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Attualità | 22 maggio 2019, 09:55

Il viaggio di Samora fra necessità, disperazione e speranza

Riceviamo e pubblichiamo

Samora Moussa

Samora Moussa

 

Samora Moussa ha 22 anni, è un ragazzo timido, lo sguardo basso di chi ha vissuto già un’esperienza da grandi e, quindi, fa fatica a fidarsi di chiunque.

Viene dal Senegal, da Bantanani, nella regione di Tambacounda. “ Si trova – informa Samora - nel sud del Senegal, è il dipartimento più povero della nazione, caratterizzato da miseria e da disoccupazione, è il posto più arido, tanto che, anche dopo le inondazioni della stagione delle piogge, in pochi giorni torna in breve ad essere brullo ed improduttivo. È territorio tipicamente africano, con le sue strade sterrate, con i villaggi fatti di capanne e dove, per coltivare la terra, i contadini usano ancora l’asino e l’aratro di legno”.

Samora ha studiato alcuni anni nella scuola di Bantanani ma ben presto ha dovuto smettere perché i suoi non erano in grado di mantenergli gli studi e così ha cominciato a lavorare, a fare il contadino. Una vita dura perché la produzione agricola è destinata, per la maggior parte delle famiglie, alla prevalente sussistenza alimentare, peraltro nemmeno sufficiente, e non consente guadagni significativi, segnata com’è dai cambiamenti climatici che stanno determinando negli ultimi anni una sempre maggiore variabilità delle precipitazioni ed una avanzante desertificazione. A Samora piaceva studiare, nel tempo libero leggeva giornali vecchi e libri che un amico gli passava, a scuola aveva conosciuto Coumbi, lui aveva 18 anni e lei 16, si erano innamorati e, nel 2016, avevano avuto un figlio, Idrissa.

È molto bella Coumbi- confessa compiaciuto Samora – È alta e un po’ scura. Stavo molto bene con lei ed ho visto per pochissimo tempo mio figlio”. Per loro ha voluto una vita migliore. E così ha lasciato Bantanani ed il Senegal. È andato prima in Mali, ci è restato 3 mesi, per poi passare in Burkina Faso, poi in Niger; dovunque ha svolto i lavori più umili pur di guadagnare qualcosa da far pervenire a Coumbi per il figlio. Fintanto che ha attraversato il deserto del Sahara con non poche difficoltà, rischiando di morire per il caldo e la fame su uno di quei camion pieni all’inverosimile di persone. Sempre nel 2016 è arrivato in Libia e qui è cominciato l’incubo. Per alcuni mesi Samora ha fatto il muratore, ha dormito in un ricovero per migranti nella capitale libica di Tripoli fino a quando la polizia ha fatto irruzione, l’ha arrestato e l’ha messo in carcere per due mesi. “Tutti i giorni ci picchiavano mentre pregavamo, ho assistito all’uccisione di persone che non avevano fatto niente di male”, racconta. “Se i ragazzi che partono potessero prevedere ciò che li aspetta in Libia, non partirebbero. Ma chi è spinto dal desiderio di farcela e di aiutare la sua famiglia, è come cieco di fronte a tutto questo”. É stato così anche per Samora, convinto tuttora che non c’è una situazione peggiore di quella che ha vissuta a Bantanani. E così, come tanti, piuttosto che aspettare in modo vigliacco una vita di stenti per sé e la sua famiglia, ha preferito partire anche se avesse saputo che il risultato finale fosse stata la morte. Per Coumbi ed Idrissa doveva tentare la sorte in un’altra terra, sicuramente migliore. Una notte, con altri detenuti, è riuscito a fuggire dalla prigione libica, a salire su un barcone spendendo tutti i suoi guadagni, un viaggio orribile. “Ringrazio gli italiani che ci hanno salvato, racconta Samora- Senza di loro non ce l'avremmo fatta, il barcone imbarcava acqua e io non avevo più forze. Poi ci hanno soccorso e fatto salire su quella barca così grande. Ci siamo salvati tutti". Dalla Sicilia, dove è approdata la nave, Samora viene portato in Piemonte, a Centallo, in un Centro di Accoglienza e dove coltiva un sogno, quello di studiare, per poter lavorare, per costruire un futuro qui. Gli è arrivata la notizia che Idrissa ora vive con la mamma di Samora e che i genitori di Coumbi l’hanno promessa sposa ad un altro uomo ma senza il figlio ( come è previsto dalla legge del Senegal). La tristezza è grande, segue con molto impegno il corso di alfabetizzazione di lingua italiana e diventa un brillante allievo tanto che l’insegnante lo iscrive alla scuola media ed a giugno di quest’anno Samora si diplomerà. "Ho trovato tanta umanità - dice accennando un sorriso– I cuneesi mi piacciono perché hanno capito che siamo tutti uguali, cambia solo il colore della pelle".

Di Coumbi ha solo più rare notizie. Nell’ultimo contatto telefonico gli ha detto che i genitori la obbligano a sposare un vecchio ma che Samora resterà sempre nel suo cuore. Così come lei per lui.

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