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Attualità | 25 maggio 2019, 07:45

#controcorrente: quel Pronto Soccorso del Santa Croce di Cuneo nel quale le attese non sono sempre così prolungate

Abbiamo raccolto la testimonianza di un amico che un venerdì pomeriggio, in codice verde, è entrato alle 13 e uscito alle 16. Però altre persone raccontano di permanenze di sei-sette, anche dieci ore. Forse gli anziani dovrebbero avere in ogni caso la precedenza. E servirebbero dei miglioramenti al servizio per quanto riguarda i codici e le informazioni

L'ingresso al Pronto Soccorso dell'Ospedale Santa Croce di Cuneo

L'ingresso al Pronto Soccorso dell'Ospedale Santa Croce di Cuneo

A maggio di quest’anno l’Ospedale Santa Croce di Cuneo compie 700 anni. Sette secoli di storia sempre in prima linea e all’avanguardia nel fornire cure e risposte concrete ai pazienti. Il 29 maggio è in programma un convegno per ricordare il lungo percorso, con una sintesi video a partire dal 1960 quando il complesso è stato inaugurato. Un’occasione anche per discutere le prospettive future della struttura sanitaria e un’eventuale altra localizzazione, di cui si parla ormai da alcuni mesi.

Tra i vari reparti quello sicuramente spesso nell’occhio del ciclone per le lunghe e snervanti attese è il Dipartimento Emergenza Accettazione (Dea), più conosciuto dai cittadini come Pronto Soccorso. A questo proposito abbiamo raccolto la testimonianza di un amico, che, al contrario, ne racconta un funzionamento attento ed efficace.    

Dice: “Forse sarà perché non c’era la calca di altre volte, era un venerdì pomeriggio, forse sarà stata una questione di fortuna, ma questa volta al Pronto Soccorso dell’Ospedale Croce di Cuneo tutto sommato per me l’attesa non è stata devastante. Sono entrato alle 13 con una caviglia mal ridotta per una caduta. Mi è stato assegnato il codice verde. Alle 14 avevo già effettuato la visita iniziale e le radiografie. L’attesa della seconda visita è stata più lunga, ma comunque accettabile in termini di tempo. Mi è stato spiegato gentilmente da un’infermiera che l’ortopedico di turno era dovuto rientrare in reparto e, quindi, il percorso si era bloccato. In ogni caso, alle 16 ero fuori con la diagnosi e le cure. In fondo tre ore per risolvere il problema non sono poi così tante. E, comunque, voglio sottolineare, non conoscevo nessuno: né operatori del personale medico, né di quello infermieristico. Perché questa è la prima obiezione che verrebbe spontanea a molti”.  

Certo se ascolti il racconto di altre persone ti parlano di sei, sette, dieci ore passate nei corridoi senza la possibilità di ottenere almeno alcune informazioni. Ma il Pronto Soccorso è anche il settore più delicato di un ospedale, dove le emergenze si sovrappongono continuamente alle richieste di minore “peso” .

Forse i codici - giusti per inquadrare la gravità del trauma o dell’infezione - andrebbero gestiti con un maggiore approfondimento del perché uno si è recato al Dea. Soprattutto i verdi e i bianchi. Forse gli anziani dovrebbero avere sempre la precedenza, anche con il codice verde o quello bianco, e non aspettare troppe tempo perché, pur distesi in barella o seduti sulla carrozzina, sovente restano troppo frastornati. Loro e quanti li accompagnano. Forse servirebbero dei monitor che ti aggiornino sullo stato della tua pratica diagnostica. Non solo quello della Sala di aspetto dove puoi vedere quante persone ti precedono.

In ogni caso però in un’Italia spesso soffocata dagli scandali sulla sanità, la struttura del Santa Croce funziona. E se la prossima volta l’amico dovrà tornare al Pronto Soccorso per qualche altro motivo - ma non glielo auguriamo - e sarà costretto ad attendere qualche ora in più, forse non si arrabbierà.  

#controcorrente

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