- 28 maggio 2019, 16:19

L’“effetto Lega” non basta: a Saluzzo il centrodestra non convince e l’elettorato continua a premiare Mauro Calderoni (FOTO e VIDEO)

Nemmeno in una tornata elettorale con il vento in poppa, forte dei risultati delle Politiche del 2018 e dei dati di Europee e Regionali il cdx riesce ad “espugnare” l’ex capitale del Marchesato. Ed così che una fetta di elettorato (nemmeno così piccola) che ha messo la propria “X” sui partiti del centrodestra per l’Europa e la Regione, sulla scheda delle Comunali ha votato il centrosinistra

Alcune immagini della lunga serata di Mauro Calderoni, rieletto sindaco di Saluzzo

Alcune immagini della lunga serata di Mauro Calderoni, rieletto sindaco di Saluzzo

54,35% per Mauro Calderoni, 40,49 per Alessandra Piano e 5,16 per Piercarlo Manfredi.

Sono le percentuali definitive rese note dal Viminale per le elezioni comunali di Saluzzo. Un successo senza pari della coalizione di centrosinistra, che ha sbaragliato gli avversari al primo turno ed ha ottenuto la riconferma di Calderoni al governo dell’ex capitale del Marchesato.

Il distacco tra Calderoni e la Piano è abissale: 1301 voti, dati dalla differenza tra i 5099 di Calderoni ed i 3798 della Piano. Nel 2014, con soltanto due liste a contendersi il Municipio, il divario tra Calderoni e Savio era stato di 400 voti.

Manfredi (M5S), con i suoi 484 consensi, non accederà al Consiglio comunale cittadino.

Il risultato saluzzese non può prescindere da una serie di riflessioni.

La prima, strettamente legata al trend politico delle elezioni europee e regionali. Saluzzo va in controtendenza, e l’effetto Lega (38% alle Europee, 35% alle Regionali), non si è avuto per le Comunali, dove il Carroccio si è attestato a quota 21,11%.

Stesso paragone vale per la coalizione di Centrodestra (liste civiche escluse). Dopo il 57% delle Europee e il 52,28% delle Regionali, la percentuale ha raggiunto il 33,75% alle Comunali.

Il trend in negativo che si era già avuto con il lieve calo dalle Europee alle Regionali aveva smorzato parzialmente la tensione negli ambienti del centrosinistra cittadino. Il primo dato ad arrivare al quartier generale di “Insieme si può”, in uno stabile di Corso Italia, è stato quello della sezione 16, in località Cervignasco.

Qui, nella storica roccaforte del Centrodestra (la coalizione di Savio nel 2014 si attestò all’incirca sui 150 voti), la forbice tra Calderoni e Piano è stata minima: 301 i voti per la Piano, 282 (solo 19 in meno) quelli per Calderoni.

Cervignasco, insieme alla sezione 15 (scuole Dalla Chiesa, via Antica Torino), saranno gli unici due seggi a favore della Piano. I restanti 16 andranno invece tutti a Mauro Calderoni.

Col passare dei minuti, e con il flusso continuo di dati provenienti dai seggi della città, la tensione nella sede di “Insieme si può” affievolisce sempre di più.

Quando mancano ancora i dati di un paio di sezioni scoppia l’applauso: la matematica non concede spazi di recupero e Mauro Calderoni è sindaco.

La festa scende in strada, in corso Italia, prima di spostarsi al Bar Principe. Sventolano le bandiere di “Insieme si può”, strette di mano e abbracci per Calderoni, dopo l’abbraccio con la moglie, che ha seguito insieme a lui lo scrutinio.

Siamo di fronte ad un risultato eclatante – le sue prime battute in Corso Italia – alla luce anche dei dati di Europee e Regionali. Abbiamo ribaltato il voto politico. Merito di quello che diciamo da anni, di quello che raccontiamo, delle nostre facce, delle nostre storie, della nostra competenza.

I saluzzesi hanno avuto fiducia in noi. Questo risultato è per noi motivo di grande soddisfazione e responsabilità”.

Impossibile invece recuperare le dichiarazioni della sfidante, Alessandra Piano. Siamo stati al quartier generale della coalizione, allestito all’interno del suo studio legale ma, dopo aver ripetutamente suonato il campanello, non ci è stata aperta la porta d’ingresso.

Le uniche parole della Piano, oltre alla telefonata di Calderoni durante la quale l’avvocato cassazionista ha preso atto del risultato, sono quelle affidate alla pagina Facebook: “È stata comunque una meravigliosa esperienza in cui ho messo tutta me stessa, con impegno e serietà, come sono solita fare in ogni circostanza.

La mia vittoria l’ho avuta comunque, perché un risultato del genere, ottenuto in soli due mesi di campagna elettorale, mi riempie di orgoglio.

Grazie di cuore a tutte le persone che hanno creduto in me. Non dimenticherò mai le vostre attestazioni di stima ed il vostro quotidiano sostegno. Da domani ripartirò con un bagaglio in più, carico di nuove consapevolezze, alleggerito da persone negative e scorrette che verranno sostituite da altre meravigliose che ho avuto la possibilità di conoscere in questo periodo e con le quali ho instaurato rapporti che non verranno scalfiti da un risultato inferiore alle aspettative, ma sudato e meritato”.

Verrebbe quasi da dire, non ce ne voglia nessuno, che a Saluzzo il Centrodestra non riesce ad imparare dagli errori commessi in passato. Nemmeno in una tornata elettorale con il vento in poppa, forte dei risultati delle Politiche del 2018.

A Saluzzo una fetta di elettorato (nemmeno così piccola) che ha messo la propria “X” sui partiti del centrodestra per l’Europa e la Regione, sulla scheda delle Comunali ha votato il centrosinistra.

Quali le cause?

Le dinamiche che hanno portato all’espressione del candidato a sindaco? È una tra le più probabili. A Saluzzo il nome della Piano, dopo burrascose vicende interne al Centrodestra, è arrivato a fine marzo, quando la “corazzata” delle liste di Calderoni era già pronta da settimane, se non mesi.

Una tesi di fatto ammessa anche dal senatore Giorgio Maria Bergesio, coordinatore provinciale della Lega: “Le Amministrative – ha detto ieri sera ai nostri microfoni – sono situazioni particolari. A Saluzzo siamo partiti in ritardo. Grazie ad Alessandra Piano per il grande lavoro svolto: è avvocato, donna competente, ci ha messo la faccia e si è messa in gioco. La ringraziamo per quanto fatto fino ad oggi”.

La campagna elettorale frammentaria? Anche questo è un dato che non sfugge ai conoscitori della materia. Se infatti, da un lato, Calderoni ha portato avanti una campagna elettorale che lo ha visto leader indiscusso della coalizione, sempre in prima fila e con, alle spalle un gruppo compatto, non lo stesso si è percepito sul fronte avversario.

Iniziative singole dei partiti, frammentate se non addirittura personalistiche, dove è mancata forse un po’ la percezione del “leader al comando”.

E poi ci sono le liste. È innegabile che “Insieme si può” è ormai diventata una (collaudata) rete capillare di riescono a garantire una copertura della città.

Un insieme di fattori sui quali il centrodestra farebbe bene a porre in essere, al suo interno, un’attenta riflessione. Ma non nel 2024, a ridosso del voto, bensì a partire da oggi.

Nicolò Bertola

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