliniche italiane e americane per risolvere il problema, spesso con poche possibilità di risoluzione. Una piaga sociale. La Società Internazionale della Chirurgia della Calvizie e la Società Italiana di Tricologia si stanno muovendo con azioni importanti e ufficiali contro questo fenomeno che offende la professione medica e la dignità dei pazienti”.

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