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Attualità | 22 luglio 2019, 11:59

Migranti: Clarisse e Carmelitane scrivono al presidente Mattarella e al premier Conte

Il sostegno delle Clarisse di Bra, cofirmatarie della lettera aperta: “Preoccupate per il diffondersi di sentimenti di intolleranza. Solo l’accoglienza può mantenerci umani”

Migranti: Clarisse e Carmelitane scrivono al presidente Mattarella e al premier Conte

“Con questa lettera aperta vorremmo dare voce ai nostri fratelli e sorelle migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie, affrontano viaggi interminabili e disumani, subiscono umiliazioni e violenze di ogni genere che ormai più nessuno può smentire”.

È una lettera senza precedenti quella inviata lo scorso 11 luglio, giorno di san Benedetto abate, al presidente Mattarella e al premier Conte: l’hanno firmata le suore di ben 62 conventi e monasteri di clausura sparsi in tutta Italia, appartenenti agli ordini delle Clarisse e delle Carmelitane Scalze (ci sono anche le Clarisse di Vicoforte, Bra e Boves).

Fuori dai denti si chiede uno sguardo più umano rispetto ai migranti, non da intendersi come fenomeno, ma come persone. Nella sua pacatezza, si tratta di un’iniziativa clamorosa: immaginiamo queste righe rimbalzare tra i diversi chiostri, per essere condivise e magari arricchite dai contributi di tutte.

Una rete silenziosa, ma determinata ed efficace, ispirata dal Documento sulla fratellanza umana, firmato da papa Francesco e dall’imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb il 3 febbraio ad Abu Dhabi.

Nel contenuto si chiedeva “ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace”. E tutto questo in particolar modo “in nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro Paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna”.

Quindi, l’appello ai vertici dello Stato: “Osiamo supplicarvi: tutelate la vita dei migranti! Tramite voi chiediamo che le istituzioni governative si facciano garanti della loro dignità, contribuiscano a percorsi di integrazione e li tutelino dall’insorgere del razzismo e da una mentalità che li considera solo un ostacolo al benessere nazionale”.

A dare forza alla richiesta, il ricordo degli “innumerevoli esempi di migranti che costruiscono relazioni di amicizia, si inseriscono validamente nel mondo del lavoro e dell’università, creano imprese, si impegnano nei sindacati e nel volontariato. Queste ricchezze non vanno svalutate e tante potenzialità andrebbero riconosciute e promosse”.

Le firmatarie della missiva non si tirano indietro ed indicano il loro modello di convivenza come prova “che stare insieme è impegnativo e talvolta faticoso, ma possibile e costruttivo”. Concretamente spiegano che “molti monasteri italiani, appartenenti ai vari ordini, si stanno interrogando su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti”.

Al tempo stesso, "tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure. Desideriamo metterci accanto a tutti i poveri del nostro Paese e, ora più che mai, a quanti giungono in Italia e si vedono rifiutare ciò che è diritto di ogni uomo e ogni donna sulla Terra: pace e dignità".

Ribaltano con fermezza la tesi di come sia ingenuo pensare che sia possibile realizzare l’accoglienza. “È ingenuo piuttosto il contrario: credere che una civiltà che chiude le proprie porte sia destinata a un futuro lungo e felice; una società tra l’altro che chiude i porti ai migranti ma, come ha sottolineato Papa Francesco, apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti”.

A loro avviso, ciò che sembra mancare oggi nell’azione politica è “una lettura sapiente di un passato fatto di popoli che sono migrati e una lungimiranza capace di intuire per il domani le conseguenze delle scelte di oggi”.

Hanno preso posizione anche le sorelle Clarisse di Bra, in coerenza con la missione ricevuta e per dare l’ennesimo segnale di come la vita religiosa femminile sia contraddistinta da una sola voce. Ora la lettera, pubblicata dal quotidiano Avvenire, circola e cerca adesioni da parte di altri ordini religiosi, istituti e comunità, basta una mail a segreteria.sottoscrizione@gmail.com.

Un’iniziativa che esce dalla dialettica del palazzo e pone la questione sul piano del rispetto di tutti gli esseri umani, congruente al passo del Vangelo: “Voi siete tutti fratelli” (Matteo 23,8). Straordinario che tutto ciò parta da religiose, che, pur essendo per vocazione 'nascoste' al mondo, dimostrano di intercettare la sofferenza del mondo con tanta sensibilità e profondità di cuore.

Silvia Gullino

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