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Politica | 18 giugno 2019, 10:42

Forza Italia stretta nella morsa tra Lega e Fratelli d’Italia

Il partito di Berlusconi sta cercando una nuova rotta, mentre dalla vicina Liguria Toti propone una fusione con la Lega. Nel Cuneese, nonostante la vittoria di Alberto Cirio in Regione e di Carlo Bo ad Alba, gli azzurri non dormono sonni tranquilli. La percentuale non raggiunge il 10 per cento e l’emorragia di consensi non si arresta

Forza Italia stretta nella morsa tra Lega e Fratelli d’Italia

Se Atene (Pd) piange, Sparta (Forza Italia) non ride. Se il partito di Nicola Zingaretti ha perso per strada 28 mila voti nel Cuneese, rispetto alle regionali del 2014, quello di Silvio Berlusconi ne lascia sul campo 13 mila. Forza Italia, nella Granda, ha ottenuto 30 mila voti (9,8%) alle europee e poco meno di 24 mila (9,1%) alle regionali.

Nel 2014 era stata di un soffio sotto i 40 mila (14,7%). Alle politiche del 4 marzo 2018, i due partiti alleati di FI, Lega (41,3%) e Fratelli d’Italia (5,6%), registrano entrambi un trend di crescita: decisamente più forte quello del Carroccio, percentualmente ragguardevole anche quello di FdI. Berlusconi sta pensando ad una riorganizzazione del partito, mentre dalla vicina Liguria il governatore Giovanni Toti chiama a raccolta i rivoltosi proponendo una fusione con la Lega.

E’ vero che la vittoria di Alberto Cirio in Regione e quella di Carlo Bo ad Alba sono qualcosa di più di un viatico per i forzisti, ma resta il fatto che – nella prospettiva di un prossimo appuntamento elettorale politico – la pattuglia dei rappresentati parlamentari cuneesi potrebbe assottigliarsi.

Alla luce dei dati scaturiti dalle urne il 26 maggio e nell’incertezza delle alleanze da definirsi in vista di un possibile ritorno alle urne qualora il governo giallo-verde dovesse cadere, la situazione è tutt’altro che tranquilla. Non è difficile immaginare che la Lega, nell’eventualità di non ricorso anticipato al voto, non sarà nuovamente disposta a cedere il passo a due candidature forziste in due collegi uninominali della Granda, uno alla Camera, l’altro al Senato, come avvenuto un anno fa. E anche FdI potrebbe fare la voce grossa, considerando che risulta che alcuni ex maggiorenti azzurri abbiano già avviato i primi contatti col partito di Giorgia Meloni.

Forza Italia, a più riprese, ha tentato una riorganizzazione territoriale del partito senza per altro che se ne siano visti risultati evidenti. La caratteristica verticistico-aziendale del partito, tutto imperniato sulla figura del Cavaliere, rende difficile attuare una riforma che in 25 anni non è mai stata possibile. Oggi sono due i parlamentari di Forza Italia, Enrico Costa a Montecitorio e Marco Perosino a Palazzo Madama.

Lo stesso numero di rappresentanti li ha la Lega e con analoghi ruoli: Flavio Gastaldi alla Camera e Giorgio Maria Bergesio al Senato. FdI conta sulla deputata Monica Ciaburro, subentrata a Guido Crosetto. Stretta com’è nella morsa tra due alleati che non vedono l’ora di spartirsene le spoglie, Forza Italia, nella Granda come nel resto del Paese, deve lottare per sopravvivere.

Giampaolo Testa

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