- 15 giugno 2019, 17:37

Violenze su bambini, la castrazione chimica è obbligatoria in Alabama - Mysterious Skin

Il film ci racconta che ciò che importa davvero in storie orribili come questa sono i rapporti umani. Che reprimere sia incredibilmente più facile – e allo stesso tempo dannoso – che accettare e provare a risolvere

Violenze su bambini, la castrazione chimica è obbligatoria in Alabama - Mysterious Skin

“Mysterious Skin” è un film americano del 2004 scritto a partire dal romanzo omonimo di Scott Heim, sceneggiato e diretto da Gregg Araki.

Protagonisti della pellicola sono i giovani Brian e Neil, abusati sessualmente dal proprio allenatore di baseball all’età di otto anni, e soprattutto la loro reazione all’abuso stesso negli anni dell’adolescenza: se il primo ha cancellato dalla memoria l’evento sostituendolo con un fittizio rapimento alieno, il secondo si è invece buttato nel mondo della prostituzione maschile. Le loro strade – drammaticamente separate – si riuniranno nel finale per regalare a entrambi un po’ di speranza per il futuro.

La legge è un passo verso la protezione dei bambini nel nostro Stato”.

No, non sono parole di portavoce, capi di partito o capitani nostrani, ma della Senatrice dell’Alabama Kay Ivey all’indomani dell’approvazione della legge che obbliga i condannati per reati sessuali – con vittime inferiori ai 13 anni – a cominciare a proprie spese l’iter per la castrazione chimica a un mese di distanza dalla propria scarcerazione.

Un passo, indubbiamente. Avanti? Indietro? Penso sia quasi implicito che chiunque si ponga questa domanda, un po’ una risposta se la sia già data.

Ma è bene analizzare meglio la questione: il processo di castrazione chimica blocca farmacologicamente il desiderio sessuale della vittima, ma se sospeso o interrotto le normali funzioni biologiche possono essere recuperate… e la misura approvata in Albama prevede proprio alcuni periodici controlli per comprendere se vi sia il bisogno o meno di continuare con il trattamento.

“Mysterious Skin” - piccola perla della produzione cinematografica americana indipendente di inizio XXI° secolo, assolutamente da recuperare (assieme al romanzo omonimo) – fa della violenza sessuale su due bambini il punto centrale della propria narrazione. E lo fa dipingendola ovviamente come vero e proprio spartiacque nella vita dei due protagonisti, specie perché arriva a colpirli proprio all’imbocco della lunga e devastante autostrada emozionale che è l’adolescenza: le allucinazioni e le convinzioni fantascientifiche di Brian derivano da esso come e quanto l’incapacità di Neil di stabili rapporti umani che vadano oltre la sfera sessuale.

Il film, oltre a essere davvero degno di nota (soprattutto per un’ottima interpretazione di un giovanissimo Joseph Gordon-Levitt), ci permette di aggiungere una nuova domanda, o meglio una presa di coscienza: all’economia del film – e allo sviluppo dei suoi protagonisti, perfettamente credibile e realistico – interessa davvero ciò che succede, è successo o succederà all’allenatore di baseball una volta consumatosi l’atto? No, e infatti non ci si concentra affatto su questo personaggio, perché eventualità così traumatiche lasciano la loro terrificante impronta al di là che chi l’abbia commesso raggiunga un qualche tipo di giustificata punizione.

Probabilmente implicitamente, il film ci racconta che ciò che importa davvero in storie orribili come questa sono i rapporti umani. Che reprimere sia incredibilmente più facile – e allo stesso tempo dannoso – che accettare e provare a risolvere. Che i veri passi in avanti si fanno rimanendo accanto alle persone, e non passandoci sopra.

simone giraudi

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