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Politica | 24 giugno 2019, 10:01

Continua l’ascesa di Giorgio Bergesio, ad un passo dall’essere il dominus della politica cuneese

Il senatore e segretario provinciale della Lega porta a casa l’elezione di Gianna Gancia a Bruxelles, tre consiglieri regionali e strappa pure Fossano al centrosinistra. Al palmares mancano solo Bra, Saluzzo e Cervere. Più potente di lui, in questo momento, c’è solo il presidente della Regione Cirio

Continua l’ascesa di Giorgio Bergesio, ad un passo dall’essere il dominus della politica cuneese

Se Giorgio Maria Bergesio, senatore e segretario provinciale della Lega cuneese, fosse riuscito a portare a casa anche Bra e Saluzzo la sua vittoria sarebbe stata totale.

La partita amministrativa si è invece conclusa con un solo successo, quello di Fossano, mentre le altre due città della Granda, Bra e Saluzzo, in cui la Lega aveva rivendicato al tavolo del centrodestra un proprio candidato sindaco sono rimaste al centrosinistra. Una vittoria azzoppata, ma pur sempre un grande successo per l’ex sindaco di Cervere, che, partito dalla “valle dei porri”, di strada ne ha fatta.

Il suo è stato un percorso inverso rispetto a quello del nuovo presidente della Regione, Alberto Cirio. Un fiuto da segugio aveva indotto Bergesio ad abbandonare Forza Italia, di cui era stato segretario provinciale, per salire sul Carroccio, mentre Cirio, già vicesindaco leghista di Alba, lasciava Bossi per accasarsi col Cavaliere. Vite parallele di due personaggi che oggi, dopo il 26 maggio, sono i due politici più influenti della Granda.

Ma torniamo alla Lega, che alle elezioni europee ha raccolto in provincia 134.808 voti (43,94%) e alle regionali 108.392 (41,30%). Nel primo caso, Bergesio può annoverare tra i suoi successi anche l’elezione della cuneese Gianna Gancia, operazione che non risulta però essere stata accolta con entusiasmo dal segretario piemontese Riccardo Molinari, ma che invece è stata apprezzata da Roberto Calderoli, da sempre suo mentore, cui il senatore di Cervere deve la candidatura e la conseguente elezione a Palazzo Madama.

Per quanto riguarda la Regione gli è riuscito pure il colpo di far entrare a Palazzo Lascaris il saluzzese Paolo Demarchi, suo fedele braccio destro. Gli addetti ai lavori ben sanno che le candidature regionali leghiste, a parte quella di Luigi Genesio Icardi, erano state spartite tra lui e il suo collega parlamentare, Flavio Gastaldi.

Bergesio e la componente “calderoliana” appoggiavano Demarchi, mentre Gastaldi e l’area “molinariana” il giovane padano Matteo Gagliasso. Il ripescaggio in extremis di Gagliasso fa sì che si possa parlare di un pareggio tra il senatore e il giovane deputato di Genola.

Più complicata la vicenda amministrativa, dove la Lega, dopo oltre un quarto di secolo, sconta ancora l’assenza di un'adeguata classe dirigente amministrativa.

Laddove Bergesio ha concentrato i suoi sforzi - è il caso di Fossano - il successo non è mancato: è riuscito nell’impresa di far eleggere un altro suo uomo, Dario Tallone, in una città-simbolo del centro-sinistra. In più, annovera la soddisfazione di raccogliere 250 preferenze personali alle comunali che lo fanno essere il primo eletto nella città degli Acaja. In questo modo il Fossanese diventa l’area in cui la Lega concentra il suo massimo potere: Gastaldi a Genola, Bergesio sindaco ombra a Fossano.

Diverso il discorso per Bra e Saluzzo dove l’impegno è stato minimo e infatti i risultati non si sono visti. Se mai qualcuno metterà mano alla biografia politica di Giorgio Maria Bergesio non potrà fare a meno di citare la singolare sconfitta casalinga di Cervere, dove il “patto del porro” tra lui e il forzista Franco Graglia non è bastato a far eleggere sua sorella, Giulia Bergesio, battuta e doppiata dal sindaco uscente Corrado Marchisio.

A dimostrazione del fatto che anche per quello che dopo il 26 maggio è diventato, insieme al presidente della Regione Alberto Cirio, il politico più potente della Granda vale la massima del nemo propheta in patria.

Giampaolo Testa

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